La piacentina Sabrina Freda è il nuovo segretario regionale dell'Idv, eletta ieri al congresso del partito dell'Emilia-Romagna dove, con il 53,54% dei consensi, ha ha battuto il candidato rivale, il ravennate Gabriele Rossi, dell'area della segretaria uscente Silvana Mura, fermatosi al 46,46%. «Questo congresso», ha commentato in una sua nota Freda che è anche coordinatrice del partito a Piacenza e responsabile nazionale del laboratorio Ambiente, «apre una nuova stagione per l'Italia dei valori, sulla scia del rinnovo inaugurato con l'elezione di Ignazio Messina alla carica di segretario nazionale. Vogliamo cambiare l'impostazione di tante politiche, in particolare quelle legate all'ambiente, allo sviluppo e alla cultura, e vogliamo candidarci a svolgere un ruolo di rilievo per tutti i cittadini dell'Emilia Romagna, impegnandoci per promuovere uno sviluppo all'avanguardia che sia anche in grado di portare lavoro. Per riuscirci servirà mettere in pratica, rispetto a quanto fatto in passato, una più stretta collaborazione e un rinnovato gioco di squadra». Nelle scorse settimana la neo segretaria è stata protagonista di una vibrante polemica con il governatore Vasco Errani che le ha revocato la delega di assessore regionale all'Ambiente dopo una serie di conflitti sugli inceneritori. Decisione motivata dal presidente dell'Emilia-Romagna con il venir meno della fiducia, e spiegata invece dall'interessata con il prevalere del tornaconto delle aziende multiutility che gestiscono i termovalorizzatori. Al congresso - prima della sua elezione avvenuta con la modalità on line da parte dei 418 iscritti al partito (ma i votanti sono stati solo 254, pari al 60,77%) - la Freda ha fatto rumore per la sua assenza. «E' trattenuta a Ferrara da improrogabili e indifferibili impegni», ha spiegato l'europarlamentare Giommaria Uggias, ieri nei panni di garante dell'assemblea. E l'ex assessore è finita nel mirino del candidato rivale: «Io avrei fatto di più per esserci, il congresso è un rito che va rispettato in tutti i suoi aspetti», ha obiettato Rossi, «poi ognuno fa quello che ritiene più giusto». Le cronache da Bologna riferiscono di un congresso in tono dimesso, specchio di un partito provato da scandali e beghe interne, decimato dalla fuga degli iscritti e dal flop di Rivoluzione civile, l'aggregazione in cui l'Idv era confluita alle ultime politiche sotto la guida di Antonio Ingroia. La cifra stessa dei tesserati con diritto di voto (418) appare ben poca cosa rispetto alle migliaia di aderenti che il partito di Antonio Di Pietro vantava qualche anno fa, quando era il principale alleato del Pd e solo in Emilia-Romagna poteva contare su circa 150 tra amministratori ed eletti. Numeri ricordati con amarezza ieri mattina da Silvana Mura nella sua relazione d'addio, in una saletta della sede del partito in via Lame davanti a non più di una decina di presenti: «L'errore più grande è stato non aver saputo scegliere le persone, non ne abbiamo avuto il tempo», ha fatto autocritica la Mura, «non siamo stati in grado di difendere il buon nome del partito, preda di pochi megalomani. Anche qui abbiamo avuto il nostro Scilipoti, Matteo Riva (consigliere regionale, ndr) e tanti hanno usato il partito come un autobus». Come se non bastasse, a scappare sono stati soprattutto i giovani. «Ci hanno abbandonato e un partito senza giovani è senza futuro». Mura ha comunque rivendicato il lavoro fatto, anche da semplice militante, «la prima ad arrivare e l'ultima ad andare via». Sull'assenza della Freda - con la quale era stata polemica all'atto del siluramento dalla giunta regionale perché la segretaria uscente si era in buona sostanza allineata alla scelta di Errani - si è mostrata diplomatica («Mi spiace non sia qui con noi»). Ha piuttosto assicurato che continuerà a fare politica: «Gli ultimi anni sono stati molto dolorosi per la mia dura opposizione a Rivoluzione civile», ha detto Mura senza nascondere il dissenso da Di Pietro. Però, ha aggiunto, «non mi ritiro e spero che Di Pietro continui a guidarci verso la rinascita». Il candidato sconfitto, dal canto suo, ha sottolineato nel suo intervento di provenire dall'«unica provincia dove non abbiamo avuto fughe», facendo poi osservare ironicamente quale immane lavoro lo avrebbe atteso se avesse conquistato la guida del partito: «Non so se augurarmi di essere eletto». red. cro.
20/10/2013
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