«Proposta a Udc, Udeur ed ex Ppi. Spero già nel 2006»
LA FRASE Alcuni elettori ci hanno abbandonato, ma i moderati non cambiano schieramento, al massimo si astengono Le primarie? Si possono fare in una o due Regioni dove siamo all' opposizione.
Chiede la formazione della «sezione italiana del Partito popolare europeo» che in prospettiva conduca al «partito unico del centrodestra». Respinge l' ipotesi di primarie per sé ma ne ammette la possibilità per «una o due Regioni». Giudica «personalistico» gran parte del malessere di Forza Italia e chiede «di ringiovanire» i coordinatori «in carica da troppi anni». Infine, non esclude la nascita di una sua «lista». Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, si prepara alle Regionali con un occhio a Forza Italia e un altro ai contrasti nella coalizione.
Perché un Ppe italiano? «Perché risponde all' esigenza degli elettori, che chiedono una semplificazione del quadro politico. In secondo luogo perché è un processo comunque destinato ad affermarsi, come è successo all' estero. La nostra proposta avrebbe effetti benefici anche sull' altro schieramento». In che senso? «Porterebbe di riflesso a una semplificazione, creando così due proposte alternative, ma rispettose. Sarebbe la fine di questa delegittimazione che non fa bene al Paese». Nel centrosinistra è nato il Listone di Prodi. «Ma unisce alcune persone che fanno riferimento al Ppe, altre al Pse. E infatti si sono divisi subito». E voi? «Noi vogliamo unificare i partiti e le personalità che aderiscono in Europa al Partito popolare europeo. Compresi Udeur e popolari della Margherita». Che sono con la sinistra. «E' l' anomalia italiana. Non è una provocazione, ma un invito a ragionare insieme, a chiedersi perché chi è insieme in Europa è diviso in Italia. In fondo, i valori a cui diciamo di ispirarci sono gli stessi». E l' Udc? Follini ha già fatto naufragare la lista unica alle Politiche. Temono di essere fagocitati da Forza Italia. «Non penso a un partito schiacciatutto, che annulli le identità, ma a un raggruppamento pluralistico. Con Follini parlerò di questi temi a Rimini». Sandro Bondi nel Grande Centro vorrebbe anche Alleanza nazionale e Lega. «An è interessata a un progetto di adesione in Europa al Ppe. E se succedesse lì, sarebbe ovvio anche in Italia. Anche la Lega, più avanti, potrebbe entrare. Vorrei coinvolgere anche pezzi di movimento e associazionismo, non solo cattolico. Si può ipotizzare - temo un po' a pronunciare queste parole - un partito unico del centrodestra. Salvo il diritto di cittadinanza per chi non vuole aderire. Questo vorrebbe dire un partito del 40 per cento e oltre: daremmo stabilità al Paese e saremmo una calamita formidabile per gli astenuti». Ce la farete entro il 2006? «Sarebbe bello, ma onestamente è difficile. Se non ce la facessimo, però, non sarebbe un fallimento. E' un processo lungo. Si potrebbe cominciare collegando i gruppi in Parlamento e nelle Regioni. Poi passare a una federazione, infine a un partito». E' il ritorno della Dc? «No, la Dc appartiene a una fase storica passata, ha una storia ampiamente gloriosa, sia pure con le ombre che conosciamo. E poi anche nel Ppe, come in Forza Italia, ora ci sono anime diverse: liberali, laici non anticattolici, riformisti sociali». Questa accelerazione nasce anche dalla sconfitta elettorale di Forza Italia? «Alcuni nostri elettori ci hanno abbandonato, ma il voto ha chiarito che l' elettore moderato non cambia schieramento: rimane nell' area o si astiene. Anche questo ci incoraggia sulla lista unica». E il malessere in Forza Italia? I firmatari della lettera di protesta? Gli autoconvocati? «Berlusconi ha chiarito tutto, riconfermando la fiducia a Bondi e Cicchitto. Non vedo dissenso e, se c' è, non è per motivazioni politiche. Più che altro si è trattato di personalismi. Il rinnovamento sta partendo dai vertici, si sta dando un bello scossone». Ci voleva, dopo le elezioni? «Sono stato il primo a dire che i risultati dovevano farci riflettere. Candidati sbagliati, una struttura ingessata. Ci sono coordinatori in carica da sei, otto, dieci anni». Paolo Romani è coordinatore lombardo da sei anni. «L' identikit che ho tracciato vale per molti». Nella febbre delle primarie qualcuno ha pensato anche alle Regioni. «Mi sembra eccessivo, non credo che gli elettori siano contenti di votare un' altra volta. Ma si potrebbe sperimentare questo metodo, come eccezione, in una o due Regioni dove siamo all' opposizione. Per la scelta di candidati significativi, se questi non si impongono da sé». Diversi governatori del Polo, come Biasotti in Liguria, pensano a liste civiche. Ci sarà anche una lista Formigoni? «Non è escluso, vedremo con gli altri. Liste del genere consentono di presentare un' offerta politica larga, attirando nuovi elettori e riducendo l' astensionismo. Ma sarà una decisione che prenderemo insieme».
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