Sette o otto operatori che si contenderanno il mercato dell'energia in Italia. E se del club fare parte anche Enìa sarà solo grazie all'accordo strategico chiuso con Edison, il secondo produttore italiano di elettricità e gas. Enìa, che era sin qui tagliata fuori da uno dei mercati a più alto tasso di redditività, colma perciò una decisiva lacuna, ma lo fa nell'unico modo davvero vincente: risalendo nella catena di approvvigionamento della materia prima, garantendosi cioè prezzi di favore. Solo così si entra nel club dell'energia, «altrimenti si resta fuori dalla porta».
I vertici di Enìa - Andrea Allodi, Uris Cantarelli, Marco Elefanti, rispettivamente presidente, amministratore delegato, vicepresidente - hanno parlato in questo modo dell'operazione che ha visto il polo multiutility emiliano nato dalla fusione di Agac Reggio, Amps Parma e Tesa Piacenza entrare in Edison. Lo hanno fatto ieri a Parma, all'indomani del via libera del cda all'investimento: 320 milioni di euro per acquisire il 15% di Delmi, la società che condividerà alla pari con i francesi di Edf la proprietà del colosso energetico di Foro Buonaparte (tramite la finaziaria Transalpina di Energia). A Enìa ne parlano come di «un'operazione di rilevanza straordinaria» (Cantarelli). Il «partner industriale ideale», Edison, per realizzare le sinergie industriali che si diceva e che consentiranno al polo emiliano di non soccombere nella «guerra dell'energia che sta per iniziare, anzi è già inziata» (Allodi). Qualche numero per capire di che cosa si sta parlando: Enìa nel 2004 ha venduto 1,8 miliardi di metri cubi di gas e 1,8 milioni di chilowattora (kwh) di energia elettrica. Poca roba se si pensa che per riuscire a stare sul mercato nel 2011, quando il processo di concentrazione tra operatori vedrà in pista quei sette/otto gruppi soltanto che si indicava, Allodi e soci stimano che si debba essere in grado di vendere e distribuire tra i 3 e i 5 miliardi di metri cubi di gas e tra i 4 e 7 milioni di kwh di elettricità.
Traguardi che, però, grazie a Edison si è fiduciosi di raggiungere, dati sull'attività alla mano: Foro Buonaparte produce 48 milioni di kwh di elettricità e vende 11,4 miliardi di metri cubi di gas; a rafforzarlo ulteriormente è stata la partecipazione di Edf, il più grande produttore mondiale di energia elettrica, che intende fare di Edison lo strumento operativo per la competizione nel gas in Europa. Un piano che può contare sull'aumento della capacità produttiva di gas (16 miliardi di metri cubi) di Foro Buonaparte grazie sia alla realizzazione dell'impianto di Rovigo (lavorazione di gas importato), in funzione da metà 2007, sia agli accordi con Grecia e Turchia per il metanodotto dal mar Caspio che sarà pronto nel 2011.
Con l'arrivo di Edison, si rafforzerà l'iniziativa industriale già in essere in Blumet - controllata da Enìa e partecipata da Foro Buonaparte - e che porterà alla fusione delle attuali società di vendita del polo emiliano (oltre a Blumet, Amps Energie e Tesa Energia). Elefanti ha fatto comunque notare come le possibilità di sinergie industriali e commerciali si aprano non solo con Edison, ma anche con le altre multiutility che affiancano Enìa in Delmi: Aem Milano, che già oggi distribuisce oltre 7 milioni di kwh di energia elettrica e ne vende 14 milioni, mentre per il gas sta a circa 1,3 miliardi di metri cubi distribuito e oltre 1,1 venduto; poi Sel Bolzano e Dolomiti Energia di Trento, produttori di idroelettricità.
Si può giocare su più tavoli, insomma, con l'obiettivo di sfruttare il più possibile le opportunità di reddito del settore energetico. Enìa conta di vedere presto ricchi flussi di dividendi da Edison. Serviranno per affrontare i forti investimenti nei settori più poveri, perché meno fruttiferi, del campo di azione della multiutility, e cioè smaltimento rifiuti e ciclo idrico. Sarà su questo terreno che si misureranno i reali benefici per i cittadini e le loro tasche, ha considerato Allodi: «Si pensi che soltanto a Parma dovremo investire, nei prossimi 20 anni, 1 miliardo di euro per il ciclo idrico integrato. Se non ci fossimo attrezzati sul fronte energetico ci toccherebbe chiedere ai cittadini le risorse per le inevitabili spese per rifiuti (abbiamo due inceneritori da costruire, a Parma e a Reggio) e acquedotti. Come? aumentando le bollette, perché le leggi prevedono che solo col gettito tariffario siano coperti gli investimenti».
L'assetto societario.
Edison : Transalpina di Energia 61 % + OPA 39%
Transalpina di Energia : EDF 50% Delmi spa 50%
Delmi spa :
SOCI FINANZIARI 14 % : Mediobanca 6% Banca Popolare di Milano 3% Fondazione CRT 5%
SOCI INDUSTRIALI 86% : AEM Milano 51% ENIA 15% SEL Bolzano 10% Dolomiti Energia Trento 10%
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