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Imprese, motore della ripresa

Nel castelo di Rivalta la 62esima assemblea di Confindustria Piacenza

Rivendicano con diritto un ruolo da protagonisti nel panorama della ripresa in corso e al governo lanciano segnali di collaborazione ma anche di aiuto: il peso fiscale sulle spalle delle imprese rischia di appannare i buoni risultati.

La 62esima assemblea di Confindustria Piacenza nella suggestiva cornice del Castello di Rivalta riunisce protagonisti dell'uno e dell'altro fronte: da una parte il presidente degli industriali piacentini, Sergio Giglio, al fianco di Emma Marcegaglia, vice presidente della Confindustria nazionale, e, tra loro, il ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani, per un talk coordinato da Gian Giacomo Schiavi, caporedattore del Corriere della Sera.

Davanti, una platea affollata che sotto le splendide volte a cassettoni della sala del Castello ha riunito rappresentanti del mondo imprenditoriale, del commercio, del sindacato, delle istituzioni, con in prima fila il prefetto di Piacenza Alberto Ardia, il questore Michele Rosato, Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia Romagna, il presidente della Provincia Gian Luigi Boiardi e il neo (ri)eletto sindaco di Piacenza Roberto Reggi.

Quel che, da rappresentante del governo, il ministro Bersani si sente di affermare, in premessa, dinnanzi alle minacce di un vento di fronda che Schiavi ravvisa soprattutto nel tessuto imprenditoriale del nord è una specie di ritornello che accompagnerà a piè sospinto tutto il faccia a faccia.
E cioè:
«Serve fiducia, serve civismo condiviso. Siamo in una società complessa, occorrono reti allargate», e l'avvertimento alla condivisione, allo "stare tutti in campo" è un monito che abbraccia anche e soprattutto gli imprenditori. Ammette, il ministro, che «possano esserci dei limiti, in questa ciurma, ma una rotta noi l'abbiamo».
E senza disconoscere mai che «questa crescita fa perno sulle imprese, non lo sottovalutiamo», come non viene sottovalutato il peso fiscale, sulla cui responsabilità grande parte ha il risanamento del debito pubblico.

Agli industriali, dice la Marcegaglia, confortata dall'intervento precedente di Giglio, sono risultati graditi i primi passi del governo in tema di taglio delle spese correnti, in tema di riforma delle pensioni e della sanità.
«Ma la Finanziaria non ha mantenuto le promesse, le liberalizzazioni di Bersani sono importanti ma si poteva fare di più».
Sostanzialmente, al governo si rimprovera di esser stato ostaggio di ricatti dal fronte più radicale, con l'esito di «un Paese che rischia di non crescere».
«Chiediamo un'Italia che funzioni, che abbassi il costo dell'energia, non vogliamo passi indietro sulla legge Biagi», detta il ritmo la vice di Montezemolo.

«Su Piacenza - invoca Giglio - come altrove dobbiamo avere la coscienza del confronto, l'ecumenismo serve anche a questo, i problemi di oggi hanno radici indietro nel tempo, e, a livello più generale, pur scartata a priori qualsiasi tentazione di intolleranza, il governo deve però impegnarsi ad abbassare la tassazione nella prossima finanziaria».
Marcegaglia, chiamata in gioco da Schiavi, non esclude che un certo spirito di ribellione al nord per il peso fiscale esista, la richiesta reiterata a Prodi, ancora una volta è «No a balzetti, aiutateci».
Chiude Bersani, con la sua voglia di «un patto comune per le riforme».
Simona Segalini



Se "Piacenza ha una grande risorsa, i suoi imprenditori", il teorema non cambia applicato all'Italia, che chiuderà il 2007 con un robusto + 2 per cento del Pil grazie alla spinta prodigiosa della produzione industriale, reduce da una performanceesaltante, in grado di far impallidire i risultati del 2005.
Il presidente di Confindustria Piacenza Sergio Giglio, rivolgendo lo sguardo ai numeri della ripresa, nella sua relazione non risparmia tuttavia "stilettate".
Con la premessa che «qui, tutti gli imprenditori italiani, grandi o piccoli, a qualunque settore appartengano, guardano con un pò di rassegnazione alla stucchevole partita che destra e sinistra stanno disputando per decidere a chi ascrivere il merito di tutto ciò».
E con l'avvertimento, comunque, di essere «consapevoli che è fuori luogo cantare vittoria per il nostro + 2 per cento, che va confrontato con la media europea che è pari al 2,7 per cento. E pure un pò amareggiati, perchè forse la maggior parte di questo merito spetta proprio a noi, che, tra nuove tasse, ulteriori adempimenti, cunei, dossi e tesoretti vari, le maniche ce le siamo rimboccate. Il problema è tutto qui: gli imprenditori stanno giocando la loro difficile partita e solo ora il cuneo fiscale prende forma. Lo sforzo va riconosciuto, ma non si può non convenire che l'Irap è un'imposta profondamente ingiusta che penalizza le imprese con dipendenti. E' un modo ben strano per incentivare le assunzioni».
"Mannaia" fiscale - «E' impietosa - accusa Giglio - tanto che succede che anche chi arriva a determinare un utile "ante imposte" rischia di vederselo falcidiato pesantemente e di finire in rosso. Tra Irap, tasse e balzelli vari un bel pò di imposte le paghiamo comunque, a prescindere dal fatto che ci sia un utile o no. E questo accade anche perchè alcuni provvedimenti fiscali prevedono l'indeducibilità per diversi cespiti aziendali e per più di un bene strumentale. Vogliamo parlare della modifica degli estimi catastali, allora? O del nuovo mostro che rischia di materializzarsi , l'indice di congruità, esteso a tutti i settori produttivi?».
Ripresa dietro l'angolo - «Quindici segni più, uno in fila all'altro: non accadeva dalla fine del 1999», sancisce il presidente Giglio. Aggiungendo: «Solo che stavolta l'aumento è più consistente: 8,3 per cento di media contro il 4,79 per cento di allora. La produzione italiana, secondo l'Istat, nel 2006 è cresciuta in ognuno dei suoi comparti, con incrementi spesso a due cifre». La previsione di Giglio: «Dopo i primi segnali incoraggianti dei mesi scorsi, la ripresa pare davvero a portata di mano. Il balzo in avanti della produzione industriale, che fa impallidire i già discreti risultati del 2005, fa il paio con le stime ottimistiche di quest'anno: alla fine del 2007 il Pil dovrebbe segnare una crescita del 2 per cento mentre la relativa calma sul fronte monetario non dovrebbe penalizzare le nostre esportazioni: anche queste nel 2006 hanno chiuso con un incremento dell'11,7 per cento, insieme al boom degli ordini (+ 10,7 per cento)».
I numeri piacentini - L'indagine è stata condotta su un campione di oltre 100 aziende e c'è la conferma dell'espansione dell'industria manifatturiera. Il fatturato totale ha fatto registrare un + 6,85 per cento. «Il settore meccanico si conferma leader nel tasso di crescita - afferma Giglio - facendo segnare un + 12,83 per cento. Unico settore in sofferenza l'alimentare». Il fatturato estero si incrementa del 18 per cento, quello interno aumenta del 3,22 per cento, la produzione cresce del 6,93 per cento. Quanto agli ordini aumentano secondo il 47 per cento degli imprenditori, quasi uno su due. «Le previsioni anch'esse sono buone: solo il 7 per cento degli intervistati prevede una diminuzione. Il meccanico conferma il buon andamento, anche l'occupazione è prevista in crescita».
Imprese "maltollerate" - Nonostante il robusto apporto alla crescita generale, l'imprenditoria non smetterebbe di stare sul banco degli imputati. «In Italia ristagna sempre un retrogusto di sospetto verso chi intraprende, una resistenza strisciante al riconoscimento del ruolo d'impresa nei processi di modernizzazione e sviluppo. Competizione e attitudine al rischio - sostiene Giglio - sono componenti irriunciabili del progresso ma da noi conservano ingiustificabili valenze negative. Ci sono tante tossine anti-industriali che provocano anche insufficienti liberalizzazioni. Diamo atto al ministro Bersani che il suo impegno è encomiabile, ma incontra resistenze anche nei suoi alleati di governo. Questo perchè in Italia l'impresa è un ospite tollerato ma temuto e spesso indesiderato».
"Piccolo" è ancora bello? - «Secondo l'Istat - descrive il presidente di Confindustria Piacenza - le aziende con addetti tra i 2 e i 49 sono oltre il 98 per cento di tutte le imprese italiane, il 61 per cento dei lavoratori».
Peccato, dunqssue, «che lee piccole imprese, che sono la maggioranza a Piacenza, continuino ad essere sottovalutate, osservate dalla politica con gli stessi vecchi occhiali».
«Imprenditori imbavagliati» - «Si scatenano guerre ideologiche a priori su Ignitor, sul costituendo parco del Trebbia, sulle dighe in montagna, sul destino delle aree militari, sul Pae, sulla pedecollinare. Perchè gli imprenditori non possono porre dei temi in discussione? Perchè - l'interrogativo accusatorio di Giglio - se parla un imprenditore scatta immediatamente la dietrologia o l'accusa di voler speculare, straguadagnare, sfruttare i dipendenti, l'ambiente e altro? I movimenti ambientalisti da un lato sponsorizzano le fonti rinnovabili, e poi le bloccano a livello locale, anche a Piacenza».
Contributo per le aree militari - Impossibile non ascoltare la voce degli industriali su questa enorme partita. «Siamo disponibili - annuncia Giglio - a contribuire al finanziamento di un grande progetto che tenga conto dei bisogni insoddisfatti di residenzialità, socialità, fomrazione, cultura, avende presente che grandi spazi possono essere finalmente liberati, che Piacenza è un crocevia importante di tante linee di comunicazione, a cominciare dal Corridoio 5. Se ci saranno le condizioni, le nostre imprese proveranno a misurarsi». Si anche alla pedecollinare, giudicata "indispensabile".
Il ricordo di Magnaschi - «Magnaschi - le parole di Giglio su uno dei suoi predecessori alla guida di Confindustria Piacenza più illustri, recentemente scomparso, e che fa alzare l'intera platea per un applauso - ha molto amato la città e ci ha lasciato un grande messaggio: essere imprenditore non significa interessarsi solo di ciò che avviene dentro i cancelli delle nostre fabbriche, ma, soprattutto, di ciò che avviene fuori di essi».
sim.seg., Libertà del 12 giugno 2007


pubblicazione: 12/06/2007

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