Ma i finiani risultano determinanti
La Camera ha dato la fiducia al governo Berlusconi: su 620 presenti, i sì sono stati 342, i no 275.
L'esito era scontato dopo l'annuncio dei finiani del proprio sostegno all'esecutivo. Ma il dato evidente è che tolta la pattuglia finiana e l'Mpa di Raffaele Lombardo l'esecutivo non raggiunge i 316 voti che garantiscono la maggioranza assoluta.
Secondo i primi calcoli, alla luce del voto a Montecitorio la maggioranza senza i finiani e gli autonomisti siciliani non andrebbe oltre i 303 deputati.
«I numeri sono limitati. La strada è stretta - ha commentato a caldo il leader della Lega, Umberto Bossi, che in più occasioni aveva fatto sapere di non essere contrario ad un ritorno alle urne -. Nella vita è meglio prendere la strada maestra e la strada maestra è il voto. Berlusconi non l'ha voluto e ora siamo a questo punto».
Anche perché i finiani hanno subito rivendicato il proprio peso nell'esito della votazione a Montecitorio: «Il presidente del Consiglio ha dovuto prendere atto in aula che il gruppo di Futuro e Libertá c'è, si è conquistato il suo spazio e ha creato un'intesa politica e programmatica con l'Mpa di Raffaele Lombardo - ha sottolineato Carmelo Briguglio -, essenziale per l'esistenza stessa della maggioranza di governo. Il risultato del voto ha detto agli italiani che senza Futuro e Libertá non ci sarebbe più questo governo».
Il voto è arrivato alla fine di una giornata concitata, iniziata con l'intervento del premier Berlusconi in aula per la presentazione dei cinque punti su cui si orienterà la nuova azione del governo e conclusa in un crescendo di tensione. I toni tranquilli del mattino, con un Cavaliere apparso a tratti acconsiscendente nei confronti della minoranza e per certi versi anche istituzionale, hanno lasciato il posto nel pomeriggio allo scontro duro tra maggioranza e opposizione. Le scintille sono scoppiate al momento delle dichiarazioni di voto. Quella di Antonio Di Pietro, in particolare, che ha preso di petto il capo del governo accusandolo di usare le istituzioni «per fasi gli affari suoi», di essere un piduista, di avere piegato la giustizia alle sue esigenze personali, di essere un «pregiudicato illusionista» e uno «stupratore della democrazia» che «dopo lo stupro si è fatto una ventina di leggi per restare impunito». Diversi deputati del Pdl sono usciti dall'aula all'intervento dell'ex pm. Lo stesso Berlusconi ha protestato e il presidente dell'assemblea, Gianfranco Fini, ha più volte richiamato il leader dell'Idv ad utilizzare toni più consoni al Parlamento. Anche il centrista Bruno Tabacci aveva attaccato la posizione di Berlusconi sulla giustizia, accusandolo di «galleggiare» su Tangentopoli. «Lei - ha detto - nel suo discorso ha criticato l'uso politico della giustizia da 16 anni. Ma perchè ha parlato di 16 anni? Perchè parte dal 1994? E Tangentopoli? Non la nomina perchè lei ha galleggiato su Tangentopoli. Lei è lì grazie a Tangentopoli. Per questo non è credibile neanche sulla questione dei rapporti tra giustizia e politica».
Italo Bocchino, a nome di Futuro e Libertà, ha ribadito il sostegno dei finiani al governo, ma ha sottolineato la nascita dell'asse con l'Mpa evidenziando la mancanza di autosufficienza di Pdl , Lega e cespugli vari. Ha poi richiamato la necessità di un ritorno alla «legalità» e ha detto che il suo gruppo è propenso «a una riforma della giustizia, ma non saremo mai favorevoli a una riforma punitiva nei confronti della magistratura, che per noi è il baluardo per garantire la giustizia».
Estremamente critico il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, secondo cui «nelle parole di Berlusconi manca l'Italia, il paese vero». «Per la prima volta - ha sottolineato - ci stiamo staccando dal gruppo di testa dei paesi Ue». «Non potete più traccheggiare - ha detto il leader del centrosinistra -. Avete governato per 7 degli ultimi 10 anni, possibile che sia sempre colpa del nemico? Quanto volete stare al governo prima di ammettere i vostri errori?». E ancora: «Non venite a parlare di paura delle elezioni d parte nostra: siete voi che ve le siete rimesse in tasca. Qui si chiude una pagina vecchia di politica, quella nuova la iniziamo noi». «Le elezioni dopo quelle del 2006 sono state rifatte nel 2008 perchè voi del centrosinistra sieti implosi ed esplosi e ci avete lasciato in ereditá l'emergenza rifiuti a Napoli - ha replicato il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto -. Non potete farci nessuna lezione. Il centrosinistra non è un'alternativa, ma spera solo di approfittare delle divisioni interne a noi. E questo serva a tutti da lezione».
(estratto da www.corriere.it del 29 settembre 2010 )
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