Dopo la crisi o si cresce o si muore. Piacenza vuol vivere, vuol crescere.
E Sergio Giglio, presidente di Confindustria, propone a Palazzo Gotico un patto per la ricostruzione dal sapore post-bellico, perché la crisi questo è stata ed è: una guerra a sopravvivere.
Dove non può aver spazio il «partito del no» al fare.
Giglio lancia la proposta sotto lo sguardo della presidente nazionale Emma Marcegaglia che terrà una relazione a tamburo battente, affilata come un rasoio e capace di infiammare l'uditorio su tutti i temi caldi, ripetendo che l'Italia e l'Europa corrono un rischio storico.
O si lavora sodo o è un salto nel buio.
Il sindaco Roberto Reggi porta i saluti di Palazzo Mercanti, loda Giglio per l'ottimo lavoro, e le «imprese che reagiscono bene» alla crisi. Peccato la penalità dello Stato, col patto di stabilità, sui Comuni virtuosi. Il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, sorprende con un annuncio e due proposte: un ordine del giorno della maggioranza al Ptcp per inserire una nuova diga nel nostro territorio e la disponibilità a costruire in progetto di finanza con privati e in accordo con la Regione per un'importante infrastruttura. Non dice quale, ma forse è un ponte-bis, forse la metropolitana leggera.
Ma è Giglio a dettare ritmo e contenuti alla giornata. E dunque, nessun alibi. Cosa serve, ciascuno lo sa: più lavoro e meno sprechi, più investimenti strutturali e meno rendite di posizione, meno carte inutili e più concretezza. E lavoro per le prossime generazioni («l'occupazione giovanile è il grande problema»).
Al sindaco Reggi, il presidente Giglio dà atto di aver lavorato molto per opere infrastrutturali di base: «ma ci permettiamo di insistere affinché osi maggiormente e colga le proposte che vengono dalle imprese, private e cooperative, per un ridisegno complessivo della nostra città, in linea con i modelli più evoluti». Il piano casa governativo sta partendo «a Parma è stato colto e pianificato per tempo. Da noi potrebbe essere una grande occasione persa, che qualcuno ha stimato in circa 100 milioni di euro». Occorre una griglia di regole chiare e trasparenti: «Alcune ce le diamo noi. Le creiamo dentro i nostri confini provinciali. E attraverso di esse rendiamo più difficile e più costoso fare impresa. Dalla tassa sulla bonifica a tutto quel complesso di norme anacronistiche e barocche, che traduciamo nei cosiddetti strumenti di gestione del territorio che vanno sotto il nome di Ptcp, Psc, Piae, Pae, Ptr, Prt». Indispensabile è quindi la semplificazione, ossigeno non solo per le imprese ma anche per i cittadini. E a Trespidi, presidente della Provincia: «Tenga duro e non si perda d'animo se c'è chi esulta dietro un cavillo legale, dietro la chiusura o la non apertura di una nuova attività». E si lavori per stringere i legami fra il gigante lombardo e l'operosità emiliana che guarda a Milano: «ci dobbiamo collegare in modo più rapido ed efficiente». Sì dunque ad una metropolitana leggera, e sì alla pedecollinare, al ponte di Castelvetro, infrastrutture che consentiranno - secondo Giglio - di fare un vero progetto di territorio «attrattivo sia per le imprese che per i turisti». E sì anche al nucleare: «opzione che ci convince già da tempo». Nessun facile ottimismo è lecito di questi tempi: «I nostri padri ed i nostri nonni uscirono dal disastro della guerra con sacrifici, lavoro, consenso, fantasia, coraggio e allegria, pur tra le macerie. Dei piacentini si dice che non amino la ribalta ma pratichino la riservatezza e il risparmio. Però, così come non esiste un diritto italiano al benessere, non ne esiste neppure uno piacentino. Gli imprenditori sanno che i prossimi tre anni sono cruciali per non ritrovarci più vecchi e meno ricchi. Gli anni della ripresa non ci aspettano. Sta a tutti noi saperli agganciare».
L'essenziale è agguantarla in velocità, in quanto all'eccezionalità del momento è denunciata dal grande numero, mai raggiunto prima, delle ore di cassa integrazione. «E' questo l'impegno per il lavoro che va richiesto alle imprese alle istituzioni ed al sindacato. Non certo una Termini Imerese piacentina». Benissimo le azioni di supporto ai consorzi fidi svolte da Camera di Commercio, Cassa Edile, Comuni come quello capoluogo per ridurre il costo dell'indebitamento o per aumentare la possibilità di concedere credito alle imprese. Giglio ha ricordato le difficoltà derivanti dalla stretta creditizia: «Le nostre sono in maggioranza piccole imprese, che non dispongono di grandi capitali e sono lontane da deprecabili speculazioni finanziarie, ma hanno progetti, voglia di fare e determinazione». Il tessuto imprenditoriale è sano: a Piacenza non è certo comune la pratica di avere imprenditori ricchi ed imprese povere. La meccanica nostra è ambasciatrice nel mondo, i saperi delle nostre università. Politecnico e Cattolica, facilitano innovazione e ricerca, sostenuti da soggetti pubblici e privati con in testa la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Il valore c'è, va spianata la strada all'impresa. E infine una stoccata, per Giglio vale la pena di riflettere dove la Regione indirizza le sue risorse, pensando ai Tecnopoli: «Per fare in modo che si eviti di mantenere carrozzoni inutili o, peggio, crearne dei nuovi». Patrizia Soffientini LIBERTA' del giorno 08/06/2010
Ed ecco, per estrema sintesi. I punti toccati dalla relazione del presidente Sergio Giglio. Italia, segno positivo La ripresa globale si irrobustisce ancora. Accelerano Usa, Giappone e Germania, la Russia riprende vigore mentre in Cina e Brasile c'è qualche segno di salutare rallentamento. L'Italia pare aver agganciato la ripresa -sottolinea Giglio - pur rimanendo lontana dai massimi pre-crisi. Il 2° trimestre sarà ancora positivo, trainato dalla produzione industriale (+4,0 per cento, stima Isae) che cresce ora a ritmi più sostenuti di quelli del biennio 2005-2007; ciò aumenta molto le probabilità di incremento del Pil sopra l'1 per cento nel 2010. Focus su Piacenza Venendo alla nostra provincia, i dati riferiti al secondo semestre 2009 rilevati dalla indagine di Confindustria congiunturale, hanno fatto emergere dati ancora negativi, dimostrando gli effetti che la crisi internazionale ha avuto sull'economia provinciale con tassi di decremento molto simili a quelli registrati nella rilevazione di inizio 2009, quando la crisi ha cominciato a manifestarsi anche da noi. Durante il secondo semestre 2009 produzione e fatturato hanno subito un netto calo (produzione: -14 per cento e fatturato totale: -14,62 per cento) rispetto al secondo semestre 2008. Montagne russe L'unico settore che, per ovvie ragioni strutturali, è riuscito a "tenere" è stato quello delle imprese alimentari - ha spiegato Giglio -. Difficile la situazione del settore meccanico (produzione: -19,67 per cento e fatturato: -19,13 per cento), quello maggiormente rappresentativo della nostra economia provinciale, e di quello dei materiali edili (produzione: -15,15 per cento e fatturato: -19,47 per cento). A dimostrazione del carattere "internazionale" della crisi si può notare come sia calato per la prima volta il fatturato estero in misura uguale a quello interno, mentre in tutte le precedenti indagini quel fatturato aveva fatto registrare risultati sempre migliori rispetto a quello domestico. Meno investimenti Anche l'andamento della spesa per investimenti - considerata sull'intero 2009, rispetto al 2008 - ricalca una situazione di particolare difficoltà: essa è, infatti, diminuita del 13,18 per cento nel 2009 rispetto al 2008 e soprattutto è più che raddoppiata la percentuale di imprenditori che non hanno effettuato investimenti durante l'anno (dal 7 per cento del 2008 al 17 per cento del 2009). segnali d'ottimismo Le previsioni per il 2010, anche se ancora negative, presentano, tuttavia, dati migliori rispetto a quelle manifestate sei mesi fa. Tranne alcuni casi isolati, le imprese nei primi mesi del 2010 confermano di aver registrato i primi segnali di ripresa, anche se non si è ancora in grado di dire con certezza che la tendenza sia stabile e consolidata. L'impressione che se ne ha è, che nel 2009, si sia toccato il punto più basso del ciclo e che ora si torni a risalire. I segnali più importanti arrivano dall'estero, che si conferma ancora una volta come la strada da percorrere per incrementare la tenuta e la competitività. Lavoro, è emergenza Se gli indicatori economici iniziano a migliorare, il problema che dobbiamo fronteggiare, escluso naturalmente quello delle scorribande finanziare che disturba e preoccupa non poco, è quello della tenuta occupazionale, poiché comunque è ancora lontano il livello di produzione e di ordini pre-crisi. I dati di cassa integrazione ci confermano la serietà e la profondità della crisi. Nei primi 4 mesi dell'anno le ore di cassa ordinaria sono state 1.500.000, mentre quelle di straordinaria hanno raggiunto il poco ambito traguardo del milione di ore. A ciò va aggiunto il ricorso alla Cassa in deroga, che ha interessato tutti quei settori che non godono tradizionalmente di ammortizzatori sociali. Il totale, nei primi 4 mesi dell'anno, assomma ad oltre 3 milioni di ore. Ambasciatori Ma le imprese stanno reagendo, quelle meccaniche sono da anni gli ambasciatori di Piacenza nel mondo. L'invito di Giglio è di cogliere l'occasione delle missioni organizzate sul modello sartoriale one-to-one «dalla nostra instancabile Mariangela Spezia», o la presenza alle fiere internazionali, core business di Cepi o Piacenza Alimentare.
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