La media dell'Emilia è il 4,3%, a Piacenza il 5,7%
E' uno degli indicatori finanziari di maggior peso ad avvisarci che l'economia piacentina naviga in acque ancora agitate. Stiamo parlando dell'indice delle sofferenze bancarie, ovvero il rapporto ottenuto dividendo il totale degli impieghi negli istituti di risparmio locali, con i crediti dovuti da soggetti in stato di insolvenza. Il dato della nostra provincia è assai negativo e si colloca al di sopra della media regionale, e pure di quella nazionale. Significa che a fronte del monte complessivo dei prestiti finanziari erogati dalle banche ai risparmiatori e alle realtà produttive insediate nel piacentino, il numero di coloro che non possono saldare il debito (anche non dichiarato mediante un fallimento) è piuttosto elevato. Il dato relativo al 2003, secondo le informazioni fornite dalla Camera di Commercio, elaborate sulla base dei numeri della Banca d'Italia, si è attestato al 5,7 per cento: in termini monetari, sono 272mila gli euro che compongono le sofferenze, rispetto a un totale di 4 milioni e 785mila e 314 euro di impieghi bancari. Nella regione Emilia Romagna la media relativa all'anno passato era del 4,3 per cento, mentre su scala italiana era del 4,5 per cento. Dunque la nostra provincia si contraddistingue per un andamento negativo che negli ultimi quattro anni si è consolidato. Fra i territori limitrofi, solo Pavia e Parma riescono a far peggio di noi: con indici di sofferenza rispettivamente del 6,5 e 16,1 per cento nel 2003. Ma il dato particolarmente negativo della città ducale è dovuto ai fatti legati al crac Parmalat, verificatosi alla fine dell'anno scorso. Dalla Banca d'Italia viene fatto notare come il rapporto piacentino scaturisca da valori assoluti in denaro assai limitati: basti osservare che lo stock di sofferenze è di “soli” 272mila euro. Comunque è una cifra in linea con le dimensioni finanziarie della nostra economia, indubbiamente più modeste a fronte di altri territori a grande sviluppo della regione. Di certo una parte consistente delle sofferenze del 2003 va ascritto all'evoluzione negativa di varie crisi aziendali sparse nella nostra provincia, soprattutto nei settori della meccanica e raccorderia.
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