Il presidente della Provincia difende la scelta di stralciare dal piano la discarica in Valnure
«E' ora di tirare le somme dopo tante polemiche e prendere atto che Piacenza, di discariche, proprio non ne vuole sentire parlare e tanto meno farle. Non le vogliono i cittadini, gli amministratori e i media che sulla questione hanno giocato un loro ruolo. Quale alternativa resta? Ricorrere a impianti esterni e sobbarcarsi qualche costo in più. Una cosa è certa: non si può non volere le discariche e poi lamentare la perdita dell'autosufficienza... Se non altro per coerenza». Il presidente della Provincia Dario Squeri, che ha incassato il sì dei sindaci dopo le modifiche introdotte al piano dei rifiuti con la cancellazione della discarica di Ca' del Montano, puntualizza, replica e mette i puntini sulle “i” difendendo la scelta di portare avanti, comunque, il piano dei rifiuti che sarà discusso lunedì 14 aprile dal consiglio provinciale. «Un'opportunità che non si poteva non cogliere - spiega - pena il rischio di dover rimettere tutto in discussione e di non dare alcuna certezza su un argomento così delicato». Giorni di polemiche accese e di conti in tasca allo smaltimento piacentino con l'abbandono della discarica di supporto che, secondo il presidente Squeri, ha ordini di grandezza «minimi». «Alla fine - dice - uscirà dai nostri confini solo il 2,5 per cento dei rifiuti su un totale di 150mila tonnellate prodotte. Quando si parla di costi è bene non perdere di vista i numeri, le cifre di riferimento. Una cosa è certa e si è potuta verificare senza possibilità di fraintendimenti, la discarica non la vuole nessuno. E la Provincia ha indicato la strada alternativa, non ce ne potevano essere altre. Quindi il piano strutturato sull'inceneritore, l'impianto di compostaggio e la raccolta differenziata, sarà discusso dal consiglio provinciale il prossimo lunedì. Rispetto alle novità che il piano presenta, il minimo aumento dei costi che, ripeto, si riferisce a 4mila tonnellate in via di esportazione, è cosa marginale». Di questi giorni la dichiarazione del presidente di Tesa Ramonda che si dice convinto della necessità di avere una discarica per mettere a riparo la gestione dello smaltimento dalle fluttuazioni di un mercato esterno. «A chi solleva questo problema, rispondo che noi la discarica l'avevamo prevista nel piano. Abbiamo avuto una sollevazione da parte di vasti settori della società piacentina. Ebbene chi si dice convinto della necessità di una discarica, dovrebbe anche indicare dove e, soprattutto con quali strumenti coercitivi intende portarla a realizzazione. Ci dicano dove e la sostengano di fronte ai sindaci e ai cittadini. Con le tensioni che si erano create intorno a Ca' del Montano ho ritenuto che l'unica possibilità che restava fosse stralciare dal piano il sistema delle discariche. Comunque, tutto è bene quel che finisce bene e con il piano che andremo ad approvare riusciremo a raggiungere la quasi autosufficienza». Ma avanza la preoccupazione sulla possibilità di una terza linea dell'inceneritore... «Terza linea? L'autorizzazione per l'inceneritore è scritta nero su bianco e riguarda le due attuali linee. Questo è il dato di fatto che riguarda l'impianto di termovalorizzazione». La giunta provinciale, a seguito dello stralcio della discarica di Ca' del Montano, nei prossimi giorni prescriverà i modi e i tempi per il ripristino dell'area in cui si trova l'impianto. «Si tratta di indicare le procedure - dice Squeri - per far ritornare ad essere un campo verde quell'area». E il capitolo sarà chiuso.
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