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E' sempre più febbre vuvuzela
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Con il calcio spettacolo che continua a latitare, il vero protagonista del Mondiale sudafricano è il suono assordante delle vuvuzela.
Nel bene e nel male, le bizzarre trombette colorate - derivate dai corni di antilopi utilizzati nei villaggi africani per riunire gli abitanti - sono finite al centro dell'attenzione: ormai sono un immancabile gadget che fa discutere.
Qualcuno paventa danni irreparabili ai timpani, altri gli attribuiscono la responsabilità per le papere dei portieri e le prestazioni sottotono dei giocatori.
L'unica certezza è che lo strumento è ormai diventato il simbolo dei campionati del Mondo 2010 e si direbbe che la febbre vuvuzela è appena all'inizio.
La trombetta ufficiale del Mondiale è sbarcata anche nello Stivale.
Alcuni tifosi azzurri si sono già armati del corno e il tipico ritmo africano ha invaso le piazze italiane in cui è stata trasmessa la partita Italia-Paraguay su megaschermo. Le vendite dello “strumento infernale”, come l'ha definito qualche giocatore disorientato dal sottofondo rumoroso durante le partite, si sono impennate: «In due giorni - spiega Giovanni Capasso, titolare di una delle aziende che commercializzano on line le vuvuzela - le richieste hanno intasato il nostro sito su e-bay, e abbiamo venduto circa 400 vuvuzela in pochissimo tempo».
Un'azienda olandese ha addirittura sviluppato un'”app” per iPhone che ne riproduce il tipico "si" bemolle: in poche ore i download sono stati oltre 750 mila.
Il baccano proveniente dagli spalti ha creato non pochi problemi, non solo ai giocatori e agli allenatori, impossibilitati a comunicare tra loro.
Spesso i giornalisti sono stati costretti ad alzare i decibel per poter sovrastare il frastuono in sottofondo. I telecronisti della televisione pubblica fiamminga hanno ripiegato sui vecchi microfoni tradizionali “a mano”, rispolverando addirittura alcuni “esemplari” degli anni ‘80, anzichè utilizzare quelli più piccoli e moderni. In questo modo hanno limitato al minimo la ritrasmissione del frastuono delle vuvuzela. «Con i microfoni tradizionali il rumore di fondo è minore, inoltre dalla sala centrale del controllo del suono si riduce il fastidio provocato dalle vuvuzela», ha spiegato il portavoce del network belga, Bjorn Verdot. «Il lavoro dei nostri commentatori stava diventando quasi impossibile perchè il livello dei decibel delle vuvuzela è altissimo - ha aggiunto Verdot-. Non abbiamo nulla contro le manifestazioni di simpatia del popolo sudafricano, ma la Fifa avrebbe dovuto mettere qualche limite».
Invece il presidente della Federcalcio mondiale, Sepp Blatter, ha escluso categoricamente l'ipotesi di una messa al bando delle trombette, sostenendo che si tratta di una parte integrante del patrimonio culturale africano: «Non prendo in considerazione un divieto delle tradizioni musicali dei tifosi nel loro paese. Vorreste che venissero vietate le usanze dei fans nel vostro paese?», ha scritto sulla sua pagina Twitter il numero uno della Fifa.
Ignorare il suono della vuvuzela? Impossibile.
Lo rivela un ricercatore inglese sulla rivista New Scientist: «Il nostro udito è un “sistema d'allarme”, di solito si focalizza sui cambiamenti improvvisi e ignora i suoni persistenti - spiega Trevor Cox, presidente dell'Uk Institute of Acoustics - ma nel caso delle vuvuzelas il suono è troppo forte, e il cervello non riesce ad escluderlo». A rendere ancora più noioso il suono, spiega l'esperto, c'è anche il fatto che i suonatori sono dilettanti: «Una singola vuvuzela suonata da un musicista “decente” assomiglia a un corno da caccia - afferma Cox - mentre il tifoso non riesce a creare il flusso d'aria ottimale e produce una nota meno definita che fluttua nelle frequenze. L'unione di migliaia di trombette dà vita a quel suono simile a uno sciame di insetti».
Per rendere il rumore un po' più melodioso, il sito del quotidiano inglese The Guardian ha pubblicato un video che dà lezioni di vuvuzela.
Dopo aver passato in rassegna i diversi tipi di strumento, un esperto svela i segreti per suonare lo strumento: come posizionare le labbra, con quale intensità soffiare e come evitare spiacevoli “infortuni”.
Difficilmente, però, il chiasso degli stadi sudafricani si trasformerà in un piacevole concerto.
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pubblicazione: 15/06/2010
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