Sì ai conti 2005 ma è scontro su patrimonio e tagli al sociale.
L'ultima seduta del mandato quella di ieri per il consiglio generale della Fondazione di Piacenza e Vigevano. La scadenza è vicina, l'11 novembre, ma prima del rompete le righe c'era da approvare il bilancio di previsione 2005. Questo l'oggetto della seduta di ieri del “parlamentino” (25 membri) di via Sant'Eufemia che ha dato il suo via libera al documento contabile, ma solo al termine di un'animata discussione. Da quanto si è appreso, infatti, il previsionale presentato dal presidente Gian Carlo Mazzocchi (anch'egli in scadenza) ha trovato inzialmente forti resistenze in consiglio, tanto che il disco verde (senza voti contrari e con una astensione) è arrivato solo dopo non trascurabili emendamenti. Nel mirino sono finite le ripartizioni delle erogazioni economiche tra i vari settori di intervento: il sociale ne esce penalizzato, è stata la tesi sostenuta da vari esponenti con particolare sensibilità per quell'ambito, da Stefano Borotti a Ermanno Rebecchi e a Sandro Loschi (quest'ultimo, assente, ha fatto pervenire per lettera le sue rimostranze). L'appello non è caduto nel vuoto e così si è rimesso mano al documento per cambiare le quote delle erogazioni: se la proposta originaria prevedeva il 31% dei fondi all'istruzione, il 20% alla ricerca scientifica, il 26% alle attività culturali, il 18% al sociale, il 5% ai “settori ammessi” con rilievo peculiare alla famiglia, si è passati a una ripartizione che ha dato più forza alle ultime due voci. Limando la cultura (scesa al 25%) e tagliando parecchio l'istruzione (fino al 25%), si è potuto rimpinguare il sociale (20%) e anche la famiglia (10%). Così è arrivata l'approvazione del consiglio generale anche perché Mazzocchi risulta essersi impegnato per l'accoglimento di una richiesta sul tappeto da tempo e cioè la costituzione di una commissione che approfondisca e metta a fuoco con precisione le modalità di erogazione dei contributi sulla base di un'analisi dei bisogni del territorio. Ma un altro aspetto ha tenuto banco nella seduta di ieri: la valorizzazione del patrimonio, rispetto alla quale in consiglio non sono mancate critiche. Dal documento previsionale emerge che nel 2005 la differenza tra il valore reale e quello contabile del patrimonio della Fondazione si attesta attorno ai 24 milioni di euro, differenza che nel 1999 era invece azzerata. Significherebbe, nella sostanza, che in sei anni l'inflazione ha galoppato più del tasso di rendimento del capitale. Che oggi si attesta a 395 milioni di euro, mentre con i 24 milioni di euro di gap dovrebbe sfiorare i 420 milioni. E anche se ai piani alti di via Sant'Eufemia si fa presente come questo tipo di andamento finanziario sia comune a un po' tutte le ex fondazioni bancarie, alcuni consiglieri hanno letto il dato con preoccupazione giudicando grave che in sei anni si sia perduto il 6,15% del valore reale.
|