L'Udeur: anche noi da soli
Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini sono ufficialmente ex alleati.
Di più: alle prossime elezioni politiche saranno entrambi in corsa per la stessa poltrona, quella di presidente del Consiglio.
La direzione dell'Udc ha approvato all'unanimità un documento in cui si conferma la scelta di una corsa in solitaria e si chiede all'ex presidente della Camera di assumere l'onere della candidatura a premier per lo scudo crociato.
Il leader di Forza Italia, che in mattinata aveva lanciato l'ennesimo appello-ultimatum all'unità, incassa dunque il gran rifiuto.
«RISULTATO MODESTO» - La decisione deve ancora essere ufficializzata, in particolare Casini dovrà sciogliere ogni riserva. Ma il consenso unanime espresso dallo stato maggiore del partito lascia pochi dubbi sul fatto che l'Udc e il Pdl affronteranno la sfida elettorale da due posizioni diverse. Uno scenario, questo, che si era fatto via via più chiaro con il passare delle ore. Al punto che in mattinata lo stesso Berlusconi, partecipando a Uno Mattina, era arrivato a pronosticare un risultato «molto modesto» per i centristi in caso di una loro corsa in solitaria. Pier Ferdinando Casini, però, lascia ancora aperto uno spiraglio: «Parlerò con Berlusconi - ha detto il leader carismatico del partito -. Prendiamoci qualche ora di riflessione in più per rendere ancor più chiara la responsabilitá di questa lacerazione. Scioglierò presto la mia riserva» . Il parlare apertamente di «lacerazione» potrebbe essere già un'indicazione per capire quale sarà l'epilogo della vicenda.
«DESTINATI A PERDERE» -Silvio Berlusconi, in ogni caso, anche oggi è apparso determinato nel chiedere all'Udc un ingresso senza condizioni nel Pdl. Nel corso della trasmissione non ha ad esempio rinunciato a ricordare che «Casini è stato eletto in Forza Italia nel '94». E a proposito della presa di posizione sul simbolo, aveva parlato di una questione «facilmente superabile», con la partecipazione dei centristi prima alla lista unica e poi alla creazione di un gruppo unitario in Parlamento. Ma se non c'è la volontà di seguire questo percorso, è stato di fatto il commento di Berlusconi, allora tanto peggio per Casini: «L'Udc sta decidendo in queste ore con dei rischi enormi. I cittadini si chiederanno se il voto andrà sprecato», anche perché, secondo i sondaggi, anche senza Udc, il Pdl ha «ampi margini», circa «il 10-12%» di vantaggio. «Al momento - ha aggiunto Berlusconi - la situazione è questa ma bisogna vedere se l'elettore dell'Udc deciderà di dare un voto ad un partito che non ha minimamente la possibilità di vittoria». Il Cavaliere è stato quindi categorico: «L'Udc in questo modo se andrà da sola avrà un risultato più che modesto».
«SIMBOLO SENZA STORIA» - La decisione dei centristi di imputarsi sul simbolo (ancora in mattinata il segretario Lorenzo Cesa ha parlato della necessità di «non dividere i moderati e farli vincere ma salvaguardando la dignità di ciascuno») il leader forzista proprio non riesce a digerirla. Si tratterebbe, ha evidenziato, di una «rinuncia temporanea», di un «piccolo sacrificio», «un qualcosa che l'Udc potrebbe fare» anche perchè «questo simbolo non ha storia». Una sottolineatura, quest'ultima, che certo non ha contribuito a rasserenare gli animi e a favorire il riavvicinamento. Al punto che l'Udc sembra avere preso definitivamente le distanze dagli ex alleati.
PICCOLI PARTITI E ALLEANZA PD-IDV - Berlusconi non se l'è presa però solo con l'Udc, ma con i piccoli partiti in genere, che servono solo a disperdere il consenso e a frammentare le decisioni in Parlamento. Ma questa uscita non è piaciuta al front runner della sinistra arcobaleno, Fausto Bertinotti: «E' un discorso che fa male al Paese». L'esponente di Rifondazione ha anche criticato Veltroni per l'intesa stipulata con l'Italia dei valori di Antonio Di Pietro: «Devono giustificare all'esterno una scelta incomprensibile dopo aver parlato di omogeneità di programma. Il Pd ha ad esempio votato l'indulto mentre l'Idv era contro. Mi sembra una contraddizione. Mi pare che sia un'alleanza che rende meno limpida la scelta ambiziosa del Pd di correre da solo». Su questo il presidente della Camera trova punti di contatto addirittura con Berlusconi: «Mi ha stupito molto la decisione di imbarcare «la cultura giustizialista di Di Pietro», allora questo significa che «la cultura giustizialista di Di Pietro è la stessa del Pd? Questo mi preoccupa molto».
UDEUR DA SOLO? - Intanto anche l'Udeur di Mastella potrebbe affrontare la corsa elettorale in solitaria. Come si spiega in una nota del partito, infatti, «venerdì alla riunione dell’Ufficio politico, cui parteciperanno anche i segretari regionali, verrà avanzata la proposta di presentarsi alle prossime elezioni politiche, alla Camera e in particolare al Senato, da soli o con quanti condividono gli stessi ideali politici e di libertà». Una decisione che potrebbe non essere slegata dagli sviluppi delle ultime ore e dalla creazione di fatto di un grande centro, che pure al momento si presenta ripartito in diversi soggetti.
da www.corriere.it del 14 febbraio 2008
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