"Abbiamo pagato una situazione che non dipende da noi perché viene dal passato, con la moltiplicazione per otto del debito pubblico dall'80 a oggi, e anche a causa di certe passate gestioni avventuristiche".
Silvio Berlusconi torna a parlare di fisco, l'occasione è una visita al comando generale della Guardia di Finanza a Roma. Il premier spiega la necessità del rinvio di un anno della riduzione dell'Irpef e quella di applicare tre aliquote invece di due, e sostiene che "se vogliamo che la riduzione delle tasse abbia influenza sull'economia, bisognerebbe farla in deficit". Sarebbe inutile, infatti, sostiene Berlusconi, "tagliare la tasse per sei miliardi di euro e allo stesso tempo tagliare la spesa: in questo modo, non si lascerebbero in mano ai cittadini quelle risorse necessarie a far ripartire i consumi".
Il presidente del Consiglio replica alla "critica cattiva e dura, che ho visto sui giornali di oggi, che mi accusano di non aver mantenuto l'impegno di ridurre le imposte sull'Ire (la vecchia Irpef, ndr) già a partire dal primo gennaio 2005''. E spiega che "'c'è stato in effetti un approfondimento a riguardo'' e che il governo oggi deve confrontarsi ''con quei sei punti di pil che rappresentano il costo del debito pubblico''. Un gap, questo, ''che pesa fortemente sulla vita economica e produttiva del Paese''.
Un debito pubblico che si intreccia con i vincoli di Maastricht, spiega Berlusconi, ''e non ci dà la possibilità di superare il tetto del 3 per cento nel rapporto deficit/pil, come accaduto ad altri paesi. Questo perché - continua il premier - il nostro debito pubblico è il doppio rispetto ad altri''.
Insomma, ribadisce Berlusconi, ''le cifre che non ci consentono di fare ciò che vorremmo, cioé operare una riduzione fiscale, portandola a quei termini di efficienza che troviamo in altri Paesi, che hanno un'aliquota media del 33 per cento per il costo dello Stato, alla quale si aggiungono 1-2 punti di debito pubblico''. L'Italia avrà invece, grazie comunque all'intervento sulle tasse, un'aliquota del 39 per cento (33 per cento più 6 punti relativi al costo del debito pubblico). ''Si comincia insomma a lavorare per la famiglia da agosto'', sostiene Berlusconi.
La visita alle Fiamme Gialle è l'occasione, per il premier, per ribadire un concetto già espresso il passato. Ovvero che ''c'è una norma di diritto naturale, che dice che se lo Stato ti chiede un terzo di quello che con tanta fatica hai guadagnato, questa ti sembra una richiesta giusta, e glielo, dai in cambio di servizi che lo Stato ti dà. Se lo Stato ti chiede di più, o molto di più, c'è una sopraffazione nei tuoi confronti e allora - continua Berlusconi - ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi, che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità, e che non ti fanno sentire intimamente colpevole''.
Il premier ha parlato anche anche della supervalutazione dell'euro sul dollaro, "che crea ulteriori difficoltà dal momento che i governi europei non possono intervenire sulla politica monetaria". Ed ha auspicato un intervento "sovranazionale europeo" sulla moneta unica, che potrà consentire ulteriori interventi per il rilancio dell'economia.
Infine, la "questione Irap": il premier la definisce un'imposta "assurda", ricorda "le manifestazioni che facemmo, come la giornata del 'Dies Irap'", e garantisce: "dovremmo trovare una sostituzione a questa imposta. Con estrema gradualità abbiamo in mente di ridurla".
Il presidente del Consiglio non manca di dispensare il consueto humor. "Ho appreso - dice al Comando generale della Fiamme Gialle - che si tratta della prima visita di un presidente del Consiglio, che coincide con la celebrazione del 230° anniversario di fondazione della Guardia di finanza. Se questo rende speciale l'avvenimento, per me è un piacere essere qui. Certo - scherza - non potrebbe essere altrettanto se fosse il presidente del Consiglio a ricevere una vostra visita a casa sua...".
(11 novembre 2004)
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