«Meno tasse e più libertà. Magari noi della Casa delle Libertà saremo "incapaci e provinciali", ma non siamo capaci di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, specialità che è invece della sinistra. Abbiamo un programma molto semplice, sono venti pagine - di cui dieci di contenuti - si leggono in pochi minuti. Il programma della sinistra è di 280 pagine - cioè 540mila battute - ci vuole una giornata per leggerlo e tra l'altro è scritto in modo da non essere capito. In quel programma il cittadino è come Renzo Tramaglino davanti ad Azzeccagarbugli».
Sorridente, pronto alla battuta, apparentemente tranquillo, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, si concede all'abbraccio del "popolo azzurro" - nella sede elettorale di via Mazzini - con una naturalezza ed un piglio più amichevole che ministeriale.
«Quando ho visto tutta questa gente ad aspettarmi - scherza - la prima cosa che ho pensato è stata che allora Forza Italia esiste davvero». E' una battuta acchiappa-applausi, ma poi Tremonti torna serio e inizia a "demolire" il programma dell'Unione. «Spero che gli italiani abbiano tanto buon senso da rifiutarlo - afferma - perché dentro c'è veramente il mondo all'incontrario».
Ad esempio? «Una famiglia dalle connotazioni incerte, orizzontale, con i trans e quant'altro, di cui è incerto perfino il numero dei componenti, "roba" da basso romano impero»! E poi? «Poi c'è un'idea assurda del rapporto con la natura, in stile Mulino Bianco: l'idrogeno verde, l'energia democratica. Non è la natura al servizio dell'uomo, ma l'uomo al servizio della natura. E' un'idea pagana, incominci con questi principi filosofici e finisci con il riscaldamento razionato o con la bolletta raddoppiata». Quello dell'energià, però, è un problema importante. «Certo. Il prezzo del petrolio è raddoppiato in questi anni. E questo è avvenuto perché la Cina è entrata nel mondo della produzione, è diventata il secondo consumatore di petrolio del mondo, abbiamo spostato le fabbriche». Ma Prodi cosa centra? «Lui dice che tutto questo è un grande vantaggio perché si possono comprare le scarpe cinesi a basso costo. Io dico che magari lei puoi comprare finché hai lo stipendio, ma se perdi il posto di lavoro perché la tua impresa chiude sotto il maglio della Cina, allora quello sconto non sei più grado di apprezzarlo. Senza contare che quello che paghi di meno sulle scarpe - che peraltro fanno male, quelle cinesi intendo - lo paghi di più sul riscaldamento. Alla fine non mi sembra un conto che sta in piedi anche perché poi, quando ci avranno "fatto fuori" le nostre fabbriche, anche le scarpe costeranno di più. Del resto - scherza ancora, ma non troppo, Tremonti - di che colore è la fabbrica di Prodi? Gialla. Come il suo camion, come la copertina del suo programma. E questo perché Prodi è la quinta colonna della Cina! Votare Prodi vuol dire votare per la Cina, quindi vuol dire che chiude la tua fabbrica, perdi posti di lavoro. Questa è l'ideologia dell'Unione. Prodi dice i che porti del meridione d'Italia devono aprirsi alle merci cinesi, lo dice molto chiaramente, è un suo programma di Governo: fare entrare i cinesi. Io non ho nulla contro i cinesi, ma magari un po' più di protezione e di difesa del lavoro e delle fabbriche italiane ed europee non guasterebbe». Restando ai programmi dei due schieramenti, lei è sempre stato molto critico con l'Unione anche per quanto riguarda la questione-tasse. «Perché nel programma di Prodi sono inserite due inaccettabili tasse patrimoniali. La prima è quella sulla casa. La sinistra dice "raddoppiamo le rendite catastali", ma questo vuol dire raddoppiare l'Ici e l'Irpef. Si parla di "adeguamento ai valori di mercato" - in effetti è vero che i valori degli immobili sono saliti - ma alla fine la spesa e il riscaldamento i cittadini li pagano con lo stipendio con il guadagno sull'impresa, non con i soldi che guadagnerebbero vendendo la casa. E mi fa arrabbiare quando sento che in questi anni ci sarebbero stati "i furbetti del quartierino". Anche se fosse così, la soluzione è confiscare i plusvalori a questa minoranza e non imporre una tassa patrimoniale a tutti i cittadini». E la seconda tassa nel mirino? «E' quella sui depositi bancari, ugualmente assurda. La sinistra dice che "è una partita di giro", ma secondo me è una partita di raggiro! Una sera ho sentito Fassino dire - a "Porta a Porta" - che io sarei stato d'accordo sull'idea di aumentare le rendite finanziarie. Non è assolutamente vero. Fassino, tra l'altro, ha già fatto anche dei conti: "tiriamo su subito sei miliardi di euro" dice. Ma io dico che una cosa del genere la puoi fare solo se vai di notte nei conto correnti, che mi sembra una cosa che "loro" sanno fare molto bene». Domani lei sarà nella capitale europea per tutelare in sede di Commissione i diritti dell'Enel, al quale il governo francese vuole impedire l'acquisto del Gruppo Suez. Come si comporterà? «Sicuramente non andrò a Bruxelles a fare polemiche interne, andrò a rappresentare quello che ci sembra l'interesse dell'Italia. E' stato detto - aggiunge Tremonti - che questa vicenda dimostra la debolezza dell'Italia, il nostro "ventre molle", io non faccio battute di cattivo gusto che pure sarebbero facili su questa linea; mi limito a dire che nel 2001 quando la posizione dell'Italia, secondo Prodi, avrebbe dovuto essere al "top", quando secondo lui eravamo fortissimi in Europa perché lui era presidente e la sinistra governava in Italia, in quello stesso periodo sono venuti i francesi in casa nostra e abbiamo dovuto salvare la situazione con il Decreto Legge che ha fatto Letta ma che abbiamo votato noi. Quindi era così rispettata l'Italia che abbiamo dovuto fare un decreto legge per salvarli, anzi, per salvare l'interesse del Paese». L'Unione sostiene che i sondaggi rappresentano solo i desideri di Berlusconi. «Il vero sondaggio è quello che si farà in cabina elettorale, mi sembra che in quella logica più che i desideri di Berlusconi verranno fuori gli incubi della sinistra. Ma guardateli, i leader dell'Unione, dovrebbero essere allegri e felici, invece sembrano impresari di pompe funebri». E' qui anche per presentare il suo ultimo libro, "Rischi Fatali", in cui si parla di Europa vecchia, di Cina, di "mercatismo suicida". «Non voglio farmi pubblicità, tanto comunque i soldi incassati vanno in beneficenza, credo sia un libro interessante da leggere, se non altro per l'attualità dei temi trattati». Lei ha sempre detto che bisogna parlare sui dati veri, sui numeri. Mercoledì saranno resi noti i dati sui conti pubblici italiani, che cosa ci si deve aspettare? «La sinistra continua a sostenere che i nostri conti pubblici sono allo sfascio, ma la Commissione Europea li ha approvati. Io ho sempre detto che questa non è una situazione semplice, in Italia come in Europa, l'80 per cento dell'Europa è sopra il tetto del 3 per cento (nel rapporto tra Pil e debito pubblico ndr.) ma noi siamo su un sentiero di rientro e - come dicevo - lo ha appena certificato la Commissione Europea. La sua ricetta per rilanciare la piccola e media impresa? «L'ho già detto, meno tasse e più libertà. Qualcosa noi abbiamo fatto, ad esempio abbiamo detassato la ricerca e inserito nella "finanziaria" i distretti, che sono una cosa molto importante perché nell'imprenditoria - specie in quella medio-piccola - l'unione fa la forza, bisogna unirsi e investire assieme».
Giorgio Lambri, Libertà del 28 febbraio 2006
|