ROMA — Berlusconi non esclude che possano essere le primarie, in alternativa ai sondaggi d'opinione, a decidere il candidato premier del centrodestra. E apre a una riforma della legge elettorale in senso proporzionale. I n pratica accetta (a parole) le due condizioni poste da Follini, al congresso dell'Udc, per avviare una fase nuova della Casa delle Libertà. In cambio incassa il sì formale dei centristi al processo costituente del partito unitario.
È accaduto ieri e detto così sembra molto chiaro. In realtà è come se due giocatori di carte avessero deciso di sedersi allo stesso tavolo, dal quale sino a ieri si tenevano a debita distanza, e iniziato una «partita» dagli esiti ancora imprevedibili. Casini, raccontano, negli ultimi giorni ha lavorato molto a riavvicinare le parti. Le parti ieri hanno fatto ciascuna un passo nella direzione dell'altra.
La direzione finale, per quello che è possibile capire oggi, è che comunque, prima delle Politiche, del partito unitario si vedrà al massimo uno statuto, il nome (utile da spendere in campagna elettorale) e alcune promesse reciproche di vararlo concretamente nel medio periodo. Nessun dubbio che i partiti della Cdl rimarranno tutti lì, intatte l'identità e la voglia di distinguersi: «Forza Italia — ha detto il Cavaliere al termine del convegno del comitato di Todi — rimarrà comunque il perno centrale dell'alleanza».
PRIMARIE — Al convegno organizzato da Ferdinando Adornato, ieri pomeriggio, il capo del governo ha definito «indispensabile» la costruzione di una nuova e unitaria aggregazione delle forze di centrodestra. Ha ribadito «che non esiste un problema di leadership». Che vuole essere considerato «una risorsa» e non altro. Che le primarie «non sono da escludere», anche se esistono altri strumenti, come i «sondaggi d'opinione» per decidere la leadership del centrodestra. Che i sistemi elettorali sono solo degli strumenti, «non un Moloch», e che dunque «esiste tutto il tempo per discutere ed esaminare qualsiasi proposta, nessuna esclusa». Compresa, ovviamente, quella in chiave proporzionale avanzata come condizione dall'Udc. Pochi istanti prima era stato Lorenzo Cesa, intervenendo al convegno tenutosi a Palazzo Wedekind, a girare il «messaggio» del segretario dell'Udc agli alleati: «Nelle ultime settimane e dopo il congresso, abbiamo assistito a tante critiche, alcune sgradevoli, al nostro partito e al suo segretario. Come se l'Udc non fosse interessata alla costruzione di una grande casa dei moderati nel segno del Ppe. Ovviamente così non è». L'Udc non si sottrarrà — ha proseguito Cesa — al processo costituente, ma «la strada del partito nuovo passa attraverso la riforma in senso proporzionale del sistema elettorale. È questa la condizione per cui vi partecipiamo». Dopo aver ascoltato le parole di Berlusconi, un'ora dopo, Follini ha dettato alle agenzie: «La proposta delle primarie non mi è nuova. L'ho già sentita da qualche altra parte. Evidentemente, non era una provocazione».
SOCIETA' CIVILE — Nelle prossime settimane sia Forza Italia, che l'Udc che Alleanza nazionale (la Lega ha ribadito ieri il suo no al progetto) indicheranno 20 persone per parte, che a fine luglio, insieme con alcune decine di esponenti della società civile, dovranno avviare il processo costituente. Le frizioni rimangono, ma sottotraccia. Richiamate solo a tratti, ieri pomeriggio, dallo stesso premier. Un premier «con il cuore pieno di gioia per il sì degli alleati alla creazione di una nuova Casa dei moderati», ma soprattutto contento perché «così si potranno assumere decisioni a maggioranza, mentre oggi anche chi ha un peso marginale (leggi Udc, ndr) può bloccare tutto». Corriere della Sera del 7 agosto 2005
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