Si apre una settimana decisiva di incontri con Edf, Aem e Foro Bonaparte. Lo scoglio sono le contropartite industriali.
Approvazione dei bilanci 2004 delle aziende - Agac Reggio, Amps Parma, Tesa Piacenza - che aggregandosi le hanno dato vita, ma soprattutto l'aggiornamento ai soci - a partire dai sindaci delle tre città capoluogo, Graziano Delrio, Elvio Ubaldi, Roberto Reggi - sullo stato delle trattative per l'ingresso in Edison.
Enìa aveva questo menu all'assemblea di ieri a Reggio. Riflettori puntati soprattutto sull'affare Edison. L'impressione è che il negoziato stia entrando nella fase clou ma con una piega bruttina. Troppe rigidità negli interlocutori, e cioè i francesi di Edf, proprietari del 50% di Edison, e il management stesso del gruppo energetico di Foro Bonaparte. Senza contare che il cerchio va fatto quadrare anche con Aem Milano, con cui si tratta di coabitare nella società, Delmi, che avrà l'altro 50% di Edison e di cui la multiutility lombarda deterrà il 51%.
È per una parte, appunto, del restante 49% che Enìa sta negoziando. Una quota del 15 o, in alternativa, del 24% (esborso di 300 milioni di euro nel primo caso, di 550 nel secondo), ma il nodo principale, continuano a ripetere lungo la via Emilia, sono le contropartite industriali (ieri l'ad di Enìa, Uris Cantarelli, le ha definite «condizioni vincolanti»), ossia la garanzia di poter avere da Edison forniture di gas ed elettricità a condizioni favorevoli. Garanzie che non arrivano.
Ma Enìa sul tavolo mette anche un'altra pressante richiesta che si sta rivelando uno scoglio, la possibilità cioè di lasciare la partita, uscendo da Delmi, nel caso a una certa data (3 o 5 anni) verificasse che il gioco non vale la candela. Solo che dovrebbe essere Aem a impegnarsi per riacquistare il 15, o il 24%, restituito dagli emiliani: un'opzione put che a Milano non paiono accettare. «I soci sono sempre gli stessi, non ci sono cambiamenti», ha dichiarato ieri all'Ansa Giuliano Zuccoli, presidente e ad di Aem, riguardo alle trattative per l'ingresso in Delmi dei soci industriali tra cui, oltre a Enìa, figurano l'utility lombarda Linea group (Mantova, Pavia, Cremona, Lodi), Sel Bolzano e Dolomiti energia di Trento (mentre come soci finanziari si parla di Mediobanca, Popolare di Milano e Fondazione Crt).
Di certo c'è che per Enia la settimana si presenta fitta di incontri decisivi.
Venendo invece ai bilanci approvati ieri, Agac nel 2004 ha avuto ricavi per 492 milioni di euro e utile netto di 5,3 milioni. Amps ricavi per 338 milioni e utile netto è di 12 milioni. Per Tesa 74,7 milioni di ricavi e utile netto di 1,3 milioni di euro. I profitti rimarranno di spettanza dei soli soci di ciascuna delle tre società, al netto degli accantonamenti a riserva. Il bilancio aggregato di Enìa, indica ricavi per 890 milioni di euro e utile di 22,9 milioni.
L'assemblea ha anche deliberato i compensi (lordi) dei suoi amministratori: 195mila euro al presidente (Andrea Allodi), 315mila all'ad (Cantarelli), 45mila al vicepresidente (Marco Elefanti), 25mila agli componenti del cda.
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