Contro ogni previsione, alla faccia della proverbiale "freddezza" dei piacentini, il Giro d'Italia scalda Piacenza.
Lo fa in una giornata già estiva, nella quale molti davvero non se la sono sentita di stare in casa.
Il Giro è sempre il Giro, si dirà: più di una frase fatta, sembra la descrizione di un sentimento che ieri pomeriggio è emerso improvviso e che allo stesso tempo rassicura e rincuora, in tempi di sempre maggiore disaffezione nei confronti del ciclismo.
Spuntano le bandiere, i tricolori sventolano dalle case, i negozi si vestono "a tema", la gente sfodera improvvisate maglie e cappellini rosa; c'è chi sfida il caldo pur di presentarsi in camicia e giacca con la cravatta dello stesso colore della gara oppure chi fa indossare al proprio cagnolino una piccola maglia rosa.
La Piacenza del Giro si spalma lungo il percorso, si prepara già ore prima del passaggio: qualcuno si munisce di sgabello e cerca un posto all'ombra. Non solo famiglie, bambini e appassionati: a salutare l'arrivo dei corridori ieri c'erano persone di tutte le età, diversi ciclisti in sella alle loro bici e tifosi più anziani a ricordare i "fasti" delle due ruote nel dopoguerra.
La carovana rosa è arrivata da Castelsangiovanni, lungo la via Emilia.
I corridori hanno attraversato Sant'Antonio, proseguendo fino alla rotatoria di piazzale Torino; qui, hanno imboccato velocemente viale Malta, dove, come nella migliore tradizione delle gare ciclistiche, non mancavano le scritte di "incoraggiamento" sul manto stradale, ad opera di ignoti: si va da un generico "Vai Piacenza" a un più sentito "Pantani Vive" in omaggio allo scomparso Pirata, fino a un più goliardico "Viva la fuga".
Insomma, c'è voglia di partecipare, di essere presenti, di lasciare il segno e - perché no - di presentarsi al meglio per la ricorrenza dei 150 anni dell'Unità nazionale: non è solo la scritta cubitale della Piacenza "Primogenita" sullo Stradone Franese, ma il modo con cui la cittadinanza si è lasciata trasportare dall'evento.
Il ciclista primo ad arrivare - in fuga solitaria, con circa 12 minuti di vantaggio - è il tedesco Lang, salutato con fragorosi applausi.
Il gruppo è ancora lontano.
Quando i ciclisti, dopo la discesa di via Venturini, piombano sullo Stradone, lo spettacolo è allo stesso tempo inconsueto e memorabile: la via - completamente riasfaltata, vuota, senza segnaletica e sopratutto senza automobili ai lati - sembra grande il doppio; con un solo colpo d'occhio si riesce a vedere dalla parte opposta della città.
I corridori passano svelti e compatti: ad attenderli, da entrambi i lati della strada, solo i colonnotti di granito e la gente accalcata sui marciapiedi: una specie di ritorno all'epoca dell'Unità d'Italia, con le strade libere e non soffocate dal traffico delle automobili.
Il boato al passaggio del gruppo, però, esplode a piazzale Libertà, laddove la maggior parte dei piacentini si sono ritrovati per accogliere la corsa rosa: applausi e grida hanno accompagnato il passaggio degli atleti fino alla svolta in via Patrioti e all'arrivo in via Colombo.
Da qui, il gruppo ha proseguito lungo la via Emilia in direzione Fiorenzuola, per concludere la lunga tappa a Parma.
Il Giro è passato, la corsa prosegue, le strade vengono riaperte.
Tutti a casa? Macché. La folla rimane a gustarsi il momento di festa.
Brava Piacenza, un ottimo segnale e non solo per il ciclismo.
Cristian Brusamonti
LIBERTA' 09/05/2011
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