L'appello al voto di Anna Maria Bernini
Care amiche, cari amici, il prossimo 28 marzo voteremo per la nostra Regione.
È una data importante, può essere un momento decisivo. Possiamo cambiare, insieme, il volto dell’Emilia Romagna.
Vi chiederete perché farlo, perché darmi fiducia.
Non voglio sprecare il vostro tempo, facendo l’oste che parla bene del suo vino. Ma mi piacerebbe ragionare con voi su un problema.
Voi tutti sapete che cos’è un “monopolio”. È una parola che viene dal greco: da monos che vuol dire solo, e polion. Polein è il verbo vendere. C’è un monopolio quando esiste solo un venditore per una certa merce. Ne abbiamo avuti molti, di monopoli, in Italia, per oltre cinquant’anni. Ma ci siamo impegnati, assieme, per sbarazzarcene. Quelli di voi che se li ricordano, i monopoli, ricorderanno anche bollette salate e servizi di scarsa qualità. L’impossibilità di parlare con quello che oggi si chiama “servizio clienti”. La convinzione, ribadita non a parole ma coi comportamenti, che il cliente - cioè il cittadino - non avesse ragione mai. Perché? Non c’è bisogno di essere un economista per capire che il monopolio è inefficiente. Il monopolista è uno solo. Non lo insidia nessuno. Chi desidera un certo prodotto, o lo compra da lui o non lo compra. Questo fatto gli permette di esigere prezzi salati, fornendo servizi di bassa qualità. Non è come uno dei negozi dei nostri paesi o delle nostre città, dove ogni cliente è prezioso, proprio perché può sempre rivolgersi a un’altra bottega. Il monopolio può essere stato utile, in alcuni settori, quando c’era da costruire dal nulla un settore industriale.
Non fa mai bene, però, nel lungo periodo. Perché quando un monopolista non ha più sfide da fronteggiare, non ha avversari da battere, si siede sugli allori. Comincia a vivere di rendita.
L’Emilia Romagna è una terra di piccola gente, proprietari di case, industriali piccoli e medi, proprietari di terreni agricoli, commercianti, artigiani indipendenti, professionisti, cooperatori.
Proprio noi, persone così schiette, abituate a confrontarci col prossimo, gente che parla come mangia, gente vera, i monopolisti non li possiamo soffrire.
Nella vita concreta, nelle piccole cose, noi vogliamo scegliere. Decidiamo tutti i giorni per noi stessi, in piena autonomia, con grande orgoglio.
È questo il mio appello per le prossime elezioni.
Viviamo in una Regione che è preda di un “monopolio politico”. Il monopolista vive sugli allori, pensa che nessuno possa sfiorare il suo primato. Dà poco e chiede molto. La sua vittoria più grande è quando diventa impossibile immaginare un’alternativa, Ma pensateci. Ripensate ai telefoni di un tempo. Quelli che facevano tuu-tuu. Quelli che una volta su tre cadeva la linea.
Quelli che se rispondevi in cucina non potevi telefonare dalla camera da letto. Quelli che per chiamare all’altro capo del mondo serviva fare un mutuo. Oggi non è più così. È finito il monopolio. Gli italiani hanno più di un telefono a testa
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