I più non vogliono approfondire il discorso. Ci saranno altri momenti per parlare di questioni politiche in cui potrà rientrare anche la vicenda Dario Squeri che, con la memoria scritta pubblicata qui a fianco, torna sulle tesi sostenute in campagna elettorale. Ci torna proprio nel giorno in cui sono a Piacenza gli ispettori della commissione nazionale di garanzia arrivati da Roma per un supplemento d'indagine sulla vicenda che ha surriscaldato l'intera campagna elettorale provinciale. Non sono molto loquaci i dirigenti della Margherita piacentina alla notizia che uno dei massimi leader ha scelto di uscire dal partito. Il coordinatore Mario Angelillo è laconico: «Non ho niente da sottolineare, se lui si ritiene fuori è inutile ogni commento». Rispetto all'accusa politica che formula l'ex presidente? «Verrà il tempo per chiarire bene ogni questione». Un'accelerazione nel confronto interno? «Già programmato - spiega Angelillo - una riunione del coordinamento per una riflessione generale riguardo all'andamento delle elezioni per preparare un'assembela che si svolgerà nel prossimo settembre. Per allora sì dovremo fare un'analisi seria di quanto è accaduto nei mesi scorsi compresa anche la posizione politica assunta da Dario Squeri». Ancora meno loquace il sindaco Roberto Reggi che si affida a un «No comment. Sono dichiarazioni che non commento - dice Reggi - preferisco lasciar parlare i fatti». Silvio Bisotti va più addentro la questione politica che sta coinvolgendo in queste settimane due anime interne alla Margherita. In particolare Prodi e Rutelli. «Ebbene - sottolinea - per quanto mi riguarda mi sento molto più prodiano. Sono convinto che l'elettorato in Italia voglia avere chiarezza e certezza sui progetti e sulle cose concrete. Certe valutazioni tatticistiche non interessano più. Nessuno nega che nella coalizione ci sia una dialettica. Certo c'è, sui valori. Ci sono diverse cose che ci distinguono dalla sinistra - spiega Bisotti - ma se organizziamo un congresso per parlare esclusivamente di come dobbiamo rappresentare il centro ebbene, sono convinto che ci faremmo solo del male con le nostre mani. Quanto a Rifondazione credo che a noi debba interessare la sfida che ci pone il governo con questa forza. Esperienza che sta maturando in tante realtà e che non provoca sollevazioni né rivoluzioni. Come esponente della Margherita mi preoccupa di più trovare il modo di dare fiducia alla gente sulle cose concrete». Anche Flavio Antelmi ragiona in questa chiave «Non è vero che nella Margherita non ci sia stato dibattito politico - sottolinea- tutti hanno sempre detto il loro pensiero. Direi però che Squeri si è spinto un po' in là invitando a votare per il candidato del centrodestra». Altra questione posta è il concetto di riformismo. «Dice di voler fare un partito riformista - dice Antelmi - non si è forse accorto che un partito riformista c'è già? Cos'altro era la proposta politica delle europee di uniti nell'Ulivo?» Censura il metodo utilizzato Mario Spezia. «Chi vuole dare le dimissioni da una partito - dice - prende carta e penna e le scrive». Aggiunge una considerazione «in un partito si discuterà sempre, tutti i giorni. La dialettica ne è il sale anche se nel nostro non è mai esistita. Forse perché il partito non esisteva». Apprezzamento per la scelta di Dario Squeri viene, attraverso le agenzie, dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.