Il giudizio di Confindustria: cautela e speranza
Il vento gira a favore. La produzione manifatturiera cresce di quasi il 6 per cento e quella della sola meccanica dell'11 per cento, l'occupazione non arretra ma aumenta dell'1 per cento, l'export incrementa di ben il 27 per cento. Alla luce di questi numeri, Confindustria guarda con cautela e speranza ai segnali di ripresa dell'economia piacentina quale esce dall'indagine congiunturale sul secondo semestre 2005 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, indagine condotta su un campione di cento aziende (per 9mila addetti e 2miliardi e 600milioni di fatturato). Un quadro confortante, che trova conferme nell'analisi delle previsioni sul primo semestre 2006. Non che manchino situazioni di crisi - osserva il direttore di Confindustria, Cesare Betti , il quale confessa di aver fatto ricontrollare i dati per essere ben sicuro della fotografia, forse un po' inattesa, uscita dal Centro Studi - peraltro nei valori generali sono incluse imprese che vivono momenti non facili e comprimono il risultato generale. «E' una situazione che vorremmo veder ripetuta fra sei mesi - commenta Sergio Giglio, presidente di Confindustria - e che sfata le voci di certe cassandre che vorrebbero alcuni settori in crisi». Giglio invita a considerare, per esempio, il + 11,15 per cento messo a segno dalla meccanica e il fatto che le migliori performance riguardino aziende con più di cento addetti, dimensioni che agevolano lo sviluppo, consentono di innovare e investire di più, in fondo la conferma che la massa, ma anche i gruppi di impresa, danno forza. Da qui, la nascita di esperienze come "Cosi Pc" (Consorzio servizi ed infrastrutture Piacenza) e quella più recente, ma già ben avviata, del Club dell'export - spiega il presidente - con molte iniziative di rafforzamento dell'internazionalizzazione e anche dell'export a cui è destinato poco più di un quarto del fatturato complessivo, percentuale troppo bassa se vista in relazione a altre province. E sono ancora le imprese più grandi ad esportare in proporzione maggiore al loro fatturato - osserva il vice-direttore Luigi Bonini - con una meccanica che ha incrementato quasi del 38 per cento l'export. In quanto ai valori dei singoli settori (non è compresa la logistica), e ai punti di debolezza, da segnalare la sofferenza dell'alimentare, che diminuisce il fatturato totale (-0,30) o l'occupazione in edilizia che ha pure saldo negativo (-1,41 per cento). In quanto agli investimenti sono, in media, aumentati del 18.79 per cento, specie nella meccanica (41.51 per cento) e nell'alimentare (20.05 per cento), arretrano i materiali per l'edilizia (-12.29 per cento). C'è, dunque, una «aspettativa di crescita» oltre alla tendenza a produrre di più e con più risorse, ma l'occupazione ne beneficia in minima parte, perché le aziende esternalizzano le attività non strategiche. Infine, il dato degli investimenti aziendali mette al primo posto l'informazione tecnologica, seguita da formazione, linee di produzione, ricerca e sviluppo. Dietro l'angolo? Si scorge una sostanziale stabilità. I primi sei mesi del 2006, a sentire direttamente gli imprenditori, alla voce "produzione" si annunciano positivi per alimentare, materiali edili, meccanica. Patrizia Soffientini, Libertà del 24 febbraio 2006
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