Strette nella morsa tra costi crescenti ed entrate invariate in ragione del blocco di tariffe che da sei anni non aumentano nemmeno per l'adeguamento al tasso di inflazione, le Asp non vivono certo una fase felice.
Vale in tutta l'Emilia-Romagna, con l'Asp "Città di Piacenza" che non fa eccezione oberata da un disavanzo di bilancio che nel 2012 si è aggirato sul milione di euro.
Il quadro a tinte fosche lo ha tratteggiato ieri in commissione consiliare 3 Leonardo Mazzoli, presidente della locale Azienda dei servizi alla persona - 216 posti letto per anziani non autosufficienti tutti convenzionati con il Sistema sanitario nazionale, tre centri socio-residenziali per disabili con 15 ospiti ciascuno - nata nel 2009 dalla fusione delle Ipab Vittorio Emanuele (casa protetta per anziani) e Ospizi Civili (disabili) più l'Opera Pia Santa Chiara (accoglienza donne sole).
E se il centrodestra, con Tommaso Foti (Fdi), ha parlato di «esperienza al capolinea», un chiaro monito sul futuro è arrivato anche da Vittorio Silva che, oltre a essere segretario provinciale del Pd, siede alla direzione dell'Asp (carica che peraltro si appresta a lasciare, a fine mese, per tornare al suo precedente incarico di dirigente in amministrazione provinciale). «Si avvicina il momento in cui occorre fare scelte che siano compatibili con la realtà che abbiamo davanti», ha avvertito Silva al termine di una lucida disamina del modello Asp che le Regioni hanno introdotto al fine di garantire all'utenza idonei standard di qualità.
Va detto che, rispetto al sistema delle Ipab, l'accorpamento ha consentito «razionalizzazioni, economie di scala e controlli di gestione per budget e centri di costo» che hanno portato il deficit di bilancio, che nel 2010 era di 1,5 milioni di euro, a scendere fino a 700mila euro nel 2011. L'anno scorso però il trend del disavanzo è tornato a invertirsi con l'esaurirsi dei margini di efficientamento e il crescere dei costi a fronte del blocco delle rette. Silva ha indicato una serie di «criticità» legate alla natura pubblica delle Asp che le carica di «rigidità» non più sostenibili: vale per i contratti dei dipendenti («Abbiamo gli stessi inquadramenti degli enti locali, adatti a degli impiegati e non a mansioni di assistenza socio-sanitaria quali le nostre e il costo del lavoro è più elevato dei soggetti privati»), per l'Iva da pagare che dal 2014 salirà dal 4 al 10%. Senza scordare il forte impatto sia delle bollette energetiche sia di imposte come l'Imu su un'azienda che possiede rilevanti asset immobiliari.
«Dal 2014 siamo chiamati a non gestire più in toto l'intera struttura in forma diretta perché i numeri non ce lo permettono», ha spiegato Mazzoli riguardo agli scenari futuri: significa che i privati - è il caso della cooperativa Copra Dimensione Sociale -, che già oggi sono inseriti nel sistema in affiancamento al pubblico, si vedranno affidare una quota di posti da stabilire in base a un accreditamento (il meccanismo di accesso al contributo regionale che copre il 50% del costo degli ospiti) dapprima in veste transitoria e poi definitiva.
Una prospettiva di «privatizzazione» contro cui ha puntato il dito Guglielmo Zucconi (gruppo misto) che, insieme ad Andrea Paparo (Pdl), ha sollevato il nodo delle operatrici in forza alla coop che da tempo non ricevono regolari pagamenti di stipendio. Una situazione dovuta al «momento finanziariamente difficile» di Copra Ds che «stiamo monitorando con assoluta attenzione», hanno riferito sul punto sia Mazzoli sia l'assessore al welfare Giovanna Palladini dichiarando la volontà di inserire nel prossimo contratto di servizio non solo severi parametri di qualità dei servizi, ma anche specifiche clausole di garanzia per il personale su cui il Comune intende esercitare «rigorosi controlli». E se Filiberto Putzu (misto) ha ammonito dalla «logica del tutto gratis» nell'assistenza ai disabili, Palladini si è detta d'accordo osservando come il difficile sia stabilire «fino a quale punto» sia corretto far arrivare l'ausilio a carico della fiscalità generale. Gustavo Roccella LIBERTA' 06/06/2013
|