Il consiglio di amministrazione di Enìa si riunisce oggi a Parma. All'ordine del giorno il via libera all'operazione Edison, all'ingresso del polo multiutility emiliano nel secondo produttore italiano di energia. Un treno passato inatteso e che essere riusciti a prendere viene giudicato decisivo per Enìa.
Ne hanno parlato così l'amministratore delegato Uris Cantarelli, il vicepresidente Marco Elefanti, il sindaco Roberto Reggi, intervenuti venerdì scorso in Comune davanti alla commissione consiliare sviluppo economico per anticipare i contenuti dell'operazione.
L'onere finanziario per Enìa è ingentissimo, tra i 310 e 320 milioni di euro, ma le garanzie per far sì che si riveli un buon affare ci sono e sono state mese nero su bianco. Ne sono convinti lungo la via Emilia, così come del fatto che se il treno Edison fosse passato quando Enìa ancora non esisteva, nessuna delle tre ex municipalizzate che aggregandosi hanno dato vita al polo multiutility avrebbe potuto salirci o quantomeno senza riuscire a spuntare le condizioni favorevoli ottenute facendo massa critica. Sia lodata, dunque, la “santa alleanza” tra Agac Reggio, Amps Parma e Tesa Piacenza, messa in cantiere più di un anno e mezzo fa e tenuta non senza fatica a battesimo lo scorso 1° marzo. Con l'obiettivo, scritto fin da subito nelle carte, di individuare entro il 2005 un partner industriale cui affidare le potenzialità di crescita del neonato operatore dei servizi energetico-ambientali.
Un partner per luce e gas Un partner nel campo dell'energia, ossia gas ed elettricità, i settori cioè su cui Enìa è debole. A differenza degli altri, acqua e rifiuti in particolare, dove è più attrezzata, ma che di valore aggiunto ne portano assai meno a fronte degli alti investimenti richiesti (si pensi alle reti idriche da ammodernare). Esiziale, perciò, correre ai ripari sul fronte dell'energia, un mercato che può promettere grandi margini operativi e su cui non a caso sono in tanti ad avere messo gli occhi dopo il processo di liberalizzazione avviato nel 2000 con i primi scossoni imposti per legge al monopolista Enel.
Economie di scala o si muore Perché tanto interesse per luce e gas? Come sa bene chiunque faccia il pieno di benzina, l'energia costa sempre più cara. Chi la vende farà buoni profitti, e gli azionisti si fregheranno le mani. Per questo chi già non lo è cerca di diventarlo. E, d'altro canto, quando si regge il timone di un'impresa energetica ci sono altri problemi da porsi. I prezzi alti infatti non servono a molto se i costi sono più alti ancora. Vanno perciò realizzate economie di scala e raggiunte dimensioni sufficienti a presentarsi sul mercato agguerriti quanto basta per comprare a buon prezzo. Ecco spiegata l'agitazione che in questa fase ha assalito le tante ex municipalizzate e società di distribuzione di energia sparse per il Paese: allearsi, fondersi, per non soccombere in un mercato sempre più competitivo e sempre più di larga scala. Questa la parola d'ordine che ha dato vita a un violento processo di aggregazione di cui Enìa è solo uno degli ultimi esempi.
Aem milano e i francesi di Edf Processo nel quale alla fine del 2004 si è inserito di prepotenza l'affare Edison. La decisione di Edf (Electricité di France), socio forte di Foro Buonaparte (l'indirizzo della sede milanese di Edison), di andare al riassetto societario del secondo operatore italiano dell'energia ha dato una scossa a tutto il settore utility. È stato da lì che ha preso forma l'ingresso di una cordata di ex municipalizzate italiane per gestire Edison in rapporto paritetico con i francesi di Edf. A guidarla si è candidata Aem Milano, che per tutta la primavera e fino a ieri ha negoziato su vari fronti per capire quale squadra di multiutility si poteva mettere in campo. L'operazione è riuscita, superando la concorrenza di Asm Brescia che pure si era fatta avanti. Ne è uscito un quadro (vedi grafico al centro) con, dietro ad Aem, Enìa, Sel di Bolzano, Dolomiti Energia di Trento. Al loro fianco tre soci finanziari, Banca popolare di Milano, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Mediobanca.
Guerra tra territori Un polo riunito nella società veicolo Delmi, e che potrà contare su condizioni di fornitura di gas più convenienti di quelle di mercato. Ex municipalizzate che, insieme, rappresentano una bella potenza economica. A fargli la guerra ci sarà l'alleanza Hera Bologna-Meta Modena, e poi quella (in gestazione) tra Aem Torino e Amga Genova, mentre qualche colpo a sorpresa c'è da attenderselo da Asm Brescia, di recente fusasi con la multiutility di Bergamo e partner, in Italia, della spagnola Endesa, i cui piani di espansione nel nostro Paese rientrano in un disegno strategico di grande portata. Insomma, un bel teatro di guerra, di confronto competitivo tra territori nel nome della distribuzione di energia. Il sindaco Reggi si è detto orgoglioso che con l'operazione Edison si riesca a fare di Piacenza la «cerniera» tra Emilia (Enìa) e Lombardia (Aem Milano).
Le garanzie per l'affare Le condizioni perché i 320 milioni di euro investiti per conquistare il partner industriale che era negli obiettivi di Agac, Amps e Tesa si rivelino ben spesi passano per le garanzie ottenute nel serrato negoziato con i soci di Delmi. Anzitutto, a coprire l'onere finanziario (verrà acceso un mutuo decennale al tasso stimato del 3,5%) ci penseranno le sinergie industriali che si aprono, a partire dai prezzi favorevoli promessi da Edison per le forniture di energia. Il piano industriale prevede, in concreto, un rientro dal debito in 4 anni, con 13 milioni di euro di risparmi da qui al 2008, quando inizieranno a essere generati utili e a muoversi i dividendi. Se tuttavia qualcosa dovesse andare storto e le previsioni favorevoli non rispettate, Enìa avrà aperta una doppia via di uscita: la possibilità dopo 3 e 5 anni di restituire ad Aem le sue quote in Delmi, vendendole a prezzi di mercato. Altra garanzia per il polo emiliano: un esponente nel consiglio di amministrazione di ciascuna delle tre società della catena di controllo di Edison (Delmi, Transalpina di Energia e lo stesso Foro Buonaparte); in più, eventuali operazioni societarie straordinarie non potranno passare senza il benestare dell'azionista emiliano. Edison si è infine impegnata a destinare ai territori di Reggio, Parma e Piacenza investimenti (90 milioni di euro) e dividendi (24-25 milioni di euro) pari a quelli erogati negli ultimi esercizi dalle tre multiutility fusesi in Enìa.
I benefici promessi ai piacentini I benefici per la comunità piacentina arriveranno, ha spiegato Reggi, dai maggiori investimenti messi in conto in tutti i settori di attività o dalle riduzione delle tariffe per l'erogazione dei servizi o da un mix di entrambe le cose; senza contare i maggiori dividendi (vedi tabella a fianco) che, una volta ripianato l'esborso finanziario di partenza, il Comune attende nelle sue casse e in grado di tradursi in opere pubbliche, infrastrutture e nuovi servizi. Gustavo Roccella, Libertà del 18 luglio 2005
Il piano finanziario. Debito coperto nel 2008, poi gli utili L'operazione Edison sarà chiusa oggi dal cda di Enìa. Sarà acquisito il 15% di Delmi, la società che condividerà al 50% coi francesi di Edf la proprietà di Transalpina d'Energia, che a sua volta detiene il 61% circa di Edison. Delmi avrà come primo azionista Aem Milano (51%). Oltre a Enìa, della compagine fanno parte due multiutility come Sel di Bolzano (10%) e la trentina Dolomiti energia (10%) e tre soci finanziari, Banca popolare di Milano (5%) Fondazione Crt (5%), Mediobanca (4%). In definitiva Enìa di Edison avrà il 4,6%. Edf e Delmi dovranno sostenere l'onere di un'opa (offerta pubblica di acquisto) da lanciare sul restante 39% di Edison. Si tratta di un obbligo stabilito dalle normative finanziarie e da adempiere entro settembre/ottobre. Enìa il finanziamento per i 320 milioni di euro investiti nell'operazione conta di coprirlo nel 2008. Da quel momento i flussi di dividendi saranno pienamente disponibili : 6,1 milioni di euro nel 2008, 5,5 nel 2009, 7,4 nel 2010, 8,7 nel 2011, 10 nel 2012.
FLUSSI DIFFERENZIALI PER ENIA DERIVANTI DALL'OPERAZIONE.
2005 interessi -4,5 milioni di euro sinergie 0,0 dividendi 0,0 effetto fiscale 1,5 bilancio -3,0
2006 interessi -9,5 sinergie 7,1 dividendi 0,0 effetto fiscale 0,5 bilancio -1,5
2007 interessi -9,1 sinergie 7,8 dividendi 0,0 effetto fiscale 0,1 bilancio -1,2
2008 interessi -8,4 sinergie 9,4 dividendi 6,1 effetto fiscale -0,7 bilancio +6,4
2009 interessi -7,3 sinergie 12,5 dividendi 5,5 effetto fiscale -2,2 bilancio 8,4
2010 interessi -6,0 sinergie 10,4 dividendi 7,4 effetto fiscale -1,9 bilancio 9,9
2011 interessi -4,5 sinergie 10,5 dividendi 8,7 effetto fiscale -2,4 bilancio 12,3
2012 interessi -2,8 sinergie 10,5 dividendi 10,0 effetto fiscale -3,0 bilancio 14,7
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