Marazzi: dal flop di Banca Monte Parma non perderemo niente
La Fondazione di Piacenza e Vigevano ha retto bene ai rovesci finanziari di questi anni, le erogazioni si sono mantenute sul livello abituale di 7 milioni di euro senza intaccare il patrimonio netto che resta ancorato sopra i 400 milioni di euro (404 a fine 2009, diventati 406 al 30 giugno 2010).
Salvo nuovi tsunami sui mercati, ci sono tutte le premesse perché il trend positivo si confermi nei prossimi esercizi, scivoloni come il crack della società Aeroterminal Venezia partecipata dalla Fondazione tramite le Funivie di Folgarida-Marileva costato 15 milioni di euro o come il pesante rosso della Banca Monte Parma di cui l'ente di via Sant'Eufemia detiene il 18% non lasceranno cicatrici durature.
Parola di Giacomo Marazzi che ieri è stato ascoltato dalla commissione consiliare 4.
Un'audizione, quella del presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, chiesta da esponenti delle minoranze - capofila Carlo Mazza (gruppo misto) - proprio dopo le notizie di stampa sulla perdita di bilancio di 15 milioni di euro accusata nel 2009 da Banca Monte Parma. «Esistono rischi di ricadute sul patrimonio finanziario» di via Sant'Eufemia? Questo la domanda rivolta a Marazzi che non si è sottratto, sebbene avesse preliminarmente chiesto di negare alla stampa l'ascolto della seduta in ragione della «fase molto delicata» che l'istituto di credito parmense sta vivendo. Motivi di riservatezza che però non hanno convinto Mazza e Gianni D'Amo (Piacenzacomune) che hanno sottolineato la natura pubblica dell'audizione. Marazzi ha così desistito, invitando peraltro gli organi di informazione a omettere i dettagli di certi passaggi della sua relazione.
L'ingresso in Banca Monte Parma, maturato nel corso del 2008, ha visto la Fondazione rilevare dal Monte dei Paschi il 15% del capitale al prezzo di 60,4 milioni di euro, cifra lievitata a 72 milioni dopo il più recente acquisto di un ulteriore 3% (stavolta da Banca Sella). A ispirare l'investimento l'idea, ha ricostruito il presidente, che «una banca locale (Parma, Piacenza e Reggio il bacino di riferimento, ndr) se ben gestita può fare cose importanti sul territorio, con ricadute positive sul nostro patrimonio». Poi il 2009 è andato come è andato, da quanto si è capito il buco di 15 milioni di euro ha rotto l'armonia all'interno del cda presieduto da Alberto Guareschi (e in cui siede lo stesso Marazzi), tra i soci ne è scaturito un braccio di ferro che ha portato all'azzeramento dell'organismo di vertice e all'aprirsi di una prospettiva di rilancio affidata all'ingresso di un nuovo partner industriale. Prospettiva accolta con favore dal presidente della Fondazione che sta seguendo da vicino i negoziati in corso con «tre istituti di credito interessati a entrare perché questo è un territorio che ha superato molto bene la crisi». Marazzi si è detto fiducioso che dal flop di Banca Monte Parma «non perderemo niente».
E a chi, come Mazza, lo ha incalzato sul peso di quel disavanzo sui conti di via Sant'Eufemia, ha risposto sostenendo che è complicato da quantificare non essendo la banca quotata in Borsa. «Si rincorrono in città le voci che parlano di una perdita per la Fondazione di 100 milioni di euro», ha insistito Giovanna Calciati (Pd), «può smentirle? ». «Se abbiamo investito 72 milioni come si può dire che ne abbiamo persi 100», si è accalorato il presidente, «senza contare che se si scende sotto certi livelli interviene Bankitalia e ti commissaria».
Tagliente il giudizio di Marazzi su «una città» che in questi casi si dimostra «di minchioni»: «La gente è strana, abbiamo investito 4 milioni in azioni Enìa che hanno perso il 60% del valore, ma nessuno se ne cura. Mi si chiede invece conto della Banca, forse c'è chi vuole sostenere che non so fare il mio mestiere, ma finché sono qui tocca a me decidere». Su un piano più generale il presidente ha rivendicato i risultati di una gestione che continua ad avere il segno positivo nonostante le tempeste finanziarie degli ultimi tre anni abbiano fatto piangere tante fondazioni ex bancarie: «Hanno perso mediamente il 16%, noi ci stiamo barcamenando, credo che ne usciremo bene confermando i livelli di erogazioni e il valore reale del patrimonio. Perché siamo stati più bravi? Forse, ma è possibile che abbia contato solo il fattore "c", siamo stati fortunati», ha fatto esercizio di umiltà Marazzi non senza però sottolineare la bontà di certi approcci prudenziali adottati sotto la sua reggenza.
Durerà altri tre anni il mandato in via Sant'Eufemia: «State tranquilli, alla scadenza mi farò da parte, non sono più rieleggibile. Sono in Fondazione in spirito di servizio, rinunciando a fare altre cose. Di quattrini ne ho persi molti, ma ci metto la faccia, devo tutelare i soldi dei piacentini».
Gustavo Rocella Libertà 03/07/2010
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