Il no dal Consiglio dei Ministri
L'Emilia-Romagna ha approvato il nuovo Statuto a metà settembre, ottava tra le Regioni italiane, e meno di un mese dopo si è trovata come quarta ad incassare il ricorso del Governo. Il Consiglio dei Ministri ha impugnato il testo su nove punti davanti alla Corte Costituzionale.
Un problema che si aggiunge alla bocciatura da parte dei vescovi della regione, ribadita due giorni fa e per motivi ovviamente diversi.
Il perchè lo ha spiegato il ministro La Loggia: «Fermo restando che il giudizio complessivo sull'impianto è stato positivo, abbiamo comunque ritenuto opportuno che su questi nove punti vi sia un ulteriore approfondimento ed un chiarimento da parte della Corte Costituzionale». Tra i nove punti sui quali il Governo ha mosso dei rilievi ci sono quello relativo al diritto di voto degli immigrati residenti nella regione e quello che definisce le modalità di affidamento di funzioni amministrative da parte della Regione agli enti locali.
Quasi scontata la polemica sui consueti fronti opposti. La decisione non è giuridica ma politica, è insorto il centrosinistra. E' giusta e l' avevamo previsto, ha rimbeccato il centrodestra. Ovvero, ve l' avevamo detto. Il primo a replicare duramente è stato il coordinatore regionale della Margherita Marco Monari: «Forse non attendevano altro. E' una bocciatura ad orologeria, una decisione tutta politica, orientata a colpire, a prescindere dai contenuti, il lavoro svolto da una Regione ben governata dal centrosinistra il quale solo pochi giorni addietro aveva ricandidato, Vasco Errani per le elezioni regionali». Il presidente ha detto la sua nel pomeriggio («Non conosco ancora le motivazioni di questa scelta ma sono convinto che lo Statuto sia pienamente costituzionale») e in serata, dopo aver esaminato i singoli punti ha ribadito con più forza: «Pur considerando non convincenti le obiezioni di incostituzionalità, continueremo l'approfondimento. Tuttavia non si può non rilevare come questa scelta faccia seguito all'impugnazione degli Statuti della Toscana e dell'Umbria, rischiando di compromettere la stagione statutaria delle Regioni. E qui si apre oggettivamente una seria questione politica».
|