(mir) Continua la mobilitazione per chiedere al Comune di intitolare una piazza o una via cittadina a Guido Ratti, insegnante e titolare dell'istituto tecnico Pascoli, nonchè protagonista di numerose trasmissioni per Telelibertà negli anni Ottanta.
Alle voci dei figli Elisabetta, Graziana e Daniele e del consigliere comunale di Forza Italia Filiberto Putzu, si sono aggiunte ieri quelle di tre esponenti del mondo scolastico e culturale locale.
Si tratta di Fausto Frontini, Pierangelo Torlaschi e Francesco Mastrantonio, protagonisti in tempi diversi di felici esperienze professionali e non a fianco del professore-achorman. Cesare Maggi, titolare dell'omonimo gruppo immobiliare, è invece stato suo allievo e ne ricorda «l'umanità e la severità, ma sempre nel segno di una correttezza e di una dedizione all'insegnamento davvero uniche».
«Lo conoscevo fin da ragazzo - spiega l'ex assessore Frontini - perchè era amico di mio padre, con cui aveva dato vita assieme ad altri alla Famiglia piasinteina. Io ho avuto il piacere di insegnare al liceo linguistico che dirigeva riscontrando quotidianamente la straordinaria capacità innovativa unità all'effetto per gli studenti. Qualche tempo dopo - aggiunge - abbiamo anche collaborato per la realizzazione di alcune sue trasmissioni televisive, in cui poteva mettere in luce la preparazione culturale e la simpatia che lo contraddistinguevano».
Anche l'attuale preside dell'istituto Romagnosi è stato docente per Guido Ratti: «Ho insegnato nella sua scuole per oltre dieci anni - afferma Torlaschi - è ho visto da vicini il bene che gli volevano tutti i suoi ragazzi, molti dei quali sono poi arrivati a ricoprire incarichi importanti. Aveva una grande fiducia nei giovani: io sono un dei tanti a cui ha insegnato moltissimo e che gli sono sinceramente riconoscenti».
Mastrantonio sottolinea infine «la lungimiranza dimostrata da Guido Ratti nel creare una scuola privata di alta qualità, complementare e non concorrente a quella pubblica. I progetti personalizzati che si potevano seguire al Pascoli servivano innanzitutto al recupero psicologico e umano degli studenti che spesso avevano difficoltà di inserimento, per motivi vari, negli altri istituti. E tutto era possibile grazie alla straordinaria sensibilità che lo caratterizzava, sempre comunque legata al rispetto dei ruoli e dei doveri».
I familiari hanno ringraziato questi contributi, augurandosi che la loro iniziativa possa avere successo: «Amava la sua città e ha fatto tanto, quasi sempre in silenzio, per migliorarla. Basti pensare alle donazioni effettuate all'ospedale e alla generosità dimostrata nei confronti di tutti coloro andavano da lui certi che potesse aiutarli a risolvere i loro problemi».
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