Allo studio l'impatto sulla salute dei residenti e sull'ambiente
L'inceneritore piacentino di Tecnoborgo - tra gli 8 di tutta l'Emilia Romagna - nel mirino di studio e di monitoraggio dell'Arpa regionale: il doppio studio sarà mirato sia ad analizzare l'impatto ambientale dei termovalorizzatori sia a conteggiare per la prima volta gli eventuali effetti delle emissioni sulla salute dei piacentini residenti nelle aree più a ridosso dell'inceneritore e dei "colleghi" di tutta l'Emilia Romagna.
E' il primo studio del genere in Italia e tra i più innovativi anche a livello europeo, e per il suo compimento - avrà durata triennale - la Regione ha messo sul piatto 2,5 milioni di euro, essendo coinvolta con i due assessorati di Ambiente e di Sanità.
I lavori di monitoraggio a Piacenza con la produzione dell'area di studio irradiata da Borgoforte da parte di Arpa partiranno entro il 2007. Tutta la partita si concluderà entro il 2009.
«Il livello tecnico-scientifico del lavoro - afferma Sandro Fabbri, direttore dell'Arpa di Piacenza - è molto elevato non contando su esperienze analoghe in Italia, e per il progetto sono state messe in campo cospicue risorse. Il comitato scientifico che segue il progetto vede la presenza di 5 università e dei più noti epidemiologi italiani. A livello piacentino Arpa partirà realizzando la simulazione del modello sulle emissioni che consentirà l'elaborazione delle mappe di ricaduta delle nanoparticelle e degli altri inquinanti». Dopo il lavoro dell'Arpa emiliano-romagnola - il cui direttore generale Alessandro Bratti è intervenuto ieri a Piacenza - il testimone passerà alla parte sanitaria - le Ausl locali - i cui responsabili di salute pubblica metteranno sotto la lente i residenti delle aree di ricaduta delle emissioni così come descritte da Arpa, con l'obiettivo di verificare eventuali correlazioni tra sostanze inquinanti e malattie denunciate dai cittadini, puntando l'attenzione ad indicatori diversi.
Negli anni trascorsi gli inceneritori - anche quello di Piacenza - hanno destato apprensione per una serie di inquinanti potenzialmente pericolosi per la popolazione, con l'attuale attenzione puntata sulle nanoparticelle. «Gli obiettivi generali del progetto - afferma Giuseppe Biasini, responsabile per Arpa dei Sistemi ambientali e a Bologna per la presentazione ufficiale dei lavori - intende organizzare un sistema di monitoraggio che consenta di valutare la tendenza dell'inquinamento ambientale nelle aree circostanti gli inceneritori: anche a Piacenza, quindi, disporremo controlli della qualità dell'aria e del terreno per le aree ad anello circostanti l'impianto di Tecnoborgo, per un'ampiezza di circa 4-5 chilometri, onde misurare l'impatto delle emissioni sull'ambiente, in particolare quelle di polveri sottili e degli ossidi di azoto. Ovviamente terremo conto anche della presenza delle altre fonti di possibili inquinamento in loco, vale a dire industrie e autostrada. Seconda tranche di lavoro - prosegue Biasini - di competenza delle autorità sanitarie sarà l'osservazione degli eventuali effetti avversi sulla salute delle persone per una valutazione epidemiologica».
«Su un impianto in particolare tra gli 8 emiliano-romagnoli, quello del Frullo di Bologna - completa Biasini - verrà compiuta anche una caratterizzazione delle emissioni più la tipizzazione delle polveri sottili, ovvero la loro suddivisione per classi di appartenenza in base alle dimensioni». I risultati di tale studio-pilota compiuto sull'impianto bolognese saranno ovviamente portati a riferimento anche a tutti gli altri inceneritori. Nel comitato scientifico, coordinato da Benedetto Terracini, siedono esperti di fama nazionale, tra cui Pietro Comba, dirigente di ricerca all'Istituto superiore di sanità, e Pier Franco Conte, direttore del Dipartimento di Oncologia Aosp di Modena. Simona Segalini
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