di SERGIO GIGLIO
Si fa sempre più intenso il dibattito sul "Futuro" di Piacenza. Oggi interviene il presidente di Confindustria Piacenza, Sergio Giglio.
In questi mesi la complessa macchina del Patto Strategico di Piacenza sta cercando di disegnare le linee strategiche sulle quali impiantare lo sviluppo della nostra provincia e, mentre ci si sforza di individuare i cosiddetti "progetti bandiera", un vivace dibattito si arricchisce di giorno in giorno di policromi contributi. Quello che finora è emerso, è che Piacenza ha innanzitutto bisogno di condividere progetti attraverso una rinnovata concertazione o, come ha detto l'amico Dario Squeri, di un rinnovato umanesimo, sotto l'abile guida di una autorevole cabina di regia, che ci traghetti verso un futuro nel quale la nostra città si distingua dalle altre per la qualità del vivere, nella quale, come ha dichiarato il nostro sindaco Reggi, la cultura, l'arte, la natura siano i prodotti di punta del nostro marketing territoriale e dove la creatività sia gestita proficuamente Bene, anzi benissimo. Sono pensieri condivisibili, naturali e sacrosanti in una città benestante, nella quale esiste un discreto livello di ricchezza diffusa e nella quale fortunatamente ci si può permettere il lusso di desiderare - e cercare di perseguire - un futuro con meno hardware e più software. Mi rendo conto che la mia "vision 2020" potrebbe essere un tantino distorta dal fatto che io di mestiere faccio l'industriale e che ne frequento sempre tanti, ma faccio un po' fatica a pensare che la nostra provincia possa fare veramente a meno delle attività industriali, del suo artigianato e dei servizi, anche professionali, ad essi relativi. Io credo, al contrario, che su queste attività il nostro territorio debba ancora investire.
Forse ci mancano tante cose, forse non abbiamo un "imprenditore di riferimento" nel senso che intende Gotti Tedeschi, ma sicuramente non mancano gli esempi eccellenti di imprese che sono cresciute nel tempo, alcune delle quali hanno anche conquistato la fiducia dei mercati finanziari. Le nostre fabbriche, dalle quali ogni mese vengono pagati oltre trentacinquemila stipendi, hanno fatto scuola in tutti questi anni. Esse rappresentano comunque un forte investimento in conoscenze, non ristretto al solo ambito tecnico-produttivo, con la presenza di un capitale umano qualificato e la capacità di stabilire relazioni sia in ambito nazionale che internazionale, per sostenere le quali Confindustria Piacenza proporrà un articolato programma. Non dimentichiamo che le nostre imprese rappresentano un'opportunità di impiego anche per i tecnici che si stanno formando nelle nostre università per i quali, diversamente, non esisterà altra alternativa che il pendolarismo o l'emigrazione. Così come per gli immigrati che cercano anche nella nostra città che vuol essere solidale, un'occasione di riscatto. Siamo consapevoli che per noi industriali il miglioramento continuo è un dovere e per questo crediamo agli investimenti che potenziano la nostra rete di laboratori e centri di ricerca. Per questo siamo convinti che anche il progetto Ignitor debba essere affrontato con la giusta serenità e attenzione. Sappiamo che la nostra piccola dimensione ci impone di fare squadra. Tra di noi e con le Istituzioni. Con il consorzio Cosipc vogliamo trasmettere agli imprenditori piacentini la cultura del lavorare insieme. Non solo tra industriali, ma anche con le altre categorie imprenditoriali, magari per presentare anche un progetto importante di riqualificazione della nostra città, qualora la notizia della prossima alienazione di aree militari si dovesse rivelare esatta.
Con le Istituzioni siamo come sempre disponibili al confronto per eliminare se esiste - come ipotizza Daniele Fornari - una percezione sbagliata o pregiudizievole di ciò che le stesse fanno per sostenere gli sforzi di crescita delle imprese. Per questo abbiamo deciso di utilizzare il nostro tradizionale seminario residenziale di Santa Margherita per migliorare la reciproca conoscenza. Ritengo che gli industriali piacentini siano una presenza viva del territorio che ha sempre cercato di rispondere positivamente alle richieste di sostegno che privati e Pubbliche Amministrazioni ci hanno rivolto nei diversi ambiti a cominciare dall'arte e dalla cultura.
Cosa saremo tra vent'anni o forse solo tra dieci è difficile da dire, poiché la tecnica della previsione è un'arte estremamente complessa. E' sicuramente indiscutibile che il nostro futuro dipenderà in parte dalle scelte che stiamo facendo adesso e che non possono tenere conto di quello che è Piacenza , cioè una provincia padana nella quale il turismo, l'arte e la cultura possono rappresentare sicuramente una interessante integrazione delle attività più tradizionali ma non potranno, da soli, costituire la nostra fonte di produzione di ricchezza.
SERGIO GIGLIO, Presidente Confindustria Piacenza (Libertà del 25 gennaio 2006)
|