Convegno : Emilia Occidentale : quale modello di sviluppo ?
«La globalizzazione ci ha reso tutti più piccoli, dobbiamo capire che tra i territori serve collaborazione e non competizione: altrimenti si fa come i capponi di Renzo dei Promessi sposi, che si beccavano tra di loro ignorando che gli stava per essere tirato il collo». L'economista Giacomo Vaciago ha chiuso con queste parole la tavola rotonda organizzata dall'associazione Piacenza che verrà, un invito chiaro ed esplicito a creare quante più sinergie possibili.
«La Regione Lombardia che apre un ufficio a Shangai credendo di fare politica estera sbaglia due volte: è troppo piccola per essere considerata e penalizza i vicini di Veneto, Emilia e Piemonte, con cui invece dovrebbe cooperare per evitare di tornare a essere territorio di conquista». Il professore ha poi tracciato una serie di bisogni che Piacenza deve ancora soddisfare, a differenza di Parma: «Il progressivo disinteresse di Chiesa e Stato, iniziato negli anni Settanta, ha portato la nostra città a essere un treno senza locomotiva. La trasformazione delle aree militari può costituire il motore che aspettiamo da tempo, naturalmente dipende dal contenuto effettivo che daremo ai progetti. E comunque - ha aggiunto - dobbiamo ragionare in termini molto più ampi: propongo che Piacenza si allei al più presto con cinesi e indiani, se i cugini parmigiani ci stanno coinvolgiamo anche loro, anche se loro hanno meno problemi di noi perchè in questi anni hanno potuto disporre di una grande quantità di risorse da investire».
Il direttore generale del Comune di Parma Carlo Frateschi ha invece spiegato la strategia che ha seguito lo sviluppo della città ducale negli ultimi anni. «L'amministrazione di centrodestra che è subentrata a fine anni Novanta aveva di fatto rilevato un'azienda quasi fallita, in cui non erano programmati investimenti e non si ascoltavano da tempo le esigenze dei cittadini. Noi abbiamo iniziato a mettere in pratica un rilancio che potesse avere un ampio respiro, coinvolgendo i privati e facendoci trovare con i progetti pronti quando era ora di ricevere finanziamenti. Il contributo dei privati è determinante, non solo perchè apportano risorse, ma anche per garantire efficienza e puntualità: la condizione indispensabile per fare una società mista che funzioni è che loro possano avere un guadagno soddisfacente, altrimenti abbandonano le opere a metà o non le fanno come dovrebbero».
Una posizione sostenuta anche dai due assessori Bernini e Lavagetto presenti al tavolo dei relatori, che ha però visto una precisazione del sindaco di Piacenza Roberto Reggi: «Anche noi riconosciamo l'importante ruolo che i soggetti provati possono ricoprire, ma il controllo deve rimanere in mano al soggetto pubblico, l'unico che offre solide garanzie di qualità e tutela dell'interesse di tutti i cittadini».
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