L'inceneritore a Piacenza.
Da Libertà del 9/4/2005
Giusto autorizzare l'inceneritore di Piacenza a bruciare più rifiuti, da 105mila a 120mila tonnellate all'anno, se questo consente alla nostra provincia di essere autonoma nello smaltimento e soprattutto se la cosa avviene con tutte le garanzie ambientali del caso e con la concreta prospettiva di una riduzione della bolletta dell'immondizia. Questa la sintesi politica della seduta di ieri in consiglio comunale in gran parte dedicata a un dibattito sul termovalorizzatore di Borgoforte chiesto dai consiglieri di minoranza dopo che l'amministrazione provinciale nelle scorse settimane ha dato il via libera a un conferimento di rifiuti all'impianto maggiore di quello sin qui autorizzato, istanza che era stata avanzata da Tecnoborgo, la società che gestisce la struttura e che per la sua parte pubblica fa ora capo a Enìa (ex Tesa). Una sintesi politica su cui si è trovato d'accordo un ampio schieramento trasversale come testimonia l'esito di un ordine del giorno di Carlo Mazza (gruppo misto) che, partendo dalla considerazione che l'aumento di rifiuti bruciati porterà «un incremento» del bilancio di Tecnoborgo, sprona il sindaco ad «adoperarsi per far diminuire sostanzialmente» la tarsu (tariffa rifiuti solidi urbani) e a mantenere il dimensionamento provinciale dell'inceneritore «impedendo che si accolgano rifiuti» da altri territori. Nessun voto contrario, l'aula ha approvato con le sole astensioni di Rifondazione comunista (Prc) e An e la non partecipazione al voto di due Piacentini Uniti (Alfonso Cappelletti e Marco Marippi).
Nel dare il suo nulla osta all'ordine del giorno il sindaco Roberto Reggi ha fatto peraltro presente come i due vincoli contenuti sia già contenuti nel piano che dà le direttive sullo smaltimento degli rsu, piano che spetta alla Provincia e che stabilisce di «non importare rifiuti». Ma nemmeno di esportarli, visto che uno dei criteri-cardine è l'autosufficienza del territorio provinciale. Ed è proprio nella necessità di rispettare tale prescrizione che sta il motivo della richiesta di un aumento della quantità di immondizia da incenerire.
Guido Ramonda, presidente di Tecnoborgo, lo ha ribadito ieri in aula: la produzione provinciale di rifiuti supera oggi di 15mila tonnellate all'anno le 105mila per cui era stato autorizzato l'impianto, un'eccedenza che è stata sin qui smaltita in discariche fuori del Piacentino. Ma ciò ha comportato un costo. E non solo quello: c'è un fattore inquinamento, legato al trasporto dell'immondizia tramite camion e al fatto di conferire in discarica (anche se in questo caso l'impatto va a ricadere fuori del nostro territorio), di cui va tenuto conto in termini di bilancio ambientale.
E se n'è tenuto conto nel decidere il via libera all'aumento di attività del termovalorizzatore, ha considerato il sindaco garantendo che le maggiori emissioni dell'impianto comporteranno un inquinamento inferiore a quello prodotto con il trasporto fuori provincia e comunque sempre al di sotto dei limiti di tolleranza previsti dalle norme. Quanto ai benefici economici, derivano non solo dal venir meno dei costi di esportazione, ma anche dalla più alta produzione a Borgoforte di energia elettrica venduta sul mercato. C'è poi un ulteriore fattore da considerare, la compensazione economica che spetta ai Comuni sede di impianti di smaltimento. La prevede il piano provinciale rifiuti, a beneficiarne deve essere la città di Piacenza da quando l'inceneritore è in funzione, ossia da tre anni. Finora il bonus - di cui, a mo' di risarcimento, sono chiamati a farsi carico gli altri Comuni della Provincia che conferiscono a Borgoforte la loro immondizia - non è mai scattato, ma proprio in questi giorni, ha informato Reggi, l'Agenzia d'ambito, l'organismo competente in materia, sta discutendo sulla cifra da fissare e che andrà versata retroattivamente. Toccherà poi a palazzo Mercanti decidere come utilizzare questa somma, se destinarla a nuovi investimenti nell'impianto oppure mandarla ad abbattimento delle tariffe.
«In ogni caso sarà un beneficio per i cittadini», secondo il sindaco che ha così risposto alle perplessità avanzate da alcuni esponenti dell'opposizione, in particolare Filiberto Putzu (Forza Italia) che, preoccupato dell'impatto ambientale, si è anche chiesto se l'aumentata autorizzazione a 120mila tonnellate apra la strada all'applicazione di una nuova linea di incenerimento a Borgoforte. Ipotesi esclusa non solo dal piano provinciale rifiuti di Piacenza, ma pure da quello di Parma e Reggio, le altre due città che hanno dato vita a Enìa, lo ha rassicurato Marco Elefanti, vicepresidente del nuovo polo emiliano dei servizi energetico-ambientali.
E tuttavia Marco Tassi (An) se l'è presa con quella che giudica l'«incoerenza» della politica ambientale della maggioranza. A suo parere il conferimento portato a 120mila tonnellate fa a pugni con la qualità dell'aria che nei suoi programma la giunta scrive di voler preservare. Tassi ha anche presentato un ordine del giorno per chiedere di non procedere all'aumento e di restare a quota 105mila tonnellate, ma ha ottenuto solo il suo voto favorevole: tutti contrari, eccetto gruppo misto e Cappelletti che non hanno partecipato al voto, e le astensioni di Fi, Prc ed Emanuele Pasquali (Margherita).
Col Prc ha polemizzato Mazza, che ha ricordato la contrarietà all'aumento dell'attività dell'inceneritore manifestata da esponenti del partito (oltreché dei Verdi). Gustavo Roccella, Libertà 9/4/2005
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