Cogne, 3 nuovi periti nella villa
Sono tre i nuovi periti nominati dalla Procura di Aosta che ieri sono entrati per un nuovo sopralluogo nella villetta di Cogne dove fu ucciso il piccolo Samuele. Si tratta del medico legale torinese Roberto Testi, del colonnello dei carabinieri in congedo Giovanni Lombardi e del sovrintendente capo della Polizia Scientifica di Roma, Giuseppe Privitera. La villetta, di proprietà dei coniugi Lorenzi, è stata posta sotto sequestro la scorsa settimana, dopo l'acquisizione della denuncia presentata dall'avvocato Carlo Taormina, difensore di Anna Maria Franzoni.
Il sopralluogo, al quale erano presenti anche il procuratore capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo, Stefano Lorenzi e Taormina, continuerà oggi e i tre periti hanno già esaminato la documentazione prodotta dalla difesa e integrata dalle perizie dei medici legali Enrico Manfredi d'Angrogna e Claudia Sferra, consulenti di Taormina. L'accertamento serve per verificare le quattro macchie di sangue che il legale della Franzoni sostiene di avere rilevato sulla porta della stanza dove fu commesso l'omicidio e nel garage della villetta.
Secondo Taormina dimostrerebbero l'innocenza della Franzoni e la colpevolezza di un altro personaggio da lui citato nella denuncia. Trenta pagine che portano le firme di Stefano Lorenzi e Anna Maria Franzoni. In quei fogli c'è il nome del presunto assassino: uno di Cogne che abita vicino alla villetta. L'uomo avrebbe mostrato interesse per la Franzoni illudendosi e quella mattina di gennaio si era introdotto in casa per «approfittarne». Scoperto da Samuele lo avrebbe colpito con un moschettone portachiavi o un paio di manette. L'avvocato Taormina ritiene che l'assassino conoscesse bene la casa dei Lorenzi. Inoltre il presunto assassino, che risulta tra le persone già sentite dalla Procura nei mesi successivi al delitto, avrebbe usato due telefonini, mentre, secondo i verbali d'interrogatorio, avrebbe dichiarato di possederne solo uno. Il secondo, un cellulare con scheda Wind i cui tabulati non sono mai stati controllati, ricevette, nella notte prima del delitto, delle chiamate dal numero fisso della casa dove l'uomo viveva. A cercarlo sarebbe stato uno dei suoi familiari. Ma nei verbali l'uomo ha sempre dichiarato di aver dormito a casa nella notte tra il 20 e il 30 gennaio 2002. Taormina traccia un profilo inquietante del presunto assassino: un solitario che spesso si ferma a dormire in auto ed indugia in luoghi frequentati da coppiette e tossicodipendenti.
E mentre i periti nominati consegneranno i loro pareri entro 60 giorni, il gup Gramola sta finendo di scrivere le motivazioni della condanna a 30 anni di carcere.
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