Arpa: a breve su Internet i dati delle centraline
Sarà perché nei giorni di Natale si guarda di più il cielo, sarà perché qualunque pennacchio di ciminiera ci inquieta. Ma anche nel corso di queste feste c'è chi ha notato la consistente fuoriuscita di fumo dall'inceneritore, ormai a pieno regime nel bruciare rifiuti. E il confronto-scontro sul controllo delle emissioni, a tre settimane dall'inaugurazione dell'impianto, è sempre d'attualità (proponiamo due posizioni di seguito). Il tema della tutela ambientale acquista nuovo vigore anche dal percorso che inizia con il 2003: Tecnoborgo ha avviato le procedure per l'ottenimento entro dicembre della certificazione del sistema integrato qualità-ambiente-sicurezza in conformità alle norme Uni En Iso 14001.
Intanto Arpa - annuncia il direttore Sandro Fabbri - , dopo la pausa festiva, prederà accordi con il gestore dell'impianto per poter inserire in un sito Internet i dati rilevati in continuo dalle centraline poste sul camino (polveri, acido cloridrico, biossido di zolfo, ossidi di azoto, carbonio organico, monossido di carbonio e ammoniaca). E partiranno le campagne (trimestrali o semestrali, a seconda delle sostanze monitorate) per verificare altre emissioni, fra cui diossine, furani, acido fluoridrico e metalli pesanti. C'è attesa per i risultati
Il direttore dei lavori «Il termovalorizzatore? Praticamente non inquina e consente un forte risparmio di gas metano» Un filo di fumo in più nel cielo piacentino: è quello prodotto dall'inceneritore, inaugurato qualche settimana fa e ora pienamente in funzione. E sulle emissioni dal camino, il direttore dei lavori dell'impianto, Renato Filippa, insiste sulle garanzie messe in campo.
Cominciamo dalle polveri. «La norma impone un limite alle polveri di 10 milligrammi al metro cubo (10mg/m3), ma l'impianto Tecnoborgo - spiega Filippa - fa di gran lunga meglio, infatti le emissioni sono inferiori a 1 milligrammo al metro cubo, ciò vuol dire che ogni ora in luogo del limite di legge di 100 g di polveri emesse, l'impianto ne emette meno di 10 (le due linee insieme)». Nella valutazione di impatto ambientale, la simulazione effettuata con il valore limite di legge di 10 mg/m3 porta ad una concentrazione media annuale nel punto di massima di ricaduta al suolo di 0,1 microgrammi/metro cubo. «Con questi valori - prosegue il tecnico - realmente misurati, la massima concentrazione si riduce a 0,01 microgrammi/metro cubo rispetto al limite di 150 microgrammi/metro cubo della legge». Tecnicismi a parte, per semplicità: «L'impianto contribuisce per lo 0,000066 per cento all'inquinamento da polveri nel punto di massima ricaduta: dire niente è la stessa cosa!».
In quanto al recupero energetico, contestato dagli ambientalisti perché giudicato «molto basso» in assenza di teleriscaldamento: «questo è parzialmente vero, l'impianto produce solo energia pregiata, cioè energia elettrica, ma con conseguente risparmio di fonti di origine fossile». Si producono, per la precisione, 700 kWh/t rifiuto e in termini di risparmio di combustibile fossile, ad esempio gas metano, si ha un risparmio di 130 metri cubi di gas per ogni tonnellata di rifiuto. Ciò vuol dire che ogni anno si risparmiano da 13.650.000 a 16.800.000 mc di gas naturale (che produce gas ad effetto serra) o se si preferisce da circa 11.800 a 14.500 t di olio combustibile. A sentire Filippa, sarebbe interessante ed istruttivo «ricevere risposte quantitative (e non solamente qualitative e forse un po' ideologiche) da chi sostiene altre ragioni e soprattutto si potrebbe impostare un dibattito che serva ad informare realmente».
L'ambientalista «Ma l'aria di Piacenza sarà molto peggiore con altre polveri, diossine e metalli pesanti»
«Si è fatto a gara nell'esprimere soddisfazione per la tecnologia, l'efficienza e la sicurezza dell'inceneritore; purtroppo quando si calca troppo la mano su questi aspetti tranquillizzanti vuol dire che c'è qualcosa di non chiaro». Critica, come sempre, la posizione di Legambiente - espressa da Marco Natali - sull'impianto di Borgoforte e le dichiarazioni rilasciate in occasione dell'inaugurazione. Ma proprio agli ambientalisti era arrivata una “tirata di giacca” da parte di Paolo Passoni, presidente di Tecnoborgo, dopo l'assenza della rappresentanza al convegno sull'impianto. «Nessun ambientalista è mai stato invitato a partecipare alla tavola rotonda - replica però Natali - e tanto meno era previsto un momento di dibattito pubblico. E sfidiamo chiunque a credere che quella era la sede più opportuna per confrontare idee e proposte alternative. Idee che da anni abbiamo presentato ad Enti, Amministrazioni e politici trovando una assoluta indisponibilità al confronto». Solo allora è stata percorsa la via dei ricorsi legali, che Legambiente non sente, peraltro, come «congegnali». Natali, riferendosi poi al forte ruolo di «controllo» rivendicato dall'Amministrazione provinciale - per voce del presidente Squeri - ricorda come la Provincia avesse «tutto il tempo di richiedere una vera valutazione di impatto ambientale al momento della decisione di costruire l'inceneritore a poche decine di metri dalle prime case della città, in una zona considerata esondabile dal Piano provinciale territoriale». «Perplessità e stupore» infine, per le affermazioni del direttore di Arpa, Sandro Fabbri, che, a titolo personale, «ha espresso la convinzione della sostenibilità ambientale dell'inceneritore». «Sembra incomprensibile l'accettazione di un impianto che, in ogni caso, peggiorerà la qualità dell'aria che respiriamo contravvenendo alla legislazione vigente e che immetterà centinaia di tonnellate di inquinanti ogni anno tra cui polveri, ossidi di carbonio, e di zolfo, diossine, metalli pesanti nella già inquinata aria di Piacenza». «Quando poi, si sa, non possono o non vengono verificati - conclude Natali - e monitorati tutti gli effetti di una nuova miscela di fumi emessi che si mescolano con quelli esistenti producendo ed alimentando nuove ed incontrollate forme di inquinamento».
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