La lettera dell'addio di Dario Squeri
In relazione al mio deferimento alla Commissione Federale Probiviri, ritengo utile presentare la seguente memoria scritta. I) Ritengo innanzitutto di non poter essere giudicato, per ragioni di ordine politico, da un Partito come la Margherita, che ho sempre ritenuto luogo di massima garanzia per l'espressione e la libera circolazione delle idee politiche dei suoi membri. Un Partito, del quale sono stato tra i fondatori. Nella convinzione che imbastire dei processi alle idee politiche non faccia certo parte della tradizione dei Cattolici democratici né del pensiero liberal democratico, a cui un Partito come la Margherita non dovrebbe mai dimenticare di ispirarsi. Mentre oggi, il processo sommario con sentenza già dichiarata costruito per me sulle piazze dagli amici Castagnetti e Franceschini, senza neanche concedermi diritto di ascolto, dà ormai l'dea di quanto questo Partito sia ormai lontano dai propri valori, dalle proprie tradizioni, dalla propria anima. Al punto che da questo soggetto politico, non riconoscendomi più in esso, scelgo per mia decisione e non di altri, di allontanarmi, per non farne più parte. II) Non intendo pertanto sottostare a nessun processo del tutto illegittimo, in quanto non sono io a dover essere allontanato dalla Margherita, ma è la Margherita ad essersi allontanata da quelle posizioni moderate e riformiste, che erano alla base della sua identità. Per diventare ormai un piccolo e debole Partito senza contorni definiti, assolutamente condizionato e soffocato all'interno dell'Ulivo dalle posizioni di Rifondazione Comunista e della Sinistra massimalista. III) Ritengo infatti - e l'ho espresso in campagna elettorale locale - che il ruolo della Margherita non possa essere quello di inseguire e rimanere prigioniera di Rifondazione Comunista, ma di essere piuttosto un nuovo e forte polo di aggregazione di un'intera area moderata che attualmente, con la disgregazione del Centrodestra, si ritrova senza un riferimento politico. Al contrario oggi la Margherita, che punta tutto sull'essere l'alternativa politica di sinistra a Berlusconi è evidentemente incapace - e il calo dei consensi lo sta dimostrando - di elaborare una forte azione politica di riferimento per l'area riformista e moderata. Proprio perché, di fronte al crollo del Centro Destra, la Margherita con i propri esponenti nazionali non fa altro che essere ormai prigioniera di Rifondazione Comunista, senza saper esprimere una chiara azione politica che vada nel recupero, appunto, di un rapporto nuovo con i soggetti più moderati del Centro Destra. Di conseguenza, mentre l'Udc riesce ad occupare sempre più un suo spazio autonomo per una politica di Centro, la Margherita è oramai ingessata in un Ulivo, non più espressione come nel passato del riformismo e della moderazione e propulsore di idee, ma ormai dominato e forzato dalle posizioni più massimaliste. E aggiungo che pensare ad una Federazione con i Ds, senza che questi abbiano una volta per tutte chiarito definitivamente al proprio interno la posizione politica del riformismo di sinistra, è per la Margherita un puro suicidio politico. IV) Mi sono mosso a livello locale e a livello nazionale sulla base di questa mia convinzione. A livello locale ho sempre contestato una candidatura alla Presidenza della Provincia che fosse espressione esclusiva della Sinistra; ed un programma politico in netta discontinuità sia con il mio impegno di nove anni alla Presidenza della Provincia che con le posizioni tradizionali del Centro Sinistra che io ho sempre incarnato. V) Voglio qui riaffermare, per quanto riguarda i miei incontri con Follini, Tabacci, Formigoni e Bondi, che in quelle occasioni abbiamo sempre ribadito con chiarezza le differenti posizioni politiche, pur nella condivisione di alcuni valori di fondo sui quali poter costruire un nuovo dialogo al di la dei personalismi. E mi chiedo se avrei avuto lo stesso giudizio politico negativo, o piuttosto un applauso, se invece di una conferenza stampa con Formigoni e Bondi, avessi incontrato pubblicamente Bertinotti. E vi chiedo come mai, mentre ho ricevuto telefonate e richieste di chiarimenti da tanti esponenti del Centro della Destra e della Sinistra, nessuno degli amici della Margherita ha avuto la sensibilità di chiamarmi come invece succedeva, non casualmente ma puntualmente, in occasione dei Congressi Nazionali. VI) Dentro il solco di queste mie convinzioni, che hanno trovato puntuale conferma nella composizione dell'attuale Giunta Provinciale di Piacenza, dove la componente della Margherita è ridotta ai minimi termini di rappresentanza e già soffre di un ruolo marginale in un ambito di pura Sinistra, mi sento oggi libero da ogni legame di Partito. Per cui rigetto a priori ogni giudizio e verdetto, oggi di sapore più che altro di regime dittatoriale, da parte di una Margherita, dalla quale io oggi mi sento già completamente fuori. VII) Non aderirò per ora a nessun altro Partito e comincerò dal livello locale a sviluppare momenti di incontro e di aggregazione di quell'area riformista e moderata, nella quale io credo e per la quale io mi sono sempre battuto. Perché le idee tornino a fluire libere con tutto il loro carico di civiltà, di cultura e di umanità. Perché, come diceva Don Primo Mazzolari: «I politici che non credono nella forza dello Spirito e nel senso dell'Amicizia sono politici dalla vista corta».
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