L'allarme dell'Ordine dei Medici di Piacenza
Nuovo attacco dei medici piacentini alle sostanze inquinanti che verrebbero prodotte dall'impianto di incenerimento dei rifiuti di Borgoforte.
I medici piacentini, con il loro presidente, Giuseppe Miserotti, lo fanno dalle colonne di Piacenza Sanitaria (il giornale dell'Ordine) e puntano il dito, in particolare, su diossina e nanopolveri.
La premessa è il principio di precauzione: «Non si basa sulla disponibilità di dati che provino la presenza di un rischio, ma sull'assenza di dati che assicurino il contrario. Da medici ,vista l'importanza della posta in gioco (la salute dei cittadini) non possiamo non spingere chi di dovere ad escludere ogni ragionevole dubbio sui rischi connessi agli inceneritori».
Miserotti cita il caso della diossina nel latte esploso a Brescia «dove esiste l'inceneritore più grande d'Italia». Le analisi del sangue dei mantovani nel quale sono state trovate rilevanti tracce di diossina. Ma soprattutto lo studio "Enhance health" del marzo scorso, finanziato dalla UE, che aveva, tra gli altri, lo scopo di dare una visione il più possibile "globale" del possibile impatto sulla salute in aree dove sono ubicati gli inceneritori.
Per l'Italia lo studio è stato condotto a Coriano nel Comune di Forlì dove sono ubicati due inceneritori, uno per i rifiuti ospedalieri ed uno per i rifiuti solidi urbani. «L'indagine - spiega Miserotti - è stata condotta con sistema Informativo-Geografico (GIS) ed ha riguardato l'esposizione a metalli pesanti, stimata con modello matematico, della popolazione residente per almeno 5 anni in un'area di raggio di 3,5 chilometri dagli impianti». «Eccessi statisticamente significativi sono emersi per il sesso femminile - osserva -: in particolare si è registrato un aumento del rischio di morte per tutte le cause correlato all'esposizione a metalli pesanti tra il +7% e il +17%. La mortalità per tutti i tumori aumenta nella medesima popolazione in modo coerente con l'aumento dell'esposizione dal + 17% al + 54%. In particolare per il cancro del colon-retto il rischio è compreso tra il + 32% e il 147%, per lo stomaco tra il + 75% e il 188%, per il cancro della mammella tra il + 10% ed il + 116%. Per i sarcomi, considerando insieme i due sessi, il rischio aumenta di oltre il 900%. Questi risultati sono del tutto coerenti con numerose altre segnalazioni della letteratura a riguardo».
«Il problema delle diossine - continua il presidente dell'Ordine dei medici - non è rappresentato solo dalla loro quantità nell'aria che respiriamo ma da quanta ce n'è nel terreno nel quale si accumulano passando nella catena alimentare. Lo stesso passaggio nella catena alimentare subiscono altre sostanze come i policlorobifenili, alcuni metalli pesanti come il cadmio, mercurio ed altri ancora che sono ugualmente eliminati dai fumi degli inceneritori. Il fatto che gli inceneritori della recente generazione emettano meno di queste sostanze assai pericolose non è comunque tranquillizzante proprio a motivo della loro sommazione e persistenza nell'organismo».
Miserotti evidenzia come «esistano dati epidemiologici e ricerche che evidenziano relazioni tra nanopolveri - che sfuggono a qualsiasi sistema di filtro degli inceneritori -, infarto, ictus, morbo di Alzheimer e di Parkinson, la perdita di memoria, la sindrome da iperattività in età pediatrica, la stanchezza cronica, le malattie della sfera sessuale come la "burning semen disease", le malformazioni fetali (in aumento), i disturbi del sistema immunitario».
Miserotti chiama a raccolta i camici bianchi piacentini: «È tempo che i medici si facciano interpreti delle istanze di salute dei cittadini direttamente o indirettamente correlate all'ambiente. Ciò vale, in particolare, per i medici pediatri poiché proprio i bambini sono i primi a fare le spese dell'ostilità dell'ambiente. I medici di famiglia, poi, devono avere coscienza della necessità della salvaguardia dell'ambiente come fattore determinante la salute dei propri assistiti». «Solo un malinteso senso dello sviluppo economico - prosegue - può far ritenere che la politica dei rifiuti debba essere risolta con l'incenerimento. Esistono dati precisi in proposito, che dimostrano come in molti paesi d'Europa e del mondo tale metodica di trattamento sia in progressivo abbandono. La via maestra è quella di ridurre i rifiuti globalmente intesi, per poi praticare una raccolta differenziata porta a porta in cui il cittadino sia chiamato ad una precisa responsabilità nel ben separare i rifiuti prodotti. Insomma a mio parere ( e di studiosi molto più illustri del sottoscritto), inceneritori, gassificatori specie quando proposti dalle aziende ex- municipalizzate, sembrano più uno strumento economico che un impianto per la gestione sostenibile dei rifiuti. A noi medici rimane la responsabilità di quantificare l'impatto sanitario prodotto da questa metodica. Lo facciamo oggi, lo faremo nei prossimi giorni inviando materiale scientifico al ministro Livia Turco che ce ne ha fatto richiesta. Non vogliamo un futuro nel quale qualcuno possa dire «se i medici sapevano perché hanno taciuto?». Federico Frighi
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