Suona quasi strano a dirlo, ma sulla riforma della legge elettorale l'accordo tra i due poli sembra davvero possibile. Almeno sul piano tecnico, visto che su quello politico i pretesti per far saltare il tavolo sono sempre facilmente reperibili. Se si prova a considerare (per quanto è stato reso noto) e a comparare i contenuti dei due testi, le differenze tra la "bozza Chiti" approvata oggi dai capigruppo dell'Unione e la "bozza Calderoli" fatta propria ieri dai leader di Forza Italia, An e Lega, non sono poi molte e neppure troppo profonde. Prova ne sia che diversi esponenti del centrodestra (dallo stesso Calderoli a Matteoli) si sono espressi favorevolmente sulla decisione dell'Unione considerando il testo di Chiti "un buon punto di partenza".
"Tatarellum regionale". Sgomberato il terreno da modelli esterofili (tedesco, spagnolo, francese) entrambe le parti sono partite dall'italianissimo "Tatarellum" messo in piedi a suo tempo da Pinuccio Tatarella. Un sistema che, se non altro, va bene al centrodestra perché ideato dalla buonanima del leader pugliese di An e non dispiace al centrosinistra che, da quando viene utilizzato, ha vinto le elezioni in diverse regioni in bilico.
Per i profani, il "Tatarellum regionale" è un sistema proporzionale corretto da un premio di maggioranza che, nelle regioni, viene attribuito attraverso un "listino" del candidato presidente. Oggi, nelle regioni si presentano liste collegate al nome di un candidato presidente. Il candidato si porta dietro un listino (da 5 a 12 nomi a seconda della popolazione): solo il listino del vincitore si trasforma in altrettanti seggi che danno al "governatore" eletto una maggioranza sicura. Secondo il centrodestra, l'89% dei seggi verrebbero attribuiti con un meccanismo di questo tipo, il 20% con il maggioritario.
Sbarramento e premio di maggioranza. La bozza del centrodestra prevede uno sbarramento del 3% (nazionale) per la Camera e del 5% (su base regionale) per il Senato. La bozza Chiti prevede uno sbarramento che si abbassa quanto è maggiore la quota di premio di maggioranza. La soglia di sbarramento viene lasciata alla trattativa tra i poli. Entrambe le proposte prevedono che il premio del Senato venga attribuito sul piano nazionale: oggi viene dato a livello regionale ed è questo che impedisce il raggiungimento di una chiara maggioranza. La bozza del Polo parla di un premio fino a un massimo di 60 deputati e di 30 senatori. Una volta attribuito a una delle due coalizioni, verrebbe suddiviso su scala regionale.
Circoscrizioni più piccole. Sia centrosinistra che centrodestra prevedono un aumento del numero delle circoscrizioni elettorali (oggi, per la Camera sono 27) che diventerebbero oltre cento: almeno una per provincia e più di una nelle province più grandi (secondo la bozza Chiti). Il meccanismo, mutuato dal sistema spagnolo (e anche da quello inglese) piace ai partiti più piccoli o radicati (come la Lega) in parti definite del territorio.
Indicazione del premier. Un altro punto di contatto: in entrambe le bozze si parla dell'indicazione del premier e la sottoscrizione di un programma comune da parte delle forze politiche.
Preferenze. Chiti non prevede preferenze: resterebbero le liste bloccate. In pratica, i partiti continuerebbero a scegliere deputati e senatori. Stesso discorso per il centrodestra: la bozza esclude le preferenze, ma secondo La Russa (An) il Polo resta aperto ad eventuali modifiche sul punto.
Clausola di dissolvenza. C'è solo nella bozza del Polo: prevede che in caso di maggioranze diverse tra Camera e Senato, il premio di maggioranza non viene attribuito a nessuno. E' un modo per riandare subito alle urne.
Ritocchi costituzionali. La proposta Chiti prevede la riduzione a 400 dei deputati e a 200 dei senatori. Il premier avrebbe poteri rafforzati: nomina e revoca dei ministri e i due rami del Parlamento avrebbero compiti diversi.
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