«Roberto, ripensaci. Il centrosinistra piacentino ha bisogno anche di noi».
Gianni D'Amo getta un nuovo ponte verso Reggi perché riconosca «politicamente» una parte in cui si sono riversati duemila elettori sicuramente di centrosinistra.
Ma il "gran rifiuto" di Roberto Reggi ad apparentarsi con D'Amo (che si tradurrebbe anche nella cessione di un seggio dell'Unione), per qualcuno ha tutta l'aria di un "castigo" inflitto alla sinistra critica piacentina (tra cui Verdi e Riformisti).
La compagine si è scelta una candidato sindaco diverso, è vero, ma senza voler rompere con quello uscente, piuttosto preoccupata di ricucire uno strappo, lavorando per un centrosinistra unito e vincente ma nella chiarezza di posizioni che non coincidono su certi temi urbanistici e partecipativi.
Oggi c'è un disagio, i guai sono in famiglia e il ballottaggio è all'orizzonte.
Non si vuol rischiare di dare un'immagine di divisione. Ma l'offerta a D'Amo di presiedere una commissione di vigilanza sulle aree militari non basta («mi sembra una boutade» dice l'interessato), intanto si stringono i margini di manovra: domani alle 13 scade il termine per l'apparentamento e ieri sera non si è esaurito il confronto interno alle liste Cittàcomune, Alleanza per Piacenza, Verdi, Riformisti.
Assetti a parte, si cerca il dialogo. D'Amo non si stanca di ripetere che la sua formazione si è sempre sentita parte integrante della sinistra, portatrice di problemi che altri non sollevano.
Il mancato apparentamento proprio non se lo aspettava («e lo considero un errore»), nonostante il risultato elettorale inferiore a quello sperato. Ma personalmente D'Amo non ha nessun dubbio su dove riversare il voto del ballottaggio: «Al primo turno si corre in molti, al secondo si vota chi è più vicino, in mezzo c'è stata una campagna elettorale dove credo di aver dimostrato che si potevano portare i nostri contenuti dentro il centrosinistra senza far sfracelli».
L'offerta "minore" di una commissione ad hoc sulle aree militari? «E' una dichiarazione di Reggi che posso apprezzare, ma il nodo politico, lo ripeto, è se le due liste mie sono nel centrosinistra o no».
Sedere all'opposizione sarebbe una grande «amarezza» per D'Amo: «Stare in aula da consigliere di minoranza, se vince Reggi come auspico, è di fatto essere fuori da dibattito politico del centrosinistra».
E poi la presidenza di una commissione è qualcosa che su cui deve decidere il consiglio comunale, non un sindaco.
«Ma la mia posizione viene dopo - aggiunge - prima viene la vittoria del centrosinistra al ballottaggio, l'ho detto subito». E duemila voti non sono un gruzzolo insignificante: «Vengono da un elettorato che vuole essere ascoltato, non messo nell'angolo e nel mio schieramento oltre a forze civico-locali ci sono verdi e socialisti che sono al governo del centrosinistra nel resto del Paese».
Il rischio che qualcuno se la prenda e non voti affatto o voti Squeri? «Lo escludo, qualche sfilacciamento può esserci, ma mi preoccupa che si spenga la spinta che ha tenuto su Reggi».
Anche da Sandro Miglioli (Alleanza per Piacenza) arriva l'invito a Reggi perché rifletta su una chiusura che «è un rischio per la coalizione», né si può costringere un elettorato a votare là dove non si riconosca in un programma. La separazione che ha generato un candidato sindaco alternativo ha basi serie («e non per desiderio di posti, che si ottengono invece dicendo di sì»). Attenzione dunque a posizioni di «assolutismo». Spetta a chi ha vinto riconoscere un elettorato che ha marcato la sua distanza. «Non vorremmo neppure sentirci dire che se Reggi vince è merito suo, ma se perde è colpa nostra...».
Stefano Forlini, portavoce dei Verdi, fa notare come un rifiuto all'apparentamento assomigli ad una punizione. «Ma là dove sta nascendo un Partito democratico non è accettabile che chi non è d'accordo e alza un po' la voce venga zittito». Ci si chiede, poi, se il diniego all'apparentamento con liste «che sono una risorsa per il centrosinistra» sia una scelta del sindaco o anche delle forze che lo sostengono.
E c'è chi, come Umberto Fantigrossi , pensa che si debba cercare in queste ore un dialogo con i partiti dell'Unione: «Il centrosinistra in questo momento ha bisogno di tutti».
E Stefano Pareti (Sdi) chiosa: «Non siamo le Brigate Rosse, non vediamo perché venga negato l'apparentamento, mettiamoci intorno ad un tavolo e discutiamo». Patrizia Soffientini
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