da Libertà del 13 ottobre 2005
C'è una nota stonata che rimbalza da La Scala di Milano a La Fenice di Venezia, da l'Arena di Verona al Municipale di Piacenza: gli annunciati tagli al fondo unico dello spettacolo (sacrificio da 164milioni di euro). La mannaia calata dalla Finanziaria 2006 contro la quale domani scatta uno sciopero. Piacenza aspetta e teme. E' già duro far quadrare i conti e l'assessore Giovanna Calciati, con gli operatori di settore, lancia un appello al territorio, ai potenziali sponsor: farsi avanti con un coro di aiuti, anzi di “investimenti”, intorno al teatro. C'è una nota stonata che rimbalza da La Scala di Milano a La Fenice di Venezia, da l'Arena di Verona al Municipale di Piacenza: gli annunciati tagli al fondo unico dello spettacolo (sacrificio da 164milioni di euro). La mannaia calata dalla Finanziaria 2006 contro la quale domani scatta uno sciopero. Piacenza aspetta e teme. E' già duro far quadrare i conti e l'assessore Giovanna Calciati, con gli operatori di settore, lancia un appello al territorio, ai potenziali sponsor: farsi avanti con un coro di aiuti, anzi di “investimenti”, intorno al teatro. «I tagli? Irresponsabili- commenta Giovanna Calciati - nessun governo ha mai proposto decurtazioni del genere quando la cultura e il teatro sono parte costitutiva della nostra identità e un fattore economico trainante. Anche noi abbiamo investito su un certo futuro, come dimostra l'orchestra giovanile Cherubini». Qualche cifra? Il contributo del Comune per la prosa quest'anno è di 240mila euro, per la musica di 630mila, le risorse del Fondo unico dello spettacolo ammontano a 520mila euro solo sulla musica, ma anche gli incassi e gli sponsor contano parecchio. Oggi più che mai, per Calciati la stagione teatrale è «un problema dell'intera realtà provinciale, non solo del pubblico ma pure di enti privati e operatori economici». Intorno alla cultura e allo spettacolo ruota anche buona parte dell'economia piacentina. «C'è estrema preoccupazione, chiediamo sostegno a chi può darlo. Il pericolo è di veder chiudere i teatri italiani». Rischi nell'immediato? «Interrompere le stagioni, far saltare un titolo». E senza voler essere catastrofisti, gli enti locali potrebbero trovarsi al bivio peggiore: dover scegliere se dirottare le risorse sui servizi alla persona o sulla cultura, sugli asilo nidi o il teatro. In quanto alle richieste di sostegno per il Municipale, anche dopo l'annunciato ridimensionamento degli stanziamenti della Fondazione di Piacenza e Vigevano (furono 750mila euro nel 2004 per la Toscanini, ndr), ci si è mossi a 360 gradi. «Devono arrivare risposte, ma intanto ringrazio chi ha deciso di appoggiare la stagione, il nostro grido d'allarme penso possa dare risultati». E c'è chi sceglie di non deprimersi e anzi di “rilanciare”, è il caso di Gianni Baratta, direttore generale della Fondazione Arturo Toscanini. «Certo, i tagli alla cultura cultura sono inaccettabili - sostiene il regista della stagione concertistica e lirica - la cultura è una ricchezza fondamentale, metterla in ginocchio non giova a nessuno, anche noi ne risentiamo, su un bilancio di 25 milioni, il 40 per cento sono entrate pubbliche». Ma, condannata la strategia nazionale, Baratta ci tiene a valorizzare la “sua” strategia locale: una visione più territoriale del teatro preso in mano due anni fa, un potenziamento dell'immagine verdiana («purché ci si creda»), un appello alle forze economiche chiamate a condividere la missione del Municipale che punta a produrre, ad essere realtà nazionale e internazionale, quindi un andare oltre i sostegni di Comune e Fondazione di Piacenza e Vigevano (vedi a lato). Per Diego Maj, padre del Teatro Gioco Vita e delle stagioni di prosa, la temuta decurtazione del 35 per cento del Fondo unico dello spettacolo con la nuova Finanziaria renderà estremamente difficile agli enti sostenere teatro, mostre, iniziative culturali. Senza contare i rischi occupazionali. «E' impensabile che i privati si debbano sostituire alle deficienze dello Stato. Come sostiene il presidente Carlo Azeglio Ciampi, il grado di civiltà di un Paese si misura anche dal numero dei suoi teatri, è il teatro che rispecchia l'identità di un popolo». Sul nostro palcoscenico?«I contratti sono stati firmati, la stagione è partita, come Teatro Gioco Vita per la nostra etica e il rispetto del pubblico non possiamo cancellare produzioni, cercheremo di sensibilizzare le forze economiche, l'Associazione Industriali, per sostenere le stagioni». Un conto rapido monetizza i timori: «Nel 2004 ci fu per noi un taglio di 25 mila euro del fondo, ora sono in gioco altri 120mila euro». Si rischia di dover ridurre il personale, 50 tra assunti a tempo determinato e indeterminato. E per protesta, domani la biglietteria del teatro stabile resta chiusa («non abbiamo spettacoli, se no li avremmo annullati»).
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