«Non penso che l'opposizione abbia bisogno di capi».
La vede così Tommaso Foti (An) su uno dei tormentoni post elettorali nel centrodestra, con i fans dell'ex candidato sindaco Dario Squeri a spingere per un suo ruolo da capo dell'opposizione in consiglio comunale e gli altri, pur con formule all'apparenza garbate, che lasciano intendere di preferire per il candidato sconfitto ruoli decisamente più defilati.
E mentre da Squeri ancora si attende che faccia sapere se resterà in consiglio o si dimetterà, ecco che ieri in un'intervista tv l'onorevole di An ha dato sul punto una risposta netta. Suona da altolà alle ambizioni di riscossa arrivate da Piacenza Libera e dallo staff dell'ex candidato sindaco che vede in Squeri l'indiscusso leader del centrodestra.
Le parole di Foti fanno il paio con quelle di Marco Civardi, primo dei non eletti di An, che in un comunicato invita l'opposizione ad analizzare «con serietà e in modo approfondito le motivazioni che hanno decretato quei 6mila voti in più che hanno sancito il trionfo di Roberto Reggi». Questo per trarne quelle «modalità innovative» che possano guardare con rinnovata fiducia ai prossimi appuntamenti elettorali, a partire dalle provinciali del 2009. E a tale proposito la priorità va all'utilizzo delle primarie per l'inviduazione dei candidati da mettere in campo. An l'aveva proposto anche per le comunali: «Non era, il nostro, un artificio per impallinare qualcuno o per promuovere qualcun altro; era una necessità che sentivamo, scaturita da due ordini di considerazioni: prima di tutto avvertivamo il rischio, poi ahimé verificatosi, che il candidato che appariva all'orizzonte con tinte sempre più forti e nette (Squeri, ndr), potesse non essere condiviso pienamente dal nostro elettorato, per la sua vicenda politica passata e per altri motivi. In secondo luogo ritenevamo - e riteniamo - che in un momento in cui sia netta la discrasia fra la voglia di partecipazione alla vita pubblica e politica da parte delle persone (riprova ne sono i mille candidati al consiglio comunale e le alte percentuali di votanti, anche al ballottaggio) e la fiducia della stessa gente per i partiti e in particolare per alcune loro nebulose decisioni, le primarie rappresentino la soluzione ideale per consultare la base, farla compartecipare alle decisioni, creare entusiasmo».
Il popolo del centrodestra chiede «una leadership da esso individuata e riconosciuta, non certo imposta da altri, spesso dal chiuso di qualche ufficio romano», annota Civardi secondo cui «da subito il centrodestra piacentino» deve dotarsi delle primarie «per decidere la leadership, la classe dirigente, il candidato per la presidenza della Provincia» e anche «i 24 candidati di An ai collegi delle provinciali». «Basta veti e ricatti; basta decisioni prese a tavolino, spesso anche fuori dai confini provinciali».
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