L'occasione da "una volta al secolo" è qui. A poco più di cento giorni di distanza temporale.
Piacenza si prepara al rush finale verso Expo 2015, sono momenti decisivi per la realizzazione della Piazzetta e per la scelta definitiva dei progetti turistici sulla base di una prima cernita già effettuata.
Insieme a Silvio Ferrari, manager di Cargill e dall'ottobre 2013 grande timoniere dell'Ats (associazione temporanea di scopo) di Piacenza per Expo 2015, facciamo il punto sull'avventura milanese.
Presidente Ferrari, come vanno i preparativi piacentini? «Siamo in una fase molto delicata, molto critica, a febbraio si deve partire con la costruzione della nostra Piazzetta. La metafora della "Grande Zolla" è piaciuta molto, nessuno ha sollevato obiezioni, esprime un concetto di laboriosità. Ho voluto una Piazzetta non solo attrattiva, ma un po' esclusiva in mezzo alle altre. Siamo gli unici ad aver concepito un luogo per le aziende, per chi opera, produce, crea ricchezza e dà impiego, per i veri protagonisti. Bella la cultura, bella l'arte, ma al centro c'è la produttività, l'innovazione e la tradizione di Piacenza. Il concetto del "fare". Poi c'è la carta dei valori, otto, che si ripeteranno tre volte nei sei mesi. Il tutto è molto più impegnativo di un'esposizione fieristica».
Le aziende disposte a venire aumentano? E come staranno lì dentro? «Siamo a quarantadue aziende e tre interessate. Ne avremo certamente altre per le cinquantaquattro settimane. Ogni settimana due aziende ci accompagneranno, una presenza operosa. Avranno due postazioni, un desk di ricevimento, dietro c'è la saletta chiusa per incontri, affari, per esporre i prodotti, salumi e vini, un ambiente di intrattenimento anche visivo. C'è la dimensione istituzionale come in tutte le Expo e c'è il racconto del valore di una certa azienda. Se poi si vuole assaggiare il prodotto, si fa nell'area privata, in una logica più commerciale».
E' stato accolto il progetto definitivo della Piazzetta con ascensore e giardinetto in sommità? «L'ascensore ci porterebbe alla terrazza, al "mirador", per offrire una visione dall'alto, per prendere un aperitivo e intrattenere il cliente. La commissione di valutazione di Milano non ha posto veti, ma ci sono scavi da fare, si valutano i limiti tecnici. Lunedì incontrerò una serie di potenziali fornitori. E' come costruire una casa, qualcuno deve dirigere i lavori, occorre l'elettricista, l'idraulico. I fornitori saranno sette o otto. Siamo abbastanza avanti, ma tutti gli accordi si devono chiudere nel giro di dieci giorni. Restano febbraio e marzo per costruire, poi si dovrà montare la Piazzetta a Milano entro aprile. I fornitori cercheranno di aiutarci in un'ottica non di lucro, ma per poter dire di aver contribuito. Far partire il cantiere "Piazzetta" permetterà di concentrarci poi sulla città e sui progetti di valorizzazione da mettere nel palinsesto».
Il costo di 200 mila euro come si copre? «Abbiamo fondi dell'Ats e la copertura dovuta agli spazi acquistati dalle aziende. Non si fa tutto solo per i sei mesi di Expo da maggio a ottobre. Costruire la Piazzetta in un certo modo significa essere lungimiranti, poterla rimontare. Si potrebbe lanciare un referendum fra i cittadini sul posto dove ricollocarla in città. Oggi è Casa Piacenza, domani sarà il monumento a ricordo di un Expo che farà storia».
C'è chi ha fatto notare che esiste però una Piazzetta Emilia Romagna dove si può accedere gratuitamente. «E' molto diversa. La Piazzetta Emilia Romagna c'è per gli ultimi tre mesi, da agosto, e lì andranno associazioni e non singole imprese. Noi abbiamo fatto la scelta di mettere al centro l'impresa. Comunque siamo in contatto da sempre con la Regione Emilia Romagna e in piena sintonia, faremo iniziative insieme. Ma da noi si potrà vendere, là no».
Il budget generale sui progetti fuori-Expo si è asciugato per effetto della crisi. «Riusciamo a mantenere una massa critica sui progetti di 600/700 mila euro, non è male. Si cerca di distribuire le risorse valorizzando prima la Piazzetta, nostra vetrina, dopo il fuori-Expo. Abbiamo quattro mesi di fuoco, ci sono questioni aperte, ad esempio i trasporti, ma, come diceva Orazio Coclite, uno alla volta».
Mancano certezze sul treno veloce. «Ci proveremo fino all'ultimo, ci sono interessi diversi tra due regioni gestite anche politicamente in modo diverso. Non dispero e per un piccolo miglioramento non ci vuole poi molto. Aspettiamo ad alzare bandiera bianca, ora c'è una nuova governance più attenta in Regione Emilia Romagna». Patrizia Soffientini LIBERTA' 11/01/2015
Una pietra miliare è la piattaforma web Experience Piacenza, che verrà presentata giovedì 15 gennaio (ore 11) alla Fondazione di Piacenza e Vigevano di via Sant'Eufemia 12/13. La piattaforma riunisce l'offerta turistica e business della provincia in vista di Expo 2015. Servirà a stranieri e a italiani per connettersi e conoscere le opportunità locali. Dopo i saluti di benvenuto di Massimo Toscani, presidente della Fondazione, il direttore di Libertà, Gaetano Rizzuto modererà l'incontro con Silvio Ferrari, presidente Ats, Ruben Sacerdoti, responsabile dell'internazionalizzazione delle imprese della Regione Emilia Romagna ed Elisabetta Virtuani (Bloomet). Ecco come la vede Ferrari. A chi esprime apprensione su Expo, cosa obietta presidente? Per esempio gli albergatori non vedono ancora prenotazioni. «Pensiamo a che punto stiamo: in una situazione estremamente debole come meta turistica. Non abbiamo brillato. Con il nuovo portale Experience Piacenza copriamo un gap che vale non solo per sei mesi ma molto più a lungo. Experience rimane e farà promozione turistica, offrirà "pacchetti" sul nostro territorio. Carenze e debolezze non vengono risolte con un colpo di spugna. Bisogna avere una visione». Ci sono progetti che hanno affascinato, ma non c'è stato modo di dar loro corpo, come il film sulle acque della Valtrebbia da affidare a Marco Bellocchio. «Sul film ho cercato più volte di trovare le risorse necessarie per sostenere un cortometraggio d'autore. Uno sponsor c'era ma non poteva assorbire tutto. La possibilità resta ma è molto difficile, a meno che non si trovi una fonte che possa crederci, chi ha già manifestato interesse non si tirerebbe indietro». Il compito di Ats prosegue o è arrivato al suo compimento e ora devono agire le istituzioni? «Non è concluso, saremo coinvolti sino a ottobre. Il cantiere resta aperto e attivo». Piacenza è un po' un unicum o altri territori hanno fatto come noi? «Abbiamo un vantaggio competitivo, territori intorno a noi non hanno sviluppato altrettanto e al di là dell'area naturale di Milano non ci sono grandi movimenti. L'effetto-Expo doveva farsi sentire molto di più nel Paese. Non è facile operare e gestire pubblico e privato. Ma sono soddisfatto, vista la complessità da affrontare, se non avessimo agito non saremmo andati da nessuna parte e se tutte le province del Paese avessero fatto altrettanto, oggi Expo sarebbe più espressivo del territorio. Non avendo creato questo feeling, è chiaro che un albergatore si chieda che beneficio ne avrà. Ci si deve abituare non solo a chiedere però, ma anche a chiedersi quale contributo si sta dando. E mettersi in una posizione positiva è già un contributo, se no si genera un ambiente depressivo, senza stimoli. Non tornerà l'Expo nei prossimi cento anni. Di questo processo culturale, di questa sfida credo che qualcosa rimarrà. A Piacenza abbiamo dimostrato, nonostante le difficoltà, che si può fare sistema. E poi in tanti si stanno impegnando, cercano di portare le loro passioni e i loro valori per un'opportunità che non si replicherà».
|