Parenti: 2mila imprese chiuse. Betti: un nuovo anno difficile.
Nessuno crede più alla ripresa, neppure quelli che, all'inizio della crisi, erano stati più ottimisti. La luce, in fondo al tunnel, non c'è, e quello che è sembrato il Natale dell'austerity lo ha ricordato ancora una volta, soprattutto nel settore dell'edilizia, dove le categorie sindacali del settore confermano che, ormai, un vero e proprio settore edile non esiste nemmeno più a Piacenza. Il volano è quello dell'internazionalizzazione, soprattutto nella meccanica piacentina, e quello dell'agroalimentare, che ancora tiene, mentre anche il commercio si piega e le saracinesche si abbassano. «Dobbiamo mettere carburante alla macchina per far ripartire il motore - sottolinea l'assessore al lavoro del comune di Piacenza, Luigi Rabuffi -: senza lavoro si lede la dignità stessa della persona. Dobbiamo far ripartire soprattutto la speranza».
IL TRACOLLO DELL'EDILIZIA Che anno sarà? «Indubbiamente molto difficile - sottolinea Cesare Betti, direttore di Confindustria -: tutti gli indicatori, tutte le analisi, ci dicono che i primi sei mesi dell'anno saranno ancora duri, durissimi. Qualche segnale di ripresa si dovrebbe vedere solo alla fine di settembre, quando si avrà la percezione di una prima inversione di rotta. I problemi dell'edilizia hanno assunto una portata notevole, ormai le compravendite sono sparite: la tassazione sugli immobili scoraggia chiunque. Eppure - ricorda Betti - una volta l'edilizia era davvero il volano per far ripartire l'economia: ora, invece, è un freno».
PRESSIONE FISCALE Il dato, comunicato appena prima di Natale dalla Camera di Commercio, è quello di duemila imprese chiuse nel 2012. «Un disastro simile non si vedeva dal 1960 - dice il presidente di Unioncamere, Giuseppe Parenti -. Solo le industrie che esportano vanno "benino", le imprese più piccole sono in grandissima difficoltà. Nel 2013, purtroppo, la situazione non migliorerà, mentre la pressione delle tasse indetraibili si fa ancora più pesante. Ci vogliono riforme coraggiose, non più rinviabili».
IL MOTORE DELL'ALIMENTARE Chi regge è il settore agricolo. «L'alimentare sta tenendo, dà buone prospettive - commenta Luigi Bisi di Coldiretti -: la nostra preoccupazione riguarda la tenuta del sistema finanziario. Dal punto di vista commerciale, le aziende stanno vendendo bene ma riscontriamo una sempre più crescente difficoltà ad incassare. Il monito che vorremmo dare alle banche è quello di mantenere alta l'attenzione sull'agroalimentare, unico vero motore dell'economia nazionale e provinciale».
RISORSE PER ARTIGIANATO «Il 2013 sarà un altro anno molto negativo - conferma l'assessore provinciale al lavoro Andrea Paparo - perché la crisi è profonda. Si apre ancora un periodo piuttosto difficile per i lavoratori, registriamo in particolare la difficoltà nell'edilizia e all'indotto: stiamo facendo un'azione importante con le parti sociali, anche se la capacità economica di intervento resta decisamente ridotta rispetto al passato». Tra gli interventi segnalati dall'assessore a sostegno di un settore in crisi («Senza la presunzione che questi possano essere, per quanto importanti, risolutivi» precisa Paparo), vi sono 356mila euro di contributi destinati a finanziare investimenti nell'artigianato. Le risorse disponibili che verranno distribuite alle imprese derivano da economie di fondi regionali assegnati su bandi ormai chiusi, che avrebbero dovuto essere restituite alla Regione. La Provincia, dopo lunghe trattative, è riuscita ad ottenere l'autorizzazione dalla Regione a trattenere tali risorse e a destinarle, con proprio bando, alle imprese artigiane del nostro territorio: i progetti potevano riguardare investimenti per l'acquisto di impianti e macchinari, opere edili ed impiantistiche, nuove tecnologie, costituzione di reti d'impresa, interventi volti al ricambio generazione e ad Expo 2015. Sono pervenute alla Provincia 72 domande, di cui 69 ammesse. Elisa Malacalza LIBERTA' 28/12/2012
|