Squeri: fuori da Enìa, guardiamo a Milano
In musica per conquistare palazzo Mercanti. Presentazione spettacolare, al teatro Municipale, del progetto politico del Centro popolare europeo fondato da Dario Squeri, in corsa verso le elezioni amministrative del 2007. Romantiche, e un po' malinconiche, colonne sonore di celebri film eseguite da indiscutibili artisti, l'ensemble di Nello Salza, il famoso trombettista de La vita è bella. Abbronzati body guard muniti di auricolari, biro rosse con il cuore all'apice che si illumina durante l'uso, qualche manifesto nel foyer, e gentili accompagnatrici a muoversi nell'atmosfera soft.
Questi gli ingredienti per il battesimo del "Cpe-Piacenza Libera", lo slogan del movimento inciso a caratteri bianchi nel cuore rosso, i colori della città. Regia e scaletta non hanno concesso sbavature, preso posto il pubblico, platea gremita e qualche palco occupato. Il compito di aprire gli interventi dei "vassalli" è toccato al portavoce Vladimiro Poggi che con l'ausilio di immagini ha tracciato la breve storia del movimento, che ha esordito il 4 dicembre 2004: «Il suo principale obiettivo era e resta la costituzione nazionale della Casa unitaria dei moderati italiani», seguito dalla proiezione di un breve filmato dall'emblematico titolo "Una Piacenza in crisi che non volevamo", le ragioni, secondo Squeri, transfugo del centrosinistra e dalla Margherita, che lo hanno indotto a fondare ciò che ostinatamente chiama movimento e non partito.
Sul palcoscenico si sono avvicendati Nicola Bellotti, stratega della comunicazione che ha spiegato come la qualità della vita sia strettamente correlata al dialogo ed al confronto con i cittadini. Per Carlo Mazzoni di Forza Italia, nonché coordinatore del Cpe, bisogna ripensare lo sviluppo della città, «siamo vicini agli operatori commerciali del centro storico». Stefano Frontini, presidente della Circoscrizione 3, ha toccato invece la sfera del sociale, Giancarlo Rossi le risorse finanziarie. Poi i giovani: Davide Civardi e Miriam Nani, con l'aspetto delle risorse umane («Occorre una nuova classe dirigente»).
Infine il leader: Dario Squeri. Un demiurgo che arringa la platea e con pacatezza spiega, in una trentina minuti, la sua ricetta lanciando il primo fendente all'indirizzo dell'attuale amministrazione. «Piacenza è carica di lacerazioni, noi vogliamo entrare nel cuore della gente e della città che vive una forte conflittualità interna, che parla coi ricorsi al Tar, bisogna cominciare da qui per parlare di nuova governance». Squeri amplifica i cinque punti della mission e si sofferma su due temi di fondo: lo sviluppo urbanistico «dev'essere ripensato dal centro verso le periferie cresciute scollegate, basta con l'inutile scelta dei divieti, Piacenza deve diventare una città d'Europa attraverso la grande porta di Milano». Scocca il primo applausone, poi annuncia «la ciambella verde che dovrà segnare il limite invalicabile dell'espansione della città, il parco agricolo a sud della città che si collegherà con il parco del Trebbia e del Po, anche le aree militari dovranno rimanere a verde o comunque di uso pubblico e sociale». Reprimende colpiscono i centri commerciali e la logistica: «È ora di dire basta», dichiara perentorio. L'altro tema caro al presidente-fondatore riguarda le risorse economiche: «Ci sono cose che gridano vendetta al cospetto di Dio», intende la costruzione dei nuovi uffici comunali, «con le nuove tecnologie saranno sempre meno frequentati e si risparmierebbero trenta milioni di euro da sommare ai settanta che si ricaverebbero dalla vendita delle quote di Enìa, un carrozzone, ai piacentini interessano le tariffe basse e lo sgombero del rudo». E «con un po' di fantasia e creatività si recuperano cento milioni di euro da investire nella città». Maria Vittoria Gazzola, Libertà del 20 marzo 2006
Le cinque proposte programmatiche. Ecco i cinque punti programmatici illustrati da Dario Squeri per il Comune. Dialogo. Riavviare il dialogo con la cittadinanza per toccare con mano ciò che i cittadini chiedono. Ripristinare un sereno e costruttivo rapporto tra istituzioni e cittadini. Sviluppo. Ripensare lo sviluppo globale della città. Mettere in campo nuove politiche per migliorare la qualità della vita. Creare luoghi di aggregazione, basta centri commerciali, stop alla logistica. Sociale. Riorganizzare il sistema sociale per fronteggiare le nuove povertà senza dover dipendere dal governo. Istituire un fondo di emergenza pari al 10% della spesa corrente del Comune. Risorse. Recuperare risorse economiche tramite la vendita di ciò che non è strategico: 70 milioni dalle quote di Enia e 30 evitando la costruzione del palazzo comunale e invece realizzare nuovo ponte sul Trebbia e raddoppio della tangenziale. Classe dirigente. Rinnovare la classe dirigente. Dare voce a nuove risorse umane composte dalle eccellenze professionali, dalle donne, dagli anziani e dare maggiore fiducia alle nuove generazioni preparandole e formandole al futuro.
«Il candidato? Scelto con le primarie». L'ex presidente della Provincia si ritaglia per ora il ruolo di "garante" Tra gli applausi Dario Squeri lascia le luci della ribalta e si avvia verso le quinte soddisfatto dopo aver presentato la sua rivoluzione con "Piacenza libera" e con la parola "cuore" ripetuta enfaticamente. Presidente quello slogan che significa? «È il programma di governo per i prossimi cinque anni che parte dal cuore della città, siamo in questo teatro per rivolgerci al cuore dei piacentini. Oggi si governa la città entrando nel cuore della gente, dobbiamo tornare al dialogo con tutte quelle valenze professionali, giovanili, con le donne che in questi anni sono rimasti ai margini, ma che hanno tanto da dire, con loro vogliamo iniziare il nuovo programma di governo». Sono i cardini della sua candidatura a sindaco per il 2007? «Io mi candido a essere garante di questo processo e del programma. In ottobre, tutti coloro che avranno aderito a "Piacenza libera", anche attraverso il percorso delle primarie, esprimeranno il candidato sindaco, voglio solo essere colui che apre la strada». Dove pescherà, o a chi ruberà i voti? «Io voglio rivolgermi al cuore di tutti i piacentini, al di là delle differenze politiche e culturali questa città ha bisogno di tutti, dobbiamo superare le conflittualità, quei contrasti che fanno perdere di vista i bisogni veri della gente, occorre fare cinque anni di impegno comune». Non un partito ma una lista civica? «Nasce senz'altro nel mondo della società civile e vuole proseguire con trasversalità, si rivolgerà a tutti, e diventerà senz'altro un grande movimento civico». In teatro si notano molti esponenti del centrodestra, è da lì che arriveranno i consensi? «Oggi non importa tanto con chi ci si allea, oggi importa soprattutto riuscire ad aprirci alla gente, dopodiché chi accoglierà il programma, chi darà suggerimenti, coloro che a tutti i livelli parteciperanno a questo processo, saranno nostri alleati, al di là delle differenze, di partito, di cultura». Crede di avere lasciato amici nel centrosinistra? «Credo di avere lasciato con molta serenità un impegno nel momento in cui è finito un progetto amministrativo e in cui iniziavo un impegno più politico e culturale alla luce della realtà politica».
I commenti. I big del Polo tra il pubblico:giudizi positivi. Tanti i commenti positivi dal pubblico che sabato pomeriggio ha gremito il teatro Municipale per ascoltare il progetto politico di Dario Squeri. Attestazioni di fede quasi d'obbligo, d'altro canto è lecito ipotizzare che i presenti fossero coinvolti, a vario titolo, al programma del nuovo soggetto politico. Nella prima fila era concentrato il grosso di Forza Italia a cominciare dal senatore Giampaolo Bettamio, due legislature fa eletto a Piacenza: «Mi ha convinto, non credo che il Cpe potrà sostituire Forza Italia, dobbiamo andare avanti insieme». Il segretario provinciale Antonio Maschi ha giustificato così la presenza dei suoi: «Ci sono solo alcuni consiglieri, Il Cpe non è un partito e non ci fa paura, anzi si può aprire un dialogo per essere più forti alle prossime amministrative». Entusiasta Luigi Francesconi, consigliere regionale degli azzurri, apprezzamenti anche dall'ex sindaco leghista di Ferriere, Bruno Ferrari. Tiepidi i commenti di Tommaso Foti, deputato di An («Siamo alla fase iniziale, ma non credo vi potrà essere conflittualità, è una proposta fatta alla città e sulla quale confrontarci») e di Carlo Mazza (Oltre i partiti), che augura un futuro al progetto ma avverte: «Spero non si concluda in difficoltà legate a posizioni di potere». In sala anche Domenico Ferrari, docente di Economia alla Cattolica e presidente provinciale del Fai: «I riferimenti all'urbanistica, la cintura di verde intorno alla città, l'uso delle aree militari, è tutto perfetto». Il produttore Giorgio Leopardi annota: «Mi piace un po' tutto, bisognerà attendere la realizzazione delle idee». Tra il pubblico anche l'onorevole Massimo Polledri (Lega). (Libertà del 20 marzo 2006)
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