di Marcello Pollastri
Lo tzunami della politica piacentina sembra essere passato e ci si interroga ora su quali effetti lascerà in eredità.
Certo il clima della settimana appena passata è stato ricco di pathos: gli attacchi al vetriolo di Giacomo Vaciago in Consiglio comunale contro giunta e vicesindaco Francesco Cacciatore; la rovente lite interna alla maggioranza sulla mozione della piscina comunale; lo sfogo con minaccia di dimissioni da parte del sindaco Reggi, poi l’incontro dalle velleità chiarificatrici, l’isolamento dell’Italia dei Valori, le dimissioni che paiono rientrate e l’ipotesi di un rimpasto in giunta mascherato da una revisione delle deleghe.
Un susseguirsi di eventi laceranti per il centrosinistra, al quale il Pdl, principale schieramento d’opposizione, ha preferito assistere in silenzio, facendo prevalere il più classico dei motti politici in questi casi: “lasciamo che si scannino da soli”.
Ma oggi a intervenire e a “leggere” quanto accaduto è il portavoce del Pdl, nonché consigliere comunale Luigi Salice. Uomo dal giudizio lucido e pacato, capace di godere anche della considerazione degli avversari politici, proprio per questo non suscettibile di contaminazioni strumentali.
E Salice sembra fidarsi fino a un certo punto dello stato di logorio del sindaco. Soprattutto si sofferma su un passaggio, di tutta questa settimana, che l’ha colpito molto: «Ho letto che il sindaco avrebbe confidato, nel suo sfogo, di non capacitarsi del fatto di avere da una parte il sostegno della città e dall’altra, paradossalmente, di avere le difficoltà principali nel confronto con la sua maggioranza. Ecco, io non credo sia così. Mi spiego: è lapalissiano che nel giugno 2007 Reggi godeva della grande fiducia dei piacentini, lo attestarono le elezioni. Ma non credo che dopo due anni e mezzo di mandato, e dopo un totale di sette anni e mezzo al governo della città, la quantità e la qualità delle cose non fatte o fatte male, possa consentirgli di dire oggi, con così grande certezza, di avere il sostegno della città. Vorrei capire da cosa sia suffragata tutta questa sicurezza».
L’idea di Salice su quanto accaduto è in realtà molto chiara.
Usa il termine «mezza sceneggiata» e spiega: «Sono uscite ipotesi che sanno molto di fantapolitica. Reggi che è stufo, Reggi che si vuole dimettere, Reggi che vuole andare in Regione. Penso che l’ipotesi dimissioni, che apprendo essere abbondantemente rientrata, non sia mai stata reale. Piuttosto credo si sia voluto approfittare dell’assist di un passo faslo in maggioranza, da una parte per porre un richiamo all’ordine e all’impegno amministrativo della sua maggioranza quando mancano due anni e mezzo alla fine del mandato; dall’altra per spianarsi la strada rispetto ai futuri scenari politici. In altre parole, uno sfogo non molto casuale».
Sul fatto che l’amministrazione possa ottenere gli effetti sperati, magari attraverso un rimpasto, resta un enigma. «Credo che l’attività di amministratore ed assessore sia un’attività logorante, per cui può essere fisiologico che a un certo punto si possano anche cambiare assetti di giunta o quant’altro, visto che cambia anche costantemente il quadro politico - riconosce Salice - Bisognerà capire se le critiche saranno funzionali a migliorare la qualità amminsitrativa oppure funzionali a progetti di crescita solo personali».
Per Salice la diagnosi dei malesseri della maggioranza è molto più profonda e l’origine non è di questa settimana. «Mi pare che nell’amministrazione manchi una guida, un direttore d’orchestra; soprattutto su molte pratiche complesse, non si avverte il senso di un coordinamento. E stanno così venendo al pettine le conseguenze di una qualità insufficiente nell’azione amministrativa. Molti provvedimenti, penso al caso Cibic e a Palazzo Uffici, allo Statuto della Fondazione Teatri, a Tutor, alla discussione su diverse pratiche urbanisitche, al dibattito sulle tariffe, si sono distinti per una scarso controllo delle pratiche stesse. Così la giunta è convinta di avere i numeri per far pasare comunque le pratiche, ma quando poi vengono poste osservazioni, sia dall’opposizione che dalla maggioranza stessa, ecco che allora gli assessori si infastidiscono e invece di dare spiegazioni nel merito, ci si appella alla regola della fiducia di coalizione o si dà la caccia al dissidente di turno. E’ però un meccanismo che non regge più, che ha prodotto scricchiolii, e che, oltretutto, svilisce il ruolo dei consiglieri e del Consiglio comunale».
Nervo scoperto per l’amministrazione, quello del ruolo del Consiglio comunale e dei consiglieri, già riportato a galla l’altro giorno dal consigliere Benedetto Ricciardi.
E sotto questo profilo, secondo Salice, i guai della vicenda dello sfratto della società Drink and Music dal Ranuccio risentono proprio di certi peccati originali. «Vicenda assai sintomatica. Mi ricordo quando io, Carlo Berra e Sandro Miglioli, nella scorsa consigliatura ponemmo questioni importanti sull’opportunità di certe scelte propedeutiche alle pratiche, che secondo noi non consentivano di individuare il reale interesse pubblico. Forse se si fosse ascoltato il Consiglio comunale adesso non saremmo a questo punto. Io dico sempre: questa giunta è convinta solo che esista la marcia in avanti, ma per guidare occorre a volte anche la folle e la marcia indietro».
Altro esempio eloquente, quello della “staffetta” alla presidenza del Consiglio. «Anche questa vicenda si può leggere in questi termini. Premetto che stimo Ernesto Carini come uomo e come politico, e che le poche volte che è intervenuto in passato oltrepassando il limite del suo ruolo super partes, lo ha sempre fatto per togliere dai guai la maggioranza. Dico che la discussione sulla staffetta è ingenerosa e irrispettosa per il Consiglio. E’ vero che Carini è stato eletto presidente dalla maggioranza, ma lui è il presidente di tutto il Consiglio comunale, e quindi anche dell’opposizione che non lo ha votato. Condurre la discussione su questi binari, rappresenta una grave mancanza di rispetto per i consiglieri».
Tante le difficoltà che il Pdl potrebbe pensare di capitalizzare la situazione in vista delle prossime Comunali. Il percorso, però, appare ancora lungo. «Non la metterei in questi termini. E’ chiaro che il Pdl si proporrà come forza di governo, su questo non c’è dubbio. Il Pdl ha da poco iniziato un percorso e si sta organizzando. Anche qui a Piacenza ci stiamo attrezzando, e lo si deve fare soprattutto lavorando nella società civile. In questo senso il coordinatore cittadino Filiberto Putzu ha iniziato e sta facendo molto bene. E’ una sfida che lanciamo alla città e che ci siamo presi volentieri». Marcello Pollastri m.pollastri@cronaca.it La Cronavca di Piacenza del giorno 8 dicembre 2009
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