A piedi nudi per la strada
Loro le scarpe non le indossano, le hanno rimesse nelle scatole. Sono i barefooters, ovvero i camminatori scalzi che rivendicano la libertà del piede. Totale. Forse vi è già capito di incontrarne uno, molto probabilmente lo incontrerete presto. Certo che riconoscere un barefooter è davvero facile. Tutto è nella norma: abbigliamento, pettinatura, modi di fare, igiene personale e discrezione. Unico particolare: l'assenza di calzature ai piedi. Per loro andare scalzi è un preciso stile di vita. Una scelta. Alcuni alternano le scarpe ai piedi nudi a seconda dei contesti sociali nei quali si trovano, altri invece hanno definitivamente abbandonato le calzature.
Il barefooting nasce in Nuova Zelanda per poi approdare negli Stati Uniti, patria di tutte le mode, e da lì diramarsi un po' il tutto il mondo con particolare successo in Europa, soprattutto nei paesi del Nord. In Italia cambia il nome: si parla di gimnopodismo e sono molti a praticarlo.
Va detto che il barefooting trova non pochi problemi ad essere accettato dalla società moderna. E questo nonostante la storia ci insegni che fino a pochi decenni, in contesti rurali, le persone erano abituate a vivere senza calzature soprattutto nei mesi estivi. Ma non solo: chiunque abbia provato almeno una volta a camminare sull'erba o sulla sabbia a piedi nudi sa bene che la sensazione è assai piacevole. Più che di intolleranza, dunque, si può parlare di rifiuto tout court. Molti accusano i barefooter di feticismo ma loro rispondono parlando di una naturalissima stravaganza.
Ma perché vivere senza scarpe? Tutto nasce dall'amore per il contatto con la natura e dal rispetto di quello che madre natura ha previsto per l'uomo. A detta dei barefooter le calzature possono dare molti problemi alla salute dell'uomo: l'aderenza della pianta del piede alla suola, anche se ergonomica, non è mai totale, i tacchi generano problemi di postura e possono danneggiare la colonna vertebrale e infine, udite bene, le scarpe sono poco igieniche. Quindi se stavate pensando con disgusto a quello che uno scalzista può trovare sotto il suo piede a fine giornata, pensate invece alla quantità di batteri e germi che proliferano nel chiuso delle vostre scarpe.
Bisogna riconquistare le capacità sensoriali del proprio corpo nonostante questo significhi a volte incappare in situazioni pericolose. Vetri rotti, siringhe e tanti altri oggetti taglienti tipici delle grandi città sono un vero ostacolo per gli scalzisti, per questo portano sempre con loro un kit d'emergenza nel quale tengono una pinzetta per le sopracciglia per estrarre eventuali intrusi e carta vetro per levigare lo strato di "cuoio" da impurità. La protezione dei piedi di uno scalzista sono solo gli occhi e anche camminare di notte può creare disagio.
Altra soluzione è praticare il barefooting lontano dai centri urbani, su terreni puliti e meno pericolosi. Esistono infatti molte piste nelle quali, su un percorso prestabilito, si alternano vari settori di terreni: erba, foglie, cortecce, terriccio, sassi e così via.
Ma come iniziare? L'ideale è camminare in un parco su terreni lisci e puliti per circa un mese per poi tentare gradatamente terreni più difficili. Non dimenticando però che all'inizio la pelle della pianta è molto debole e lo strato di cuoio elastico, che protegge il piede adattandosi al suolo, si forma lentamente. Quello che nei primi tempi è dolore si trasforma con l'abitudine nella sensazione-desiderio di provare terreni sempre nuovi.
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