Cominciare il cammino.
Il "Comitato di Todi", del quale fanno parte Forza Italia, An e Udc, ha presentato un documento dal titolo "Cominciare il cammino" che ha l’obiettivo di iniziare una riflessione sull’ipotesi di costruzione del partito unico del centrodestra. Lo firmano Ferdinando Adornato, Sandro Bondi, Rocco Buttiglione, Fabrizio Cicchitto, Francesco D’Onofrio, Maurizio Gasparri, Mario Landolfi, Gennaro Malgieri, Andrea Ronchi, Angelo Sanza, Adolfo Urso.
COMINCIARE IL CAMMINO. Riteniamo necessario procedere verso un'ulteriore evoluzione storica, culturale e politica degli schieramenti attualmente in campo che, a partire dal 1994 hanno concorso a radicare nella coscienza degli italiani, la democrazia dell'alternanza. Un'evoluzione che difenda e sviluppi, rendendolo maturo e compiuto, il sistema bipolare.
Per quel che ci riguarda riteniamo che la Casa delle libertà, grande novità positiva della recente storia italiana, sia già in grado di offrire al Paese un orizzonte politico ancora più stabile, garantendo una sicura continuità storica alla propria presenza politica. Perciò guardiamo positivamente all'orizzonte indicato dal presidente del Consiglio: la costruzione di una nuova “casa comune”. Riteniamo pertanto necessario che, nelle forme e nei tempi ritenuti opportuni e possibili, ciascun soggetto politico che fa parte della Casa delle libertà indichi come procedere verso il nuovo approdo.
La nostra alleanza è solida. Nonostante il manifestarsi in questi anni di divergenze di valutazione in ordine all'agenda e alla strategia politica, intorno alle tre principali direttrici di governo di un grande Paese occidentale - la politica internazionale, la politica istituzionale, la politica economica - la Casa delle libertà ha mostrato in questi anni una coesione di intenti e di valori di gran lunga superiore a quella esistente nella coalizione antagonista. Dal punto di vista programmatico e da quello delle visioni del mondo non ci sono “due centro-destra” così come invece ci sono “due sinistre”.
L'europeismo e l'atlantismo visti come indissolubili facce della medaglia che definisce la collocazione internazionale dell'Italia. Un nuovo assetto dello Stato basato, ad un tempo, sulla nuova struttura federale e sulla sussidiarietà istituzionale, sul rafforzamento degli istituti di unità nazionale e dei poteri dell'esecutivo centrale. Una politica economica di libertà e di solidarietà, fondata sui principi dell'economia sociale di mercato e tesa, anche attraverso l'uso della leva fiscale, a superare rigidità e squilibri dei vecchi Stati sociali che ormai l'intera Europa sta ripensando.
Intorno a queste ispirazioni si è ritrovata e si ritrova la stragrande maggioranza degli elettori e dei rappresentanti della Casa delle libertà. Uniti anche dal sentimento di doversi battere per rilanciare i valori fondativi dell'Occidente e della sua grande storia di libertà fondata sulla centralità della persona contro ogni relativismo culturale.
La nostra opinione, già da tempo espressa unitariamente negli annuali seminari di cultura politica di Todi, è che tutti i partiti e i movimenti che oggi compongono la Casa delle libertà (Fi, An, Lega, Udc, Nuovo Psi, Pri) possano e debbano costruire, tra loro, nuovi e più efficaci strumenti di raccordo e di unità politica, culturale e organizzativa.
All'interno di questa strada maestra è possibile immaginare la costruzione di un unico grande soggetto politico: la cui porta deve essere ovviamente aperta a tutti i partiti che intendono aderire, in condizione di eguale dignità. E registriamo come un dato assai significativo che da alcuni partiti, Forza Italia, An e Udc, siano già arrivate risposte interessate e incoraggianti: segno che già esistono condizioni sufficienti di unità da permettere, appunto, di ritenere possibile la costruzione di un solo grande Partito della libertà, architrave dell'insieme della Casa delle libertà, punto di riferimento italiano del Ppe e di tutte le forze d'ispirazione cristiana, liberale, nazionale e riformista alternative alla sinistra.
Del resto la nuova politica europea continentale si va sempre più configurando in una competizione bipolare che da una parte vede unite le forze popolari, nazionali, liberali e riformiste e dall'altra quelle socialdemocratiche, verdi e post-comuniste.
Pensiamo a un partito pluralista e democratico: le cui regole siano scritte in comune dai soggetti politici che ne condivideranno la nascita. Pensiamo a un grande partito di governo capace di parlare insieme alle imprese e alle forze sociali e che, come detto, costruisca intorno a sé alleanze con partiti già presenti nella Cdl o con nuovi movimenti e associazioni disposti a condividerne il programma. Pensiamo a un partito popolare, liberale, nazionale capace di proporsi anche ai tanti moderati che, nell'Unione di Prodi, soffrono l'alleanza programmatica con la sinistra antagonista.
Questo grande traguardo della storia nazionale è oggi finalmente iscritto nell'agenda della Casa delle libertà. Ora, però, bisogna cominciare il cammino. Bisogna passare dalla fase della proposta a quella del lavoro concreto. Dalle parole ai fatti.
Particolare rilevanza attribuiamo al radicamento territoriale del nuovo soggetto politico ed è per questo che ci rivolgiamo anche ai tanti esponenti politici locali e regionali dei partiti che fanno parte della Casa della libertà: il rapporto tra soggetto nazionale e realtà territoriali costituisce infatti un momento essenziale dell'intera nuova costruzione politica.
Noi intendiamo da questo momento muoverci insieme per il raggiungimento di questo grande traguardo storico, lanciando l'appello a tutti coloro che lo condividono a fare in modo che esso si trasformi in realtà.
Per questo proponiamo ai leader della Cdl di dar vita al più presto ad un “tavolo comune” che consenta di valutare il progetto e di preparare il conseguente percorso politico.
A nostro avviso un percorso realistico potrebbe essere articolato nelle seguenti fasi:
1) L'apertura di un'ampia discussione in tutto il Paese che coinvolga, in convegni e assemblee, dirigenti, militanti, simpatizzanti, elettori e club, investendo “dalla base” sia la dimensione dei partiti che quella della società civile. Una fase, questa, particolarmente importante anche per cominciare a definire il profilo identitario del nuovo soggetto.
2) Il pronunciamento ufficiale sul progetto dei diversi partiti.
3) La formazione di un comitato costituente dei partiti e dei movimenti che aderiscono, con il compito di definire valori e regole del nuovo soggetto, la bozza del manifesto politico-culturale e dello statuto, da sottoporre alla discussione collegiale e alla fase congressuale.
4) La fase congressuale vera e propria che potrebbe chiudersi con un congresso fondativo nei primi due mesi del 2006.
Tale cammino può anche essere articolato in tappe intermedie di tipo federativo che garantiscano la gradualità necessaria a rendere ciascun partito convinto della strada da percorrere. E' però a nostro avviso indispensabile che esso entri fin da subito nella nostra agenda politica e costituisca la stella polare del comune lavoro per vincere le elezioni del 2006. 04 maggio 2005
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