«Vista la nostra piccola quota, non potremo mai vendere azioni di Enìa altrimenti perderemo il controllo sulla società e in particolare sull'inceneritore».
Forza Italia interviene con il consigliere comunale di Piacenza Filiberto Putzu nel dibattito attorno alla società emiliana. Un gruppo di consiglieri "azzurri", con Paolo Mancioppi della Lega Nord e Andrea Paparo di An, hanno chiesto anche un consiglio comunale aperto sul tema: «Chiediamo di ascoltare Marco Elefanti (il vicepresidente piacentino di Enìa, ndr) per capire i conti, sapere quanto ci costa Enìa e la partecipazione in Delmi».
Putzu già lunedì scorso in aula, durante la discussione sulla variazione di bilancio, ha polemizzato per lo stanziamento di 250mila euro destinati a Enìa per i lavori conseguenti alla nevicata dell'inverno scorso («Se abbiamo 900mila euro di utili e noi ne diamo 250mila, andiamo sotto la quota di 700mila euro di utili che, prima di Enìa, Tesa fruttava al Comune»).
Ma è sulla vendita di azioni che Forza Italia esprime le maggiori preoccupazioni: «Ne abbiamo parlato e siamo contrari a vendere sia prima che dopo la quotazione», ipotesi quest'ultima non esclusa nei giorni scorsi dal sindaco Roberto Reggi (v. Libertà del 22 novembre) dopo le polemiche aperte dall'annuncio del sindaco di Parma Elvio Ubaldi di cedere il 4% (per un valore di circa 27 milioni di euro) delle azioni detenute dal Comune ducale. Una possibilità da valutare, anche a Piacenza, e comunque mossa - come a Parma - dalla necessità di recuperare risorse.
Forza Italia si mette, però, di traverso «perché vista la nostra piccola quota (il 6,48%, ndr) non avremo più il controllo, perderemo forza: il nostro inceneritore rischierebbe di diventare un incenerimento ducale e bruciare i rifiuti anche altrui».
Putzu dice di aver visto favorevolmente a suo tempo l'aggregazione, e tuttavia di nutrire oggi ha qualche dubbio sull'utilità: «I servizi non sono migliorati, gli utili sono modesti e se ci aggreghiamo con Hera sarà il solito carrozzone pubblico».
Sulla decisione parmense Putzu si limita a considerare che «Parma ha una mentalità diversa, imprenditoriale: il loro partner sono le banche, il nostro invece, dopo avergli venduto il 40% di Tesa, è diventato Agac (l'ex municipalizzata di Reggio, ndr) e adesso con la piccola quota che ci è rimasta non possiamo vendere altrimenti perdiamo il controllo».
Una linea, quella di Forza Italia su Enìa, che si direbbe proprio finire in rotta di collisione con le tesi programmatiche annunciate lo scorso marzo dal Cpe di Dario Squeri. Alla convention al teatro Municipale intitolata "Piacenza Libera", l'ex presidente della Provincia oggi candidato-sindaco in pectore del centrodestra per le elezioni di primavera aveva indicato nella vendita dell'intera partecipazione del Comune in Enìa la strada da seguire per recuperare le risorse (70 milioni di euro) «da investire nella città». Questo uno dei cinque punti programmatici illustrati in quell'occasione da Squeri, convinto già allora (v. Libertà del 20 marzo 2005) che Enìa sia qualcosa di «non stategico», «un carrozzone» per i piacentini a cui «interessano le tariffe basse e lo sgombero del rudo». gu.ro., Libertà del 30 novembre 2006
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