Alla Fondazione di Piacenza e Vigevano finisce, dopo 14 anni, l'era di Gian Carlo Mazzocchi.
E inizia quella di Giacomo Marazzi. L'amministratore delegato di Cementirossi ha prevalso di larga misura: 14 preferenze per lui, 4 per Mazzocchi, 5 le schede bianche, una nulla. Così ieri mattina ha votato il consiglio generale della Fondazione. Alla seconda votazione però, quando, da statuto, il quorum si è abbassato al 51%. Al primo giro, dove erano richiesti i due terzi dei consensi, ossia 17 su 25, Marazzi ha avuto sempre 14 preferenze, contro le 5 di Mazzocchi, 3 schede bianche e una nulla. In due non hanno partecipato al voto: uno è stato Augusto Rizzi (designato in via Sant'Eufemia dal Comune), l'altro Mazzocchi. (omissis) Nel vuoto è perciò caduto il vibrante appello lanciato mercoledì scorso da Comune e Provincia. Il sindaco Roberto Reggi e il presidente Gian Luigi Boiardi avevano levato alta la loro voce contro la soluzione Marazzi, giudicata troppo di parte con quel marchio di fabbrica della Camera di Commercio, e non in grado di soddisfare le esigenze di «rappresentatività della comunità piacentina». Una candidatura di rottura, l'hanno definita, a cui veniva contrapposta quella di Mazzocchi ma non per un mandato pieno (quattro anni), bensì a termine, fino alla scadenza del consiglio di amministrazione (cda) di via Sant'Eufemia: 18 mesi in cui «preciso» compito dell'anziano professore della Cattolica (77 anni) sarebbe stato di «preparare una soluzione più ampiamente condivisa e più consona allo statuto della Fondazione».
Polemiche cui il neoeletto Giacomo Marazi guarda oggi, a traguardo superato, già con distacco: «Le cose sono andate in un certo modo, ma quella fase di fibrillazione per le candidature adesso si è chiusa. La cancelliamo e si riparte, nella vita di fa così. La carica è di quelle di prestigio, richiede lavoro e impegno. Per tutti».
Ai suoi contrappositori Marazzi tende la mano, se il timore è una Fondazione in aperto conflitto con le istituzioni, li rassicura: «Delle istituzioni ho il massimo rispetto, non sono un anarchico per carità, non sto con una parte né con l'altra, nella mia vita non mi sono mai schierato in partiti politici». Un'equidistanza che dimostrerà nei fatti, lascia intendere.
Comune e Provincia premono per un adeguata rappresentanza in cda ? «Certo che se ne terrà conto». La Fondazione avrà un nuovo modello di governance in linea con le diffuse richieste di trasparenza e di maggiore partecipazione decisionale? «Non ci sarà una gestione di tipo accentrato e autarchico», mette in chiaro Marazzi segnando così la distanza dallo stile rinfacciato al suo predecessore: «Bisogna fare dei gruppi di lavoro, distribuire deleghe all'interno, come lo statuto del resto prevede». E va scelto un vicepresidente, dopo lunghi anni di vacanza: «Anche questo è stabilito dallo statuto, lo facciamo certamente e dovrà essere espresso collegialmente».
LA VOTAZIONE. Ipotesi su come è andata la votazione a scrutinio segreto.
Come si sono divisi al momento del voto i 25 consiglieri generali della Fondazione? Scrutinio segreto, possibili perciò solo congetture. Giacomo Marazzi è stato eletto presidente alla seconda votazione, quella senza il quorum dei due terzi ma a maggioranza semplice, con 14 preferenze su 25. Si può supporre che gli siano arrivate dai 13 che avevano sottoscritto la sua candidatura - i tre designati dalla Cciaa, Luigino Peggiani, Guido Palladini, Vittorio Cavanna, i cinque di Vigevano, Vittorio Betassa, Angelo Grungo, Pierangelo Ugazio, Giuseppe Branca, Roberto Bellazzi, i due cooptati Luigi Cavanna e Giorgio Reggiani, l'esponente in quota Conservatorio Nicolini, Francesco Bussi, uno dei rappresentanti dei sindaci della provincia, Luigi Zani, e uno del volontariato, Gian Carlo Fiorani. Il 14° voto c'è chi lo rintracciano nell'esponente in quota Curia, Paolo Mazzoni.
A Gian Carlo Mazzocchi invece 5 consensi in prima votazione. Sarebbero arrivati dagli stessi sponsor della candidatura: i due rappresentanti della Provincia, Ferrante Trambaglio e Laura Iannelli, uno del Comune, Stefano Borotti, uno dei sindaci, Marco Bergonzi, e uno del volontariato, Rinaldo Busca. Un voto in meno al secondo scrutinio perché Borotti avrebbe scelto scheda bianca. Tra bianche, nulle e astensioni andrebbero perciò individuati i restanti membri del consiglio: Renato Zurla (sindaci), Ermanno Rebecchi (Ceis), Francesco Meneghini (Cattolica), Augusto Rizzi (Comune), Sandro Loschi (volontariato), Mazzocchi (Politecnico). (a firma di Gustavo Roccella, Libertà del 21/3/2005)
LE REAZIONI.
Roberto Reggi, sindaco di Piacenza. «L'auspicio è che Marazzi gestisca la presidenza molto meglio di come ha gestito la sua candidatura». Ed entra nel merito: «Era il candidato espresso da una parte e non è riuscito a far convergere su di sé i voti delle istituzioni, dell'università, di gran parte del volontariato e dei Comuni della provincia. Quindi come candidato ha lavorato male, tant'è che per eleggerlo non è bastata la prima votazione dove erano richiesti i due terzi del consiglio generale. Non è stato un buon inizio per un presidente che vuol essere di tutti e fare sistema come io ho sempre auspicato». Reggi indica un preciso banco di prova per verificare se davvero c'è la volontà di ricucire gli strappi con le istituzioni: «Il primo segnale Marazzi lo darà con la composizione del consiglio di amministrazione, da lì si capirà se vuole gestire con la condivisione di tutte le forze della città o solo con una parte».
Il riferimento è alle due nomine che attendono il cda della Fondazione, organo di sei membri (sette con il presidente) che non è in scadenza, ma che ha due posti vacanti: uno a seguito delle dimissioni, tre mesi fa, di Giuseppe Molinari, seggio in quota al Comune, e uno, in quota alla Camera di Commercio (Cciaa), dove fino a ieri sedeva lo stesso Marazzi, chiamato ora a lasciarlo in ragione dell'elezione a presidente. Chiaro che il sindaco si aspetta di poter avere voce in capitolo nella scelta dei nomi, nonostante l'elezione spetti al consiglio generale di via Sant'Eufemia su proposta del presidente. E magari anche di vedere assegnate al designando in quota al Comune, dunque di suo gradimento (è circolato il nome di Stefano Borotti), deleghe di peso.
L'amministrazione provinciale, si è affidata a una nota in cui «si congratula» con Marazzi «nella certezza che ci accumunerà sempre la volontà di operare al meglio per Piacenza e la sua provincia, attraverso momenti di concertazione con le realtà istituzionali e sociali del territorio». «Molte saranno le occasioni in cui ci si troverà sicuramente a collaborare sulla base dei valori condivisi della trasparenza e del rispetto nei confronti dei cittadini»,
Giuseppe Parenti, presidente della Camera di Commercio. Si dice «soddisfatto del risultato» anche perché in via Sant'Eufemia «un ricambio era opportuno». Le lacerazioni con le istituzioni? «Vanno superate grazie a una nuova governance della Fondazione», ma anche, concede, con una «calibrata ricomposizione del cda, ed eventualmente del consiglio generale». Parenti è sicuro che «si riuscirà a fare sistema», e nega che la Cciaa abbia fatto scelte di rottura.
Augusto Rizzi «Un'elezione con 14 voti è meglio del minimo di 13, ma è bene che adesso Marazzi diventi un presidente di tutti».
Ermanno Rebecchi (Ceis) «È stato un errore lasciare la percezione di un consiglio spaccato tra centrodestra e centrosinistra».
Rinaldo Busca (volontariato) si dice soprattutto «dispiaciuto del modo con cui è stata portata avanti la candidatura di Marazzi» e chiede «un cambio di rotta nella gestione operativa».
CHE COS'E' LA FONDAZIONE DI PIACENZA E VIGEVANO. Nato nel 1992 come fondazione bancaria emanazione della parte piacentina, e vigevanese, dell'allora Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, l'ente di via Sant'Eufemia è diventato, a seguito soprattutto della successiva alienazione delle azioni detenute nell'istituto di credito, un ricco serbatoio patrimoniale frutto dei risparmi delle comunità dei territori di riferimento, appunto Piacenza e Vigevano. Ogni anno ha il compito, da statuto, di effettuare erogazioni in determinati settori di intervento, erogazioni tanto più possibili quanto più oculata e redditizia è l'amministrazione di un capitale che nel bilancio 2003 era iscritto per l'importo di circa 400 milioni di euro. Di 16 milioni di euro, in quell'anno, il risultato economico, mentre le erogazioni furono di 9,66 milioni di euro. I conti 2004 devono ancora essere licenziati, ma è assai probabile che portino il patrimonio a veleggiare su quota 450 milioni di euro, nonostante il periodo di turbolenze finanziarie dei mercati. Lo statuto della Fondazione è stato riformato di recente, nell'autunno 2004, giusto in tempo prima dello scioglimento del vecchio consiglio generale scaduto l'11 novembre. I settori destinatari degli interventi dell'ente sono cinque: -“istruzione, educazione e formazione”, -“ricerca scientifica e tecnologica”, -“arte e cultura”, -“volontariato, filantropia, beneficienza”, -“assistenza agli anziani”, -con aggiunto l'ambito “famiglia e valori connessi”.
|