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L'odissea del pattinodromo di Piacenza.

Come si dice? “Fusse ca fusse la vorta 'bbona?”
Franco Bertolini, 68 anni, allenatore, una vita per lo sport a rotelle, guarda speranzoso i lavori che procedono - finalmente a ritmo sostenuto - al Pattinodromo della Galleana.
La storia di questa struttura è di quelle per cui ci chiamano il “Belpaese”.
Doveva essere aperto agli atleti ed al pubblico nel 1994, esattamente dieci anni fa.
Il 24 aprile di quell'anno il Comune annunciava su Libertà che entro il successivo mese di ottobre sarebbe stato inaugurato il nuovo «pattinodromo scoperto a tre piste, fiore all'occhiello dell'impiantistica sportiva locale».
Ma quel taglio del nastro non è mai avvenuto.
Neppure come “spot” pre-elettorale.
E già, perchè quel “fiore all'occhiello” è diventato di fatto una vergogna senza fine.
Almeno fino a qualche mese fa, quando sono partiti i lavori che finalmente dovrebbero (a questo punto il condizionale è d'obbligo) consegnare agli appassionati di pattinaggio una struttura che aspettano da una ventina d'anni.
«In questi anni ne ho viste davvero di tutti i colori - sbotta Bertolini, che allena la Libertas Team Fila - siamo passati mille volte dalla speranza alla delusione e poi ancora alla speranza che l'impianto fosse completato, adesso dovremmo essere davvero la volta buona, anche se...».
Anche se?
«Dico la verità: questo fatto di aver costruito la nuova pista su quella vecchia suscita qualche perplessità. Intendiamoci, io non sono un tecnico, ma una nuova gettata sopra quella vecchia - senza rifare anche le fondamenta della pista - mi sembra un'idea un po' rischiosa».
E perchè?
«La prima volta questa pista è stata costruita “al risparmio” e infatti pochi mesi dopo essere stata completata, anzi addirittura già in fase di realizzazione, ha evidenziato tutti i suoi limiti».

E allora facciamo un salto indietro nel tempo, all'inizio degli anni '90.
Nell'agosto del 1992 l'amministrazione comunale annuncia la realizzazione di un pattinodromo dietro lo Stadio della Galleana.
«Costerà 900 milioni - viene spiegato all'epoca - e sorgerà su un'area di circa 16mila metri quadrati nei quali sono previste tre piste, spogliatoi, bar, aree per il pubblico, tribunetta e parcheggi».
All'epoca il pattinaggio piacentino decollava sulle ali dei suoi campioni, primo tra tutti Filippo Sanfratello. Quell'impianto doveva essere un premio a quei prestigiosi risultati e ad una consolidata tradizione locale negli sport a rotelle. Ma non andò proprio così.

«Fin dall'inizio ci rendemmo conto che la pista per la velocità era stata realizzata malamente - racconta Bertolini - soprattutto la curva “parabolica”, che era di fatto inutilizzabile; fu fatto presente e la ditta realizzatrice, per ovviare agli avvallamenti e alle sconnessioni nella pavimentazione, pensò bene di levigarla, ma in questo modo la rese scivolosa e ugualmente impraticabile. Ne seguì un primo “stop” finchè si decise di utilizzare una vernice tedesca che doveva rimettere a posto le cose. Peggio che andar di notte! Nei mesi caldi la pista risultava ancor più scivolosa e pericolosa».
Ne seguì un altra interruzione dei lavori della durata di un paio d'anni.
Nel frattempo il Comune intentò una causa civile contro la ditta realizzatrice.
E poi?
«Fu deciso di tentare con una resina speciale che doveva eliminare tutti gli inconvenienti - spiega l'allenatore della Libertas - chiedemmo di provarla, prima della stesura definitiva, ma ne posarono una “striscia” così sottile che era impossibile qualsiasi sperimentazione da parte dei nostri atleti.
Alla fine questa resina fu posata in modo definitivo.
Risultato: un disastro.
Perchè si trattava di materiale non traspirante che ben presto fece uscire grosse “bolle” sulla pavimentazione.
E così - di errore in errore e di interruzione in interruzione - siamo arrivati ai giorni nostri e a questo nuovo progetto, che speriamo sia quello buono».

Le perplessità dell'allenatore piacentino - già campione del mondo, nel 1961, in Spagna - riguardano il “fondo” dell'anello. «E' stata realizzata in economia - ripete - sotto alla pista dovrebbero esserci vari strati di ghiaia, grossa e sottile, pressati; ma siamo sicuri che almeno questo lavoro sia stato fatto a regola? Sono stati eseguiti dei “carotaggi”, spero abbiamo sciolto questi dubbi, perchè sarebbe davvero il colmo trovarsi tra qualche mese con nuovi problemi o magari con una pista ancora inutilizzabile».

Ma non solo l'«anello» destinato alla velocità ha dovuto essere completamente rifatto. Anche le altre due piste erano praticamente inutilizzabili: quella centrale, rettangolare - realizzata su un'area di 25 metri per 60 - destinata al pattinaggio artistico e (con un'opportuna recinzione all'hockey a rotelle); e quella quella più esterna, su “strada”, un anello di 340 metri progettato anche per gli allenamenti del ciclismo.
«La prima doveva essere fatta di cemento al quarzo - spiega Bertolini - e invece fu utilizzato cemento industriale. Mentre per quella esterna fu effettuata un'asfaltatura talmente grossolana e mal realizzata che diventava difficilissimo correrci con i pattini. Sembrava di stare su certe strade delle nostre montagne. Entrambe, per fortuna, saranno completamente rifatte».
Ma non è tutto.
«Negli spogliatoi - afferma il tecnico della LIbertas - sono stati installati rubinetti a tempo che già subito dopo l'installazione non funzionavano; la tribunetta per il pubblico è troppo bassa e per buona metà degli scalini non garantisce alcuna visibilità della pista; la stanza che dovrebbe (o comunque) potrebbe fungere da sede per la nostra società sportiva è stata collegata al bar e non all'esterno cosicchè per accedervi bisogna per forza entrare nel bar».
Per non parlare delle recinzioni e del cancello d'ingresso: «Sembrano quelle di un pollaio - scherza Bertolini - non certo di un impianto sportivo».
Ma adesso, finalmente, tutti questi problemi potrebbero essere al capolinea. E forse è per questo che ogni giorno Franco Bertolini viene al pattinodromo (in motorino) per vedere come procedono i lavori. Sperando che il tempo delle “brutte soprese” sia finalmente finito.
Giorgio Lambri
giorgio.lambri@liberta.it


pubblicazione: 08/11/2004

Franco Bertolini 4554
Franco Bertolini

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