Il destino di Piacenza nelle classifiche della qualità della vita è un po' sempre lo stesso: piazzata piuttosto bene, compie minime oscillazioni in avanti o indietro, avvalorando una delle sue caratteristiche più note: la stabilità rocciosa e cauta. E non conosce le cadute o le scalate vertiginose di altri capoluoghi. Poi è sempre in coda alle città consorelle dell'Emilia Romagna, le solite Parma, Bologna, Reggio Emilia e Modena. E non si smentisce neppure quest'anno l'identikit della nostra provincia proposto dal quotidiano economico Italia Oggi nel suo Rapporto sulla Qualità della Vita 2004, che ci pone come prima provincia dello scaglione di città dove la vita è accettabile, ma davanti a noi vengono altri luoghi dove la vita è buona e dopo di noi si distribuiscono i giudizi di vita scarsa (prima è Torino) e di qualità insufficiente (prima è Caserta). Insomma: il solito Sud separato dal Nord. Eccoci, dunque, al 26° posto su 103 capoluoghi: abbiamo guadagnato due posizioni rispetto allo scorso anno e precediamo in classifica quella Belluno che nel 2003 svettava orgogliosamente prima assoluta, oggi rimpiazzata da Treviso. Parma è al 9° posto (era quarta), Cremona è un bel po' più sotto, sta al 38° girone (in netto calo). Fin qui il quadro d'insieme, poi ecco una valanga di foto di dettaglio che ci vedono grandi consumatori (terzi in Italia), vivacemente inclini al divertimento, poco attenti all'ambiente e alla nostra salute: allarmanti le posizioni per morti di tumore, le più alte d'Italia.
E vediamo qualche sintesi. Negli affari e lavoro, Piacenza va meglio (20° posto) dell'anno passato e abita il gruppo d'eccellenza, insieme ad un bel po' di comuni del Nord-Ovest. Stesse postazioni per i fallimenti ogni 10mila imprese, un po' meno bene l'importo medio dei protesti ogni diecimila abitanti (siamo al 46° gradino). Ottima invece la posizione sul basso tasso di disoccupazione, siamo sesti, dietro città come Lecco, Bolzano e Bergamo.
La mazzata vera arriva sull'ambiente: siamo precipitati all'82° posto (non ce la passavamo benissimo neppure l'anno scorso, al 55°). A metterci in crisi tanti fattori. C'è la componente rilevata della concentrazione del biossido di azoto e di Pm10, per non dire dei nitrati nell'acqua, storica “bestia nera” per noi, che quest'anno ci vede non ultimi ma “solo” terz'ultimi in Italia per cattiva qualità dell'acqua, davanti a Vibo Valentia ed Enna. Inquietante anche la produzione dei rifiuti: eccoci in coda di classifica con una produzione di 683 chilogrammi all'anno per abitante, la migliore è Isernia, che produce 317 chilogrammi a testa. Fanalini di coda lo siamo anche per estensione di isole pedonali, vale a dire “zero” metri quadrati. Posizioni medie, senza infamia e senza lode, su zone a traffico limitato e piste ciclabili e decisamente va più maluccio (69° posto) per estensioni di aree verdi. Meglio le certificazioni ambientali delle aziende, che ci vedono undicesimi e sugli stessi valori la raccolta differenziata di rifiuti. E ancora una caduta un fondo classifica: siamo al 96° posto per utilizzo dei trasporti pubblici.
L'indice di criminalità ci vede in un'area grigia (35°), nessun omicidio doloso registrato alla data della compilazione della classifica, decisamente peggio sul fronte dei tentati omicidi, dove stiamo incastonati al 95° posto, tra Enna e Napoli e non brilliamo neppure per le violenze sessuali (85°), male anche scippi e borseggi (83°) con 270 casi ogni 100mila abitanti, i furti in appartamento ci vedono “solo” al 39° scalino. Siamo a metà “strada” per rapine. In quanto al disagio sociale, è un male variamente diffuso tra Nord e Sud, che vede però meno tensione proprio al Sud e un inasprimento nel profondo Nord, a partire da Trieste. E dentro a questo indicatore, è letteralmente drammatica la nostra collocazione in quanto a morti per tumore ogni cento decessi: siamo penultimi con l'indice 4,10, dopo di noi solo Trieste. A star molto meglio è il Sud (Crotone, Cosenza e Siracusa). E poco consola il basso tasso di disoccupazione giovanile (abbiamo fatto passi in avanti, dal 23° al 8° posto). Infine la popolazione: si conferma il forte invecchiamento, e cresce l'integrazione etnica: abbiamo un alto tasso di immigrazione rispetto ai residenti (50 stranieri ogni mille abitanti) che vi cede salire ai primi posti in Italia (6°) dopo Firenze, Milano, Asti, Lodi e Pavia.
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