Bergonzi, Pd: «Assenza di strategia». Duro attacco anche da Putzu.
Fa tremare non solo il centrosinistra, ma anche parte dello stesso centrodestra, l'annuncio del presidente della Provincia, Massimo Trespidi, di volersi presentare alla prossima riunione del Comitato delle autonomie locali (Cal), fissata al primo ottobre, con due documenti. La proposta di indire un referendum per passare in Lombardia, e la richiesta di dimissioni per la sua presidente, Marcella Zappaterra.
«Così si fratturano definitivamente i rapporti con le altre province emiliano-romagnole» si scalda il capogruppo in consiglio provinciale del Pd, Marco Bergonzi.
Ma a sorprendere di più è il "fuoco amico".
Il consigliere comunale di Palazzo Mercanti, Filiberto Putzu, dello stesso partito del presidente Trespidi, il PdL, da giorni "postava" sulla sua pagina di Facebook commenti all'operato di Trespidi. Adesso, la divisione pare insanabile. «Ma che vada a casa lui» sbotta Putzu, in una nota. «Trespidi si attacca alla poltrona - prosegue il consigliere Putzu -. Non capisce, o non vuol capire, che si parla di tagli alla politica, non ai servizi: lasci lo stipendio da presidente della Provincia. Lo lasci lui, gli assessori e tutti coloro che, grazie alla "politica", ricevono soldi. Come si fa a non capire questo concetto? Da che pulpito si invita la Zappaterra a dimettersi? Trespidi, con la sua azione disordinata, confusa, estemporanea, priva di progettualità e di risultati positivi, non ha portato e non porterà, di certo, benefici al nostro territorio».
Un intervento, quello di Putzu, che non è piaciuto all'onorevole Tommaso Foti: «Il bersaglio preferito del consigliere Putzu è, da tempo il Pdl, colpevole di avergli regalato uno strapuntino buono per lanciare i suoi proclami» sostiene il coordinatore provinciale degli azzurri che aggiunge: «Se spera di essere cacciato dal Pdl, si sbaglia di grosso. Non regaliamo l'aureola del martiririo a nessuno, tanto meno a chi reclama le dimissioni altrui, ma non rassegna - dal partito e dal consiglio comunale - le proprie».
Difende la presidente Zappaterra (che, si ricorda, è anche presidente della Provincia di Ferrara) il sindaco di Vernasca, Gianluigi Molinari, unico rappresentante piacentino nel comitato di presidenza del Cal. «Il Cal non ha umiliato o offeso nessuno, perché il Cal non ha deciso nulla ufficialmente - spiega -. La Zappaterra è un'ottima amministratrice, sta seguendo in modo corretto e serio la vicenda. Non credo sia il suo ruolo il problema, parliamo di cose concrete. Avviamo finalmente un percorso unitario, nei possibili scenari in Emilia-Romagna». Il sindaco Molinari incontrerà domani gli altri esponenti del Cal, tra cui la stessa presidente Zappaterra.
Martedì, sarà faccia a faccia tra la Zappaterra e Trespidi.
«Questa situazione nasce dall'assenza di strategia che, dall'inizio, ha caratterizzato l'amministrazione provinciale, la quale si è limitata a ondeggiare continuamente - sottolinea il consigliere provinciale Bergonzi - tra improbabili richieste di deroghe ai criteri decisi dal Governo e tra vagheggianti idee secondo cui Lodi ci avrebbe spalancato la porta, lasciandoci addirittura fare il capoluogo della nuova provincia allargata. Tutto questo ha portato all'assenza di trattativa. Adesso, la rottura. Non vi è intesa con gli altri territori, quindi siamo poco ottimisti sui risultati di una possibile negoziazione regionale. Il presidente si è limitato a prendere a "schiaffi politici" la Zappaterra, esattamente il contrario di quello che avrebbe dovuto fare. Sul referendum, noi, comunque, in consiglio provinciale faremo battaglia».
Elisa Malacalza, LIBERTA' del 23/09/2012
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