Non tutte le idee aprono "autostrade". Possono, piuttosto, portare a un vicolo cieco». L'onorevole Tommaso Foti del PdL liquida così gli entusiasmi del presidente della Provincia, Massimo Trespidi. Il quale ieri aveva indicato nella richiesta di una deroga ai parametri "cancella province" - estensione territoriale e numero di abitanti - una possibile salvezza per Piacenza, sul modello lombardo.
Un'ipotesi che, secondo quanto anticipato dal presidente Trespidi, avrebbe potuto incassare un voto unanime al prossimo consiglio provinciale, previsto per il 28 settembre. Ma dallo stesso partito del presidente arriva un freno, che potrebbe portare a una spaccatura interna. «Prima di votare il provvedimento, aspettiamo di leggerlo» chiarisce il capogruppo del PdL in consiglio provinciale, Filippo Bertolini, con il consigliere Michele Magnaschi.
Ecco cosa non andrebbe nella "linea Trespidi".
"NON SI PUÒ ANDARE CONTRO LA LEGGE" «Il Consiglio delle autonomie locali (Cal) della Lombardia, così come, ad esempio, quello del Molise o della Campania, partono da un presupposto, e cioè quello che intendano impugnare i criteri indicati dal governo, presentando ricorso alla Corte Costituzionale - sottolinea Foti -. Mi risulta, invece, che la regione Emilia-Romagna, nonostante le richieste dei consiglieri regionali di PdL e Lega Nord, sia una delle poche a non essersi neppure sognata di procedere in questa direzione. Anzi, a voler essere precisi ricordo che non ha ricorso neppure contro il "Salva Italia"; del resto, nessun ente glielo ha chiesto. La legge è piuttosto chiara, il riordino deve essere effettuato nel rispetto dei requisiti minimi. E non si può in alcun modo andare contro alla legge».
"IL REFERENDUM, COSÌ, È SEPOLTO" Alla fine, su questa strada, «rischiamo di non decidere - precisa il deputato -. E se il Cal, ormai passacarte, non dà un parere, il Governo si avvarrà del potere sostitutivo decidendo in prima persona sul riordino: la decisione più facile sarebbe quella di unire Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Ora, possiamo parlare, al massimo, di criteri aggiuntivi, ulteriori, ma non sostitutivi. Così, invece, si affossa definitivamente l'ipotesi del referendum, perché se si vuole stare in Emilia non ha alcun senso procedere in quella direzione: dopo l'annuncio del presidente Trespidi, il referendum è seppellito. Le due strade non sono conciliabili, ne prendo atto».
FOTI APRE IL DIBATTITO SU PARTECIPATE E TPL La priorità per il parlamentare, ora, è mettere sul tavolo le compatibilità con i territori (se non si procede al referendum, andando a vedere quelle con Parma, innanzitutto), per poter aprire almeno una negoziazione. «Ad esempio, come sarà gestito il trasporto pubblico locale, una delle deleghe specificatamente trasferite alla Provincia? Quante partecipate ha Parma? Come si possono integrare i poli logistici di Piacenza e Parma? Di questo bisognerebbe parlare» invita Foti.
Elisa Malacalza LIBERTA' del giorno 09/09/2012
|