Con un colpo di scena inatteso, la Fondazione di Piacenza e Vigevano resta senza presidente.
Stamattina Francesco Scaravaggi rassegnerà le dimissioni dalla carica dopo quindici mesi dal suo insediamento.
Scaravaggi ieri ha posto ai voti l'azzeramento del consiglio di amministrazione (Beniamino Anselmi, Franco Marenghi, Giovanni Rebecchi, Stefano Pareti, Carlo Tagliaferri, Renzo De Candia) dopo che sono emerse contrapposizioni interne e ha messo come condizione che fosse accolta la proposta, diversamente si sarebbe dimesso. E le cose sono andate proprio così. Su 19 presenti, 10 voti a favore della mozione del presidente non sono bastati, ne occorrevano almeno 13 (8 i contrari e 1 astenuto). A quel punto, di fronte a una sfiducia, le dimissioni sono diventate inevitabili.
Iniziato alle 15.15 e terminato quattro ore dopo, il consiglio generale ha visto momenti di grande tensione, ribaltamenti di posizioni, accuse e difese.
Alla fine, il più sereno di tutti è apparso proprio Scaravaggi: «Sono tranquillo, vado a casa e mi curerò la gastrite che mi ha fatto venire la Fondazione» ha commentato di fronte ai giornalisti. «Al consiglio ho detto tante cose - ha dichiarato - ho dato le ragioni del perché chiedevo le dimissioni del cda, probabilmente non sono stati d'accordo tutti. C'era il numero sufficiente di consiglieri perché fosse legale la convocazione, con tredici voti favorevoli sarei restato».
Il presidente dimissionario aggiunge: «Ho chiarito di voler rifare completamente il cda». Poi una stoccata a chi si è opposto, anche se non fa nomi: «Non ho capito tutto l'attaccamento per restare qua o faccio finta di non averlo capito, certo non mi piacciono queste Fondazioni dove c'è gente incollata alla sedia». Il voto a suo favore di Giglio? «Quella che prima era l'opposizione oggi era favorevole a questo cambio, dei dieci voti a mio favore una buona parte erano quelli di Giglio».
Ma su quale base si è generata la frattura interna nel cda? «Venivo scavalcato - spiega Scaravaggi - ma per non far ricadere delle colpe su uno piuttosto che su un altro, avevo deciso di cancellare il cda e ne proponevo uno nuovo fatto da me».
Ma non era stato lo stesso Scaravaggi a scegliersi la sua squadra? «Un anno e mezzo fa - ha risposto - il cda era già un po' precostituito quando hanno proposto di mettere il sottoscritto alla presidenza, un mare di gente ci lavorava intorno a questa cosa, allora l'ho preso così perché ritenevo fosse giusto, ma non era una mia scelta autonoma».
Cosa non ha funzionato? «Mi scavalcavano, a volte venivo a saper il giorno dopo quello che qualcuno aveva fatto il giorno prima, mi sono lamentato subito, ma nella frenesia di fare le cose della Fondazione sono andato avanti. Domani (oggi per chi legge, ndr) vengo a prendere le mie carte. La mia avventura in Fondazione è finita, un po' me lo auguravo, avevo messo una bottiglia in frigorifero, ora la stappo per davvero.... Era una "bicicletta" per me troppo pesante, trovino una persona più a modo, più competente. A me spiace per la Fondazione, ma per una Fondazione di questo tipo non sono molto adatto». Patrizia Soffientini LIBERTA' 17/06/2014
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