La riforma federalista, vera ragione sociale della Lega dai tempi in cui il Senatur Umberto Bossi parlava di secessione, è legge. Il Senato ha approvato con 154 voti a favore, 87 astensioni e soli 6 voti contrari (i tre senatori dell'Udc, e tre del Pd, Marco Follini, Claudio Molinari e Franco Bruno) il disegno di legge delega sul federalismo fiscale, la "cornice" che dà autonomia di entrata e di spesa alle autonomie locali. Nel voto finale, il Pd conferma l'astensione della Camera. Il testo, dice la capogruppo del partito di Franceschini al Senato, Anna Finocchiaro, è migliorato rispetto all'ipotesi iniziale, al "modello lombardo", proprio grazie al contributo dell'opposizione, ma «restano dei nodi irrisolti». L'Italia dei Valori, invece sceglie di votare sì. «Votiamo a favore di questa legge - dice il capogruppo del partito di Di Pietro, Felice Belisario - non per fare un favore a una parte politica che tanto tiene a questa riforma, ma perché riteniamo che questo Paese meriti l'innovazione e l'Idv accetta questa sfida». La Lega esulta e, pur sottolineando l'importanza del dialogo, che ha portato all'approvazione del ddl dopo 6 mesi di dibattito in Parlamento, rivendica anche quella che è una propria battaglia. «La della Lega - scandisce tra gli applausi il capogruppo Federico Bricolo - l'abbiamo iniziata da soli, con la stampa e i partiti della Prima Repubblica contro. L'abbiamo portata avanti fuori dai palazzi e col popolo. È stata una battaglia dal basso e per questo ringraziamo i tanti militanti che da anni con le scritte, i manifesti, i gazebo, hanno continuato a portarla avanti». Sono gli stessi toni usati dal ministro dell'Interno Roberto Maroni («È un giorno storico»), e dal capogruppo alla Camera, Roberto Cota: «Non si torna più indietro, è la fine del centralismo». Tutti i ministri della Lega sono in Aula al momento del sì finale e i senatori sventolano i fazzolettoni verdi con il simbolo del Carroccio. Poi Umberto Bossi si chiude con i suoi per festeggiare. Ci sono il figlio Renzo e la moglie Manuela; alla festa federalista fa capolino anche il ministro dell' Economia Giulio Tremonti. Non può mancare il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, colui che ha seguito passo passo tutto il ddl e che si appresta a mettere mano anche alla Carta delle Autonomie e alle riforme costituzionali, che completeranno il quadro. È felice tanto da suggerire di giocare al lotto la cinquina dei numeri dell'entrata il vigore della legge delega.
LIBERTA' del 30/04/2009
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